Paure, fobie e ansia infantili

Fra i termini che si utilizzano con più frequenza troviamo “paura”, “fobia” e “ansia”. Bisogna però sapere che non sono sinonimi.

27 OTT 2014 · Tempo di lettura: min.
Paure, fobie e ansia infantili

Per uno psicologo lavorare con i bambini può essere un'esperienza arricchente ma allo stesso tempo è un lavoro molto complicato per altre ragioni: la principale è che loro non hanno un vocabolario né una capacità introspettiva adatti per poter esprimere correttamente quello che succede. Riconoscono di non stare bene, sanno esprimere le proprie emozioni ma il compito dei terapeuti è quello d'interpretare i segnali.

Un'altra ragione che solitamente rende complicato il lavoro con i bambini è che normalmente bisogna lavorare anche con i genitori e/o con un parente. Questo a volte causa problemi perché molta gente crede che, se il bambino sta attraversando un momento difficile, è il bambino che deve sottoporsi alla terapia. Molti genitori, infatti, si mostrano reticenti se gli si propone di prendere parte alla terapia.

Fra i termini che si utilizzano con più frequenza in questi casi troviamo “paura", “fobia" e “ansia". Bisogna però sapere che non sono sinonimi ma è importante differenziarli e identificarli, soprattutto perché ci aiutano a conoscere un po' di più i nostri bambini e i segnali che ci inviano.

Paura. La maggior parte dei bambini sperimenta molti timori nella fase dello sviluppo. Questi timori solitamente sono di bassa intensità, sono associati a un'età determinata e in generale sono passeggeri e spariscono in maniera spontanea.

Queste paure sono normali, servono affinché la persona sviluppi abilità motorie e cognitive e danno l'opportunità al bambino d'imparare ad affrontare situazioni difficili e stressanti.

Vengono chiamate “paure evolutive" e hanno una funzione specifica legata a ogni età (per esempio: da 0 a 1 anno il bambino risponde con il pianto davanti agli stimoli intensi e sconosciuti, a 6 mesi il bambino inizia a mostrare paure di fronte a nuovi stimoli, come le maschere, altezze e cani. Ai 9 mesi la separazione dalla madre o stare solo molto tempo è la paura principale. Ai 3 anni predomina la paura dei cani, ai 4 anni la paura dell'oscurità, ai 6 la paura della scuola, del buio, delle catastrofi naturali e di esseri immaginari come streghe, fantasmi, ecc.). Questi piccoli timori preparano i bambini ad affrontare la vita e per questo sono passeggeri, il bambino li affronta e li supera e poco dopo è pronto ad affrontare nuove sfide.

Fobia. La paura infantile si considera fobia quando ha due caratteristiche:

  1. È sproporzionato rispetto alla situazione scatenante. La paura è irrazionale, il bambino si spaventa davanti a cose inoffensive come l'oscurità, i topi, ecc.
  2. L'elevata intensità della paura provoca nel bambino un comportamento poco appropriato. Per esempio, nel caso della fobia scolastica il bambino non è capace di smettere di piangere o di giocare o condividere un momento piacevole con i suoi amici mentre è a scuola. Potremmo definire la fobia come una paura completamente sproporzionata rispetto alla realtà della situazione e che provoca un malessere significativo nel bambino. Questo limita un buono sviluppo emozionale, sociale e personale.

Ansia. In generale è una risposta normale che prepara il nostro organismo a reagire in caso di pericolo. Al contrario di quello che succede con la paura e la fobia, la persona che soffre di ansia non riesce a individuarne la causa.

Se sospetti che tu figlio abbia una sensazione del genere probabilmente sarà utile rivolgersi a uno specialista per avere una valutazione adatta e personalizzata.

Molte volte i bambini non sono capaci di spiegarci che succede qualcosa e noi adulti siamo spesso occupati per rendercene conto. Per questo è importante fermarsi un attimo e fare attenzione al comportamento dei figli e ai cambiamenti che stanno attraversando.

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Commenti 1
  • Polizzi Salamone Concetta

    Avrei bisogno di più informazioni.

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