Che cosa sono le emozioni?

Che cosa sono le emozioni, quali sono le loro caratteristiche e le teorie di riferimento dei vari autori che le hanno studiate.

8 AGO 2023 · Ultima modifica: 30 AGO 2023 · Tempo di lettura: min.
Che cosa sono le emozioni?

Le emozioni hanno un ruolo fondamentale nella vita di ogni essere umano e sembrano essere proprio loro a guidarci nei momenti più critici dell'esistenza. Esse, infatti, ci indicano la strada nell'affrontare compiti e situazioni troppo difficili da affidare completamente alla ragione: ad esempio nei momenti di grande pericolo, nelle perdite dolorose o nel perseguire obiettivi malgrado le frustrazioni.

A cosa servono le emozioni?

Ogni emozione ci predispone all'azione e ci orienta verso una direzione: quando è il momento di decidere e di agire, i sentimenti contano almeno quanto il pensiero razionale e forse anche di più.Le emozioni hanno guidato l'uomo nel cammino della sua evoluzione: si pensi alla paura che ha permesso ai primitivi di mettersi in salvo. Si sono create delle reazioni automatiche che si sono impresse nel nostro sistema nervoso perché per secoli hanno rappresentato la differenza tra la vita e la morte.

Al tempo stesso l'avvento delle prime società civilizzate con l'ideazione di un sistema di leggi, ha voluto in qualche modo sottomettere e contenere la vita emozionale, che altrimenti sarebbe stata caratterizzata da eccessi. Nonostante i vincoli sociali, spesso le passioni sopraffanno la ragione e questo dipende, come abbiamo visto, dall'architettura neurale del nostro cervello, ma anche dal nostro passato ancestrale, impresso nel nostro DNA e tramandato di generazione in generazione. Goleman descrive le emozioni come degli impulsi ad agire, dei piani d'azione dei quali ci ha dotato l'evoluzione per gestire le emergenze della vita. La parola emozione, infatti, deriva dal verbo latino "moveo" che significa muovere, con l'aggiunta del prefisso -e (movimento da), per indicare che in ogni emozione è implicita una tendenza ad agire.

Oltre alla loro funzione adattiva fondamentale per la sopravvivenza, le emozioni sono risposte chimiche e neuronali, sono informazioni che attraverso il corpo ci dicono come sta la persona, sono delle modalità sensoriali dirette verso l'interno e, come ha scoperto Darwin, sono dei processi biologici e innati, presenti in tutte le razze.Ogni emozione ha sicuramente un ruolo unico: ciascuna prepara il corpo ad una risposta molto diversa attraverso modificazioni fisiologiche.

Quando siamo in collera, il sangue affluisce alle mani per sferrare un pugno, la frequenza cardiaca aumenta e una scarica di ormoni genera un impulso di energia per permettere un'azione vigorosa. Quando abbiamo paura, il sangue fluisce verso i muscoli delle gambe, rendendo più facile la fuga e facendo impallidire il volto, meno irrorato. Il flusso di ormoni mette il corpo in allerta così da prepararlo all'azione in caso di bisogno.Nella felicità vi è maggiore attività di un centro cerebrale che inibisce i sentimenti negativi e aumenta l'energia nel corpo.

Non vi sono particolari cambiamenti fisiologici, in quanto il corpo è in una condizione di riposo, ma disponibile ed entusiasta ad agire e a battersi per il raggiungimento di obiettivi. Nell'amore, nella tenerezza e nella soddisfazione sessuale vi è il risveglio del sistema parasimpatico, reazione opposta a quella della paura e della collera, che porta ad uno stato generale di calma e e soddisfazione. Nella sorpresa, l'inarcamento delle sopracciglia permette di avere una visuale più ampia e di far arrivare più luce alla retina.

Ciò consente di raccogliere maggiori informazioni sull'evento inatteso e l'attuazione di un migliore piano d'azione. Nel disgusto, l'espressione del viso è uguale in tutto il mondo: il labbro superiore si solleva lateralmente e il naso si arriccia, indicando il tentativo di chiudere le narici colpite da un odore nocivo o di sputare un cibo velenoso.

Nella tristezza, vi è una perdita significativa dell'energia e dell'entusiasmo verso le attività della vita. La chiusura in se stessi che accompagna la tristezza permette di elaborare il lutto per una perdita , di comprendere le conseguenze di tali eventi e, quando le energie tornano, di essere pronti per nuovi progetti.

Bisogna tener presente che questi cambiamenti biologici nel corpo vengono plasmati dall'esperienza personale e dalla cultura. Per esempio, la perdita di una persona cara suscita universalmente tristezza e dolore, ma il modo in cui viene esternato il lutto è influenzato dalla cultura (le emozioni possono essere esibite in pubblico o solamente in privato), come vedremo più avanti.

Le caratteristiche delle emozioni e le teorie di riferimento

Le emozioni hanno un tempo, cioè una durata e un periodo della vita in cui si sviluppano; un ritmo, ovvero devono poter fluire dentro di noi e se questo non è possibile significa che sono presenti dei blocchi emozionali; e un'intensità, che può essere più o meno forte.

