Le difficoltà di concentrazione e i disturbi specifici dell’apprendimento

Le difficoltà di concentrazione e i disturbi specifici dell’apprendimento sono oggigiorno un problema riscontrato da tante persone nelle più svariate situazioni.

17 MAG 2013 · Tempo di lettura: min.
Foto da Pixabay

Le difficoltà di concentrazione e i disturbi specifici dell'apprendimento (dislessia, discalculia, disortografia, disgrafia) sono oggigiorno un problema riscontrato da tante persone nelle più svariate situazioni.

Il mondo d'oggi offre una stimolazione sensoriale multicanale e sempre più intensa, basti pensare al televisore che, con l'arrivo del digitale terrestre e dei canali satellitari, offre una possibilità di switch tra centinaia di canali, per non parlare poi degli smartphone che permettono di avere un minicomputer sempre a portata di mano e a Facebook che, presente negli smartphone, permette di rimanere in contatto con centinaia di persone in ogni momento.

Tuttavia non solo gli adulti e i ragazzi risentono di questo nuovo modo di vivere, ma anche i bambini che possono accedere ad una quantità innumerevole di diversi giochi che forniscono sempre maggiori rinforzi personalizzabili secondo i propri gusti, provocando un sovraccarico di informazioni senza fornire strategie adeguate per gestirli.

Linee guida per identificare il disturbo

Chi ha ulteriori difficoltà di base nel gestire questo tipo di informazione, si trova considerevolmente svantaggiato. Adesso però la scienza ha permesso di chiarire in modo specifico da dove derivano le difficoltà di attenzione e ha fornito linee guida più specifiche per identificare di quali difficoltà soffre ciascuna persona in modo da poter orientare un eventuale intervento di aiuto e sostegno che porti alla riabilitazione oppure al potenziamento delle abilità di base.

Questo vale anche per le difficoltà di apprendimento per cui test specifici aiutano ad individuare persone con difficoltà specifiche, come per esempio la difficoltà nella letto-scrittura (dislessia, disortografia, disgrafia) e nel calcolo (discalculia), in cui rimangono inalterate le altre capacità cognitive.

Così, una difficoltà di attenzione compromette le capacità di una persona a mantenere la concentrazione nel tempo con tutte le difficoltà a livello comportamentali che ne conseguono, anche se è presente un livello intellettivo nella norma e spesso anche superiore.

Per questo motivo bambini e ragazzi con difficoltà specifiche in un particolare dominio cognitivo, un tempo venivano e spesso vengono considerati ancora oggi erroneamente, sbadati, svogliati e pigri.

È proprio questa differenza tra le capacità potenziali e i risultati che spesso non fa cogliere l'origine specifica della difficoltà, attribuendo gli scarsi risultati o la percezione di una prestazione inferiore a quella raggiungibile dal soggetto, ad una mancanza d'interesse che effettivamente alle volte può essere presente in queste condizioni.

Ripercussioni psicologiche

I ripetuti insuccessi, se non trovano una spiegazione specifica, portano la persona stessa ad abbondare le situazioni in cui trova difficoltà, con grandi ripercussioni a livello di autostima.

Questo provoca nel ragazzo o nel bambino, a livello emotivo, un senso di demotivazione e di impotenza che anche in futuro lo porterà ad evitare situazioni di questo tipo. È quindi fondamentale, per riuscire a sostenere le persone che hanno queste difficoltà, intervenire preventivamente nell'età dello sviluppo, formando genitori, insegnanti, pediatri e tutte le persone che vivono attorno al bambino su queste tematiche. È importante riuscire a fornire dei modelli che permettano alle persone di capire i bisogni specifici di ciascun bambino in modo da poterli seguire sia dal punto di vista educativo che emotivo.

Inoltre bisogna individuare dei percorsi specifici per ciascun bambino di riabilitazione o potenziamento delle abilità carenti che avrà effetto nel lungo periodo, e di compensazione di queste abilità deficitarie per permettere al bambino di rimanere al passo con i compagni ed evitare che sviluppi un senso di impotenza rispetto alle proprie difficoltà.

Foto: Michele de Matthaeis

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Scritto da

Dott. Michele de Matthaeis

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Commenti 2
  • Franco Papaluca

    Salve, mi chiamo Franco e ho 41 anni quasi compiuti, non sono proprio un bambino però sono giunto alla decisione di fare questa ricerca riguardo ai problemi cognitivi perché io reputo di averne sempre avuti, e lo dimostra il faatto che alcune cose mi appassionino parecchio e per questo io mi procuri testi da leggere su quegli argomenti, ma purtroppo al momento di leggerli la mia concentrazione viene meno e mi passa la voglia, e sale lo sconforto. Io da piccolo non posso dire di esser stato un "secchione" ma sono sempre stato classificato come uno che non ha voglia di studiare, pur mantenedo foortemente interessi per alcune materie...ma, si sa, ai miei tempi si faceva troppo presto a giusicare i comportamenti e spesso si veniva classificati. A questo punto vorrei chiederle se una soluzione si può trovare anche adesso che sono adulto, visto che reputo di avere un buon cervello, una buona intelligenza ma senza riuscire ad ottimizzare e avere qualche soddisfazione in piu dalla vita. Spero di non averla tediata e confido in un suo riscontro. Cordiali saluti, Franco.

  • Adele

    Salve ,sono mamma di un bambino di 7 anni , le sue difficoltà in prima elementare hanno denotato un bordline cognitivo vorrei consigli a riquardo per potenziare le sue carenze ed avere dei consigli utili per compensare al meglio ,dall'anno px avrà un sostegno tre volte la settimana ma come mamma sono molto preoccupata grazie se può essermi di aiuto

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