Come aiutare nello studio un bambino con disturbi dell’apprendimento (dislessia, deficit di attenzione, ecc.) PRIMA PARTE

Aiutare un bambino con difficoltà di apprendimento nella lettura e scrittura sembra ovvio, ma richiede conoscenze precise, semplici ma importantissimi. I più comuni errori.

15 NOV 2018 · Tempo di lettura: min.
Come aiutare nello studio un bambino con disturbi dell’apprendimento (dislessia, deficit di attenzione, ecc.) PRIMA PARTE

Negli ultimi anni c'è stata una notevole produzione di articoli e di manuali per aiutare i genitori e gli insegnanti di bambini con dislessia ed altri disturbi dell'apprendimento.

Eppure, nel mio lavoro, vedo spesso genitori impreparati a questo compito.

Per comprendere meglio i termini del problema, occorre considerare ciò che viene a crearsi.

Abbiamo un genitore (molto spesso la madre) che è costretta a dedicare molto tempo al pomeriggio per aiutare il bambino nei compiti, e un bambino che è molto lento, perché ha difficoltà nell'apprendimento.

Entrambi vorrebbero, in realtà, la stessa cosa: avere progressi senza troppa fatica.

Nella mia esperienza i genitori quasi sempre hanno una pazienza biblica! Solo che a volte non hanno ricevuto le giuste indicazioni sulle tecniche migliori da applicare.

Insegnare ad un bambino delle nozioni elementari sembra ovvio, ma non è così.

Per il genitore le nozioni da imparare sono ovvie. Quindi si stupisce e si indigna se il bambino non impara o non ricorda. "Ma come, ancora non hai capito?" "Ma te l'ho appena spiegato!" "Non stai attento, non ti impegni!" "Se tu volessi, faresti molto meglio!" "Sei intelligente, ma non ti applichi". Sono alcune delle frasi più comuni.

Il bambino, invece, è molto frustrato e scontento di non essere in grado di far meglio. In superficie può avere un atteggiamento molto ribelle. Può rifiutare di mettersi a studiare, o addirittura boicottare i tentativi di aiutarlo. Può avere crisi di nervi, od esprimere una notevole ansia. Può anche dire di avere mal di testa o di pancia. Ma questa è sola apparenza. In realtà quasi sempre è molto scontento di sé stesso. In termini tecnici è presente una forte demotivazione, spesso non disgiunta da sintomi importanti di ansia e depressione, od ancora psicosomatici.

Vediamo allora i comportamenti corretti da porre in essere.

E' forte la tendenza da parte dei genitori e della scuola di aumentare il carico di studio. Questo è l'errore più grave, e vediamo subito perché.

Non si tratta di aumentare la quantità dello studio, ma la qualità.

E' opinione di molti psicologi esperti di disturbi d'apprendimento, e mi trova totalmente d'accordo, che i carichi di studio che la scuola impone siano spesso eccessivi. Ciò diventa drammatico per i bambini affetti da DSA.

Una caratteristica tipica del loro disturbo è di avere una memoria di lavoro ridotta, e tempi d'attenzione limitati. Ma di questo parleremo meglio in un prossimo articolo.

Ma, penserete, dobbiamo in qualche modo migliorare la lettura e l'ortografia, occorrono più ore di esercizio! Certo, ma gli esercizi devono essere mirati. Se il bambino dopo tre o quattro anni è molto indietro perché ha un disturbo di apprendimento, occorre cambiare metodo.

Non è utile, quindi, ripetere all'infinito lo stesso concetto. Occorre presentarlo al bambino in modo diverso.

Un programma corretto di potenziamento della lettura e della scrittura deve impegnare il bambino quotidianamente o a giorni alterni. Due ore di lezione una volta o due la settimana non servono a nulla.

Il tempo non dev'essere più di trenta o quaranta minuti oltre il normale carico di studio. Che è già quasi sempre troppo, a mio avviso!

Dunque la prima regola è non eccedere. Meglio poco, ma spesso!

La Scuola italiana ha i suoi problemi, com'è noto. Tuttavia non possiamo pretendere che l'insegnante possa seguire più di tanto ogni allievo con difficoltà di apprendimento. A questo fine esistono figure specializzate: gli psicologi esperti dei disturbi di apprendimento. Tocca a loro consigliare i genitori, fornendo gli strumenti ed i metodi per ognuno dei disturbi di apprendimento, e, quando richiesto dalla famiglia, seguire personalmente il bambino.

Esistono sul mercato una quantità enorme di libri di esercizi, software ed ausili per i disturbi della letto-scrittura. Per questo è triste quando la scuola ripropone sempre le solite schede.

Il genitore può utilizzare questi materiali e libri? Certamente! Occorre, però, che sia consigliato da un terapeuta sugli strumenti più idonei e sul loro corretto utilizzo.

Nell'enorme varietà di strumenti disponibili, solo una parte è stata testata ed approvata dalla comunità degli specialisti in Italia.

Riassumendo:

Non improvvisate una terapia di potenziamento per vostro figlio.

Fatevi consigliare gli strumenti più idonei, ed otterrete di più in minor tempo!

Fin qui vi sembra troppo ovvio? Ma io devo scrivere per aiutare tutti, anche chi si accosta per la prima volta al problema, perché, ad esempio, ha appena ricevuto una diagnosi di dislessia.

Rimane da parlare della cosa forse più importante: l'atteggiamento da tenere col bambino. Ma di questo parleremo in un prossimo articolo. Grazie dell'attenzione.

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Scritto da

Dott. Leopoldo Tacchini

Psicologo clinico, ad orientamento cognitivo - comportamentale. È perfezionato in neuropsicologia, naturopatia, metodo Tomatis, tecniche psico-corporee. Tratta ansia, insonnia, disturbi psicosomatici, depressione, benessere psicofisico. Bambini: disturbi DSA e del comportamento, ritardo cognitivo, ADHD, disturbi del linguaggio e comunicazione, bambini in adozione ed affido.

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