In letteratura viene proposta la distinzione tra emozioni positive e negative: secondo Lazarus quelle positive sono coerenti con i piani e gli scopi dell'organismo e si possono ricondurre all'ampia famiglia della felicità, quelle negative, invece, sono incongruenti con i piani e le mete dell'organismo, come ad esempio la rabbia, la tristezza e la paura.

In realtà non esistono emozioni positive e negative, ma livelli di intensità attraverso i quali l'individuo reagisce alla gioia o al dolore, alla rabbia o alla serenità, alla paura o al coraggio.

Esiste una scala di intensità delle emozioni, nella quale si possono mettere in ordine tutte le sfumature dell'emozione, da una bassa intensità che non crea problemi nella vita della persona, fino ad arrivare ad un'alta intensità dove vi è un vero e proprio sequestro emotivo. Certamente l'intensità delle emozioni è diversa per ognuno di noi ed è impossibile dare un'interpretazione univoca. Questa scala fornisce un valore indicativo e ci aiuta a posizionare le sfumature delle emozioni lungo un continuum.

Emozioni

Un'altra grande suddivisione è quella tra emozioni primarie e secondarie. Le emozioni primarie sono innate o comunque apprese nei primi anni di vita, sono automatiche e sono utili al bambino per soddisfare i suoi bisogni primari. Le emozioni secondarie sono quelle sociali, si sviluppano quando il bambino comprende l'esistenza dell'altro da sé, intorno ai tre anni.

La discussione tra i ricercatori, rispetto a quali siano le emozioni primarie, è ancora aperta. Comunque l'esistenza di un gruppo di emozioni fondamentali dipende dalla scoperta di Paul Ekman (University California of San Francisco): esistono espressioni facciali universali in quanto riconosciute in ogni cultura del mondo, anche in quei popoli analfabeti e non influenzati dal cinema e dalla televisione. Questo ha portato a credere nell'universalità di queste emozioni e nel fatto di essere innate. Esse sono sei: paura, rabbia, tristezza, disgusto, sorpresa e gioia.

Ekman sosteneva inoltre che le emozioni secondarie non fossero altro che la mescolanza delle sei primarie. Queste emozioni complesse si realizzano attraverso un modo particolare di combinarsi di un'emozione primaria con diverse altre. Tra queste vi sono: l'interesse, la vergogna, l'invidia, la noia ecc.

Goleman propone, invece, otto famiglie emozionali: collera, tristezza, paura, gioia, amore, sorpresa, disgusto e vergogna. Ogni famiglia emozionale ha un nucleo emozionale con le connesse derivazioni. Le derivazioni più esterne sono gli stati d'animo che sono più attenuati e più durevoli rispetto alle emozioni. Oltre gli stati d'animo vi sono i temperamenti, ovvero la propensione della persona ad evocare una certa emozione che la rende malinconica, triste o allegra. E, infine, vi sono i disturbi delle emozioni, come la depressione o l'ansia persistente, nei quali ci si sente intrappolati e rapiti da quell'emozione in modo costante. Krech e Crutchfield, psicologi californiani, propongono una classificazione delle emozioni raggruppandole in sei insiemi.

  • Le emozioni primarie: gioia, paura, ira, tristezza. Esse compaiono molto presto nello sviluppo dell'essere umano, nascono da situazioni semplici e sono collegate ad attività che tendono ad uno scopo.
  • Le emozioni legate a stimoli sensoriali: dolore, disgusto, orrore, piacere, dispiacere. Si tratta di stati emotivi legati ad esperienze sensoriali e la loro intensità può dipendere da elementi diversi come lo stimolo, le condizioni ambientali o il contesto socio-culturale.
  • Le emozioni legate alla valutazione del sé: vergogna, orgoglio, senso di colpa, soddisfazione, insoddisfazione. Esse nascono dal confronto del proprio comportamento con i modelli culturale del momento storico e del luogo in cui si vive. Compaiono nel bambino in maniera graduale ed è dimostrato che gli vengono trasmesse dall'ambito familiare e culturale.
  • Le emozioni legate agli altri: amore, odio, pietà, gelosia, invidia. Esse sono legate ai rapporti dell'individuo con altri esseri umani, oggetti o situazioni. Con il tempo possono consolidarsi e diventare atteggiamenti abituali di una persona.
  • Le emozioni di apprezzamento: umorismo, ammirazione, meraviglia. Nascono dalla valutazione di situazioni esterne e possono essere condizionate dal contesto in cui ci si trova a vivere.
  • Infine vi sono gli stati d'animo: malinconia, ansia, eccitazione, solitudine.

In generale, malgrado l'esistenza di diverse teorie, possiamo dividere le emozioni in primarie, (paura, rabbia, disgusto, sorpresa, tristezza e felicità), sociali (imbarazzo, vergogna, senso di colpa, orgoglio, gelosia, invidia, gratitudine, ammirazione, indignazione, disprezzo…) e di fondo (energia, entusiasmo, malessere, eccitamento, nervosismo, tranquillità…), ovvero quelle che ci accompagnano maggiormente durante le nostre giornate.

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Scritto da

Dott.ssa Cristina Schirato

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Bibliografia

  • Goleman, D (1995). "Intelligenza emotiva". Rizzoli. 
  • A. Lo Iacono - R. Sonnino, (2008). "Respirando le emozioni. Psicofisiologia del benessere". Roma.

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