Dissonanza cognitiva: come mentire a sé stessi

La dissonanza cognitiva serve per eliminare l'incongruenza tra scelte o idee in contraddizione tra loro. Vi è mai capitato di pensare una cosa e farne un'altra? Vi siete mai chiesti perché?

9 OTT 2019 · Tempo di lettura: min.
Dissonanza cognitiva: come mentire a sé stessi

Cos’è la dissonanza cognitiva?

Per dissonanza cognitiva si intende una dissociazione mentale tra la realtà e il proprio comportamento, cercando di giustificare con pensieri logici ma privi di fondamento, le nostre abitudini o i nostri comportamenti contradditori, portando a mentire a sé stessi.

Per spiegarlo più chiaramente, possiamo prendere come esempio la favola di Esopo, la volpe e l’uva. In questa favola la volpe cerca in tutti i modi di raggiungere l’uva, ma essendo quest'ultima troppo in alto non riesce ad arrivarci.

Pertanto per colmare questa dissonanza tra il desiderio dell’uva e il fatto che non riesca a raggiungerla, attraverso il meccanismo di difesa della razionalizzazione, trova una giustificazione: “L’uva non è buona, è acerba”.

Questo comportamento di mentire a sé stessi, permette alla volpa di non sentire il dolore del “suo fallimento” e a desistere dal suo scopo, manipolando però la realtà e inventandosi una spiegazione che non ha fondamento.

teoria dissonanza cognitiva

Teoria della dissonanza cognitiva

La teoria della dissonanza cognitiva parte appunto da una dissociazione tra la realtà e la risposta che noi diamo ad alcuni nostri comportamenti. In particolare si parla di consonanza cognitiva, quando un individuo realizza comportamenti tra loro coerenti trovandosi in una situazione emotiva soddisfacente.

Quando invece un soggetto attiva idee o comportamenti che sono tra loro contrapposti e divergenti, che ci fanno trovare davanti a un’incoerenza potremmo essere davanti a un caso di dissonanza cognitiva.

La dissonanza cognitiva viene attivata quando si crea un disagio psicologico (coinvolgendo per esempio la sfera dell’autostima): il soggetto attiverà diverse elaborazioni mentali che gli permetteranno di compensare la dissonanza.

Leon Festinger

La teoria delle dissonanza fu proposta in prima istanza da Leon Festinger nel 1957, nell’ambito della psicologia sociale. Il lavoro di Festinger fu fondamentale per passare dalla teoria comportamentista , che vedeva il funzionamento della mente come un meccanismo di stimolo-risposta, a un tipo di psicologia più contestuale che includeva anche situazioni di vita reale.

Festinger realizzò diversi studi, ma quello sulla dissonanza cognitiva fu uno dei più importanti.

Questa teoria voleva spiegare come reagiscono gli essere umani quando ci troviamo in contraddizione tra due o più pensieri: ovvero quando scegliamo un’opzione in modo opportunistico, anche se va contro i nostri valori, o quando facciamo qualcosa nonostante sappiamo ci faccia male, etc.

In questi casi si parla appunto di dissonanza cognitiva e Festinger ipotizzò tre maniere per ridurre l’incongruenza psicologica in questi casi:

  1. Il pensiero incongruente viene cambiato per renderlo più simile all’altro: per esempio in una situazione in cui devo risparmiare, ma allo stesso tempo amo o (devo) spendere soldi, adeguerò uno dei due pensieri all’altro, nonostante in teoria la realtà non me lo permetterebbe.
  2. Aumentare le giustificazioni, anche socialmente ammesse, a favore del comportamento incoerente: se si beve troppo, nonostante si sappia che faccia male, si potrà sempre dire “il vino fa buon sangue”.
  3. Ridurre la dissonanza cercando di avvicinare le risposte incongruenti: fare una vita sana e mangiare meno grassi potrebbe essere più salutare, ma se è troppo difficile, ci si potrà giustificare dicendo che è meglio una vita felice, che una piena di sacrifici e rinunce.

Uscire dissonanza cognitiva

Come uscire dalla dissonanza cognitiva

Sempre Festinger, a seguito della sua teoria, ipotizzò alcuni comportamenti per uscire dalla dissonanza cognitiva.

  1. Compiacenza indotta: Se il comportamento dovesse portare a conseguenze negative, verrà cambiato automaticamente
  2. Giustificazione dello sforzo: Maggiore è lo sforzo (emotivo) del cambiamento, e meno si metterà in dubbio o si cercherà di cambiare
  3. Motivazione e giustificazione: i soggetti minacciati o con motivazioni molto forti al cambiamento saranno più propensi a realizzarlo, rispetto ai soggetti con meno giustificazioni
  4. Dissonanza post-decisionale: favorire la decisione presa
  5. Rinforzare o disconfermare le decisioni prese a seconda delle situazioni.

