Dislessia: un aiuto con la stimolazione cerebrale

In quest'articolo la Dott.ssa Elisa Oliva parlerà di uno studio italiano sulla dislessia.

14 NOV 2016 · Tempo di lettura: min.
Dislessia: un aiuto con la stimolazione cerebrale

Si tratta di uno studio italiano, coordinato dal prof. Vicari, che ha previsto la collaborazione tra l'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e la Fondazione Santa Lucia, IRCCS specializzato nella riabilitazione neuromotoria. Lo studio prevedeva sei settimane di stimolazione cerebrale, garantendo il miglioramento delle capacità di lettura in bimbi dislessici del 60%.

In Italia, la popolazione colpita da dislessia è pari al 3%. Si tratta di un disturbo specifico della lettura che si manifesta con una difficoltà nella decodifica del testo. La dislessia comporta difficoltà di grado lieve, medio o severo nella lettura e nella comprensione dei testi e dei numeri, nella memorizzazione delle definizioni, nella memorizzazione dei termini specifici. La dislessia può compromettere non solo gli apprendimenti, ma anche la sfera emotivo-relazionale e può compromettere il livello di autostima del bambino.

Fondamentale risulta essere una diagnosi tepestiva presso i centri accreditati dall'ASL e l'attuazione tempestiva di un piano di potenziamento cognitivo. I dati appena pubblicati su Restorative, Neurology and Neuroscience sono molto preliminari, ma se ulteriori ricerche confermassero i risultati potremmo essere di fronte a una nuova frontiera per il trattamento dei DSA, i disturbi specifici dell'apprendimento.

La tecnica si chiama Stimolazione Transcranica a Corrente Diretta (tDCS): è sicura e non invasiva, e viene già impiegata per trattare disturbi come la depressione e l'epilessia focale. I circuiti cerebrali alterati, o poco attivi nelle persone dislessiche, vengono stimolati grazie al passaggio di corrente a basso voltaggio (intensità di 1 milliampere), che modifica l'attività neurale e permette di aumentare la velocità e l'accuratezza della lettura.

L'Associazione Italiana Dislessia (AID) ha commentato:

«I risultati ottenuti dalle sperimentazioni del gruppo del prof. Vicari confermano quanto evidenziato anche dalle nostre ricerche" - ha detto il fondatore Giacomo Stella, in un comunicato - "alcuni dislessici presentano in alcune aree della corteccia una bassa connettività neuronale, anche a riposo, come se fosse un motore mal carburato che gira male al minimo e che non risponde quindi con la dovuta prontezza alle sollecitazioni quando c'è bisogno di accelerare. La tDCS interviene proprio su questo meccanismo inefficiente e può essere molto utile al recupero. Naturalmente è importante ricordare che, come ogni terapia, non va applicata a tutti e che vanno ancora studiati bene gli effetti a distanza».

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Scritto da

Dott.ssa Elisa Oliva

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