Possiamo pertanto dire che il cambiamento di opinione e la riduzione della dissonanza, può essere un atteggiamento utile per risolvere alcuni conflitti tra l’emotività e i disagi psicologici che proviamo di fronte ad alcune scelte che riteniamo sbagliate.

Agire, giustificare e mentire a sé stessi

Come abbiamo visto finora, la dissonanza cognitiva è strettamente collegata all’autogiustificazione e ci permette di alleggerire l’ansia e la tensione che si crea intorno ad azioni e decisioni.

L’ansia, la tensione, la bassa autostima, sono tutte motivazioni che ci possono portare ad inventare nuove giustificazioni atte a supportare le nostre scelte, soprattutto quando ci accorgiamo che sono sbagliate.

La base di questo atteggiamento è che a livello mentale non sopportiamo le incongruenze, e quindi cerchiamo di riportare i nostri atteggiamenti dissonanti verso una congruenza che ci giustifichi.

Inoltre, la dissonanza è una questione personale e interna che implica la libertà di scelta: se dovessimo venire obbligati a fare qualcosa di incongruente non si verificherebbe, perché l’obbligo di per sé giustifica un azione (anche se bisogna stare attenti, perché anche sotto “l’essere stati obbligati” potrebbe nascondersi un’autogiustificazione).

Quando la dissonanza cognitiva può aiutarci

Non sempre la dissonanza cognitiva è sbagliata, ci sono dei casi in cui può alleggerire la decisione presa, e farci passare oltre. L’importante è mantenere sempre un certo grado di coscienza inerente a questo atteggiamento.

Per esempio si può utilizzare questo atteggiamento, quando c’è un dolore grande da affrontare e in un primo momento potremmo ricorrere a questo meccanismo, come nel caso di un amore finito, o un lavoro o un esame fallito, per riuscire ad affrontarlo.

In questi casi l’importante è non lasciarsi prendere dall’autoinganno per molto tempo e cercare di rimanere coscienti di questo atteggiamento.
E una volta che il dolore è meno forte e sappiamo affrontarlo perché fa meno male, è importante riprendere il fatto che ha dato vita alla dissonanza ed elaborarlo correttamente.

Ci sono molti casi però in cui la dissonanza cognitiva può creare dei problemi, soprattutto nei casi di bassa autostima dove le persone tendono a mentire a sé stesse per nascondere le proprie debolezze, creando degli strati di bugie e incoerenza che non permettono di mostrare davvero quello che provano. Si rapporteranno con il mondo in base a tali maschere e gli altri si comporteranno di conseguenza, lasciando queste persone a sentirsi incomprese e non amate, peggiorando ulteriormente la loro autostima.

Un circolo vizioso che deve essere interrotto, attraverso l’eliminazione delle incongruenze del proprio pensiero e ritornando alla realtà.

Dissonanza cognitiva in amore

Dissonanza cognitiva in amore

Esistono casi di dissonanza cognitiva in amore, per esempio nei casi di un amore non corrisposto o quando finisce una relazione, e per non accettarne le cause reali, può capitare di autogiustificarsi con frasi tipo “non era come pensavo”, “già lo sapevo che sarebbe finita così”, etc..

In questi casi può essere normale ricorrere a queste scuse, quando ancora si sta male: è importante, farlo con coscienza, e ricordarsi di elaborare questi fatti in un secondo momento, per riportarli alla realtà.

Ci sono in casi in cui la dissonanza cognitiva può fare male in amore, soprattutto quando ci si trova in una relazione con dei manipolatori, dei bugiardi, dei traditori o degli immaturi.

In questo caso la dissonanza cognitiva si lega alla negazione della realtà facendo si che la persona “vittima” di queste persone tossiche in una relazione disfunzionale, si culli nell’illusione che in realtà questo sia amore e il maltrattamento non esiste ma sia solo un effetto collaterale sopportabile. In questo caso la dissonanza cognitiva aiuta ad andare avanti nella relazione, giustificando l’atteggiamento dell’altro.

Normalmente le vittime di questi atteggiamenti soffrono di carenze d’affetto, bassa autostima o dipendenza emotiva e non riescono a staccarsi dalla persona manipolatrice. In questi casi, non bisogna avere timore a chiedere aiuto e di contattare un professionista o un esperto, che possa aiutare ad uscire da questa situazione dolorosa, aiutando a rendere cosciente l’autoinganno e ad affrontare la realtà.

Esempi e utilizzi

La dissonanza cognitiva può essere utilizzata come abbiamo visto in diversi contesti e può avere utilizzi più o meno patologici. Per studiare meglio il meccanismo di questo processo mentale e di come funzioni, possiamo prendere in considerazione un paio di esempi.

esempi dissonanza cognitiva

Esempio 1: La palestra

Sappiamo che l’esercizio fisico deve essere costante.

Ma questa settimana non siamo riusciti ad andare in palestra.

Come possiamo fare per non rimproverarci troppo?

Esistono tre opzioni:

cambiare l’abitudine, cambiare ciò che si è fatto in passato, o cambiare ciò che sappiamo e crediamo.

Ovviamente un comportamento passato non è possibile cambiarlo e passiamo alla seconda opzione.

Cambiare l’abitudine: in realtà anche questa opzione non è valutabile, perché in palestra ci siamo iscritti.

Cambiare la credenza: questa ipotesi è la più facile da intraprendere, perché si possono addurre nuove giustificazioni o ipotesi, per non sentirsi in colpa di non essere andato in palestra e per eliminare l’incoerenza con la credenza che andare in palestra fa bene, come per esempio “andrò la settimana prossima” o “per una volta non succede niente”.

Queste giustificazioni serviranno a far si che il fatto di non essere andato in palestra non sia vista come un atteggiamento malsano, rispetto al mio obiettivo di una vita sana, ma solo una distrazione che non arrecherà nessun danno.

Abbiamo visto come questi atteggiamenti, se non ci distolgono dai nostri obiettivi finali, possono essere utili perché tendono ad alleggerire dolori, sensi di colpa o autocritiche pesanti, che potrebbero provocarci molti danni, ma bisogna essere coscienti che stiamo usando dei palliativi che non sono davvero reali.

esempi dissonanza cognitiva

Esempio 2: Il fumo

Questo esempio di dissonanza cognitiva è il tipico caso di un fumatore che non smette di fumare, nonostante sia accertato, ed è scritto su ogni pacchetto di sigarette, che il fumo faccia male alla salute.

Perché il fumatore non cambia atteggiamento nonostante sappia che questa azione gli provoca dei danni?

Esistono diversi motivi per cui si rimanda lo smettere di fumare, primo fra tutti il fatto che delle campagne informative non servono a mettere in allerta una persona, perché i processi cognitivi degli essere umani sono molto complessi e possono raggirare facilmente tali informazioni.

Il fumatore potrebbe attivare tecniche per diminuire l’incoerenza tra il suo atteggiamento contro salute e il fatto che di continuare a farlo, per esempio diminuendo il numero di sigarette fumate (per limitare i danni), o enunciare i vantaggi che il fumo comporta per lui (essere meno stressato o più felice), o pensare che non necessariamente il fumo faccia male (esistono fumatori longevi).

Alcuni studi hanno sottolineato che in questi casi si riesca a modificare il comportamento anche in forma improvvisa (ossia riuscire a smettere di fumare) nel caso di problemi di salute acuti.

Ossia il cambiamento del comportamento dissonante può avvenire nel momento in cui ci si sente in grado di farlo e se esistono dei vantaggi immediati sia dal punto del benessere fisico, che emotivo.

Conclusioni sulla dissonanza cognitiva

Abbiamo visto come la dissonanza cognitiva può essere utile in certi contesti, ma può diventare disfunzionale o pericolosa quando è associata a determinate situazioni che ci possono far star male, sia dal punto di vista psicologico che fisico.

La dissonanza cognitiva è un processo mentale che cerca di eliminare l’incongruenza tra due idee o azioni in contraddizione tra loro, portando a costruire delle autogiustificazioni.

Nei casi più gravi la terapia può aiutare a risolvere questi conflitti di negazione della realtà e di situazioni in cui si è obbligati a mentire a sé stessi.

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Scritto da

Dott. Matteo Agostini

Sono il Dott. Matteo Agostini, laureato in Scienze Psicologiche Applicate e con Laurea Magistrale in Psicologia Clinica. Ho acquisito competenze nell’ambito della psicologia clinica, della neuropsicologia clinica, e della psico-sessuologia. Sono Tutor per bambini e ragazzi con ADHD/DSA presso il CCNP San Paolo di Roma e consulente sessuale e nutrizionale.

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Bibliografia

  • https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18818273
  • https://it.wikipedia.org/wiki/Leon_Festinger
  • https://it.wikipedia.org/wiki/Dissonanza_cognitiva
  • https://www.healthline.com/health/cognitive-dissonance-examples#eating-meat

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