Sono malata di crohn da 12 anni. Adesso ho 28 anni e tra un paio di settimane subirò il mio quarto intervento chirurgico. Al crohn è associata un’artrite siero negativa e depressione. Sono stata seguita da psichiatra e psicologo ma ormai ho concluso circa due anni fa. Mi trovo in una situazione difficile con gli studi. Mi sono iscritta alla triennale di ingegneria nel 2016 e ad oggi mi mancano ancora 6 materie e la tesi. Forse sono stata ambiziosa nello scegliere questo percorso perché negli anni ho avuto molte difficoltà a dare le materie, o forse è la malattia che mi limita molto anche a livello cognitivo. Il fatto è che dopo 7 anni mi chiedo se sia il caso di lasciare e andare a lavorare. D’altro canto la malattia è così grave ormai da non permettermi di arrivare al bagno molto spesso e mi chiedo come potrei mai uscire di casa per lavorare 6-8 ore. Sono molto spaventata e confusa. Mi sento un fallimento e non so come rimediare. Dovrei continuare o lasciare? Sono io che non sono all’altezza degli studi che sto facendo o è davvero la malattia a limitarmi? Vedo la gente attorno a me funzionare e raggiungere i propri traguardi. Io invece sono sempre nello stesso punto, ma non capisco perché continuo a restare ferma rispetto agli altri.
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13 FEB 2023
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Gentile Violetta, non è affatto semplice la sua situazione e incrocio le dita per lei e per l'intervento che sta per affrontare. Sarebbe bello che lei, con i suoi tempi, completasse il percorso universitario. Poi potrebbe sempre lavorare in smart working. In bocca al lupo per tutto!
13 FEB 2023
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
Cara Violetta, grazie per aver condiviso con noi la tua esperienza.
La prima cosa che mi sento di dirti, considerata la tua situazione di salute, è quella di evitare inutili paragoni con gli altri, che dispongono di strumenti e possibilità ben diversi da quelli che hai tu.
Ogni essere umano ha la propria storia di vita, non possiamo dimenticarcene, e ognuno di noi ce la mette tutta per raggiungere traguardi ed obiettivi che sono significativi per se stessi.
Convivere con una malattia cronica che influenza sia il fisico che la mente, ti chiede di faticare molto più di chi la circonda: tutti puntiamo al traguardo, ma un conto è gareggiare liberi, un altro è farlo con uno zaino da 100 kg in spalla.
E' importante che tu riesca a riconoscere - e soprattutto a importi - gli obiettivi che per te sono dei traguardi autentici. Essere consapevoli dei propri punti di forza, così come delle proprie fragilità, ci consente di misurarci con sfide "umane" e non con imprese da "eroi". E, soprattutto, ci consente di avere quelle soddisfazioni che alimentano la nostra autostima e il nostro senso di riuscita.
Si tratta di trovare il proprio equilibrio, di convivere con la malattia e non limitarsi ad essere il suo ospite. Anche lei fa parte della tua identità, che non per questo ha valore inferiore a quella degli altri, è solo diversa. Diversa, come lo siamo tutti, gli uni dagli altri.
La decisione che ti trovi a dover prendere è dura, non possiamo dirti cosa è meglio fare, ma una cosa sento di potertela restituire: anche se al momento ti senti ferma, è possibile riprendere a gareggiare, d'altronde una pausa per riprendere fiato serve a tutti.
Spero di esserti stata di aiuto e rimango a disposizione per qualsiasi cosa,
un abbraccio.
Dott.ssa Annalisa Magnaneschi
11 FEB 2023
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Gentile Violetta, io penso che dovrebbe ascoltare semplicemente sé tessa. Credo le farebbe bene riprendere il percorso
con lo psicologo; probabilmente in questo momento è un po' demoralizzata e demotivata e questo la rende poco assertiva.
Non penso proprio che "lasciare" sarebbe la soluzione ai suoi problemi, così come non penso che lei non sia all'altezza degli studi
intrapresi. Credo che abbia bisogno di superare questa situazione di stallo e ripartire più forte e motivata di prima.
I momenti critici capitano a tutti nella vita; non è vero che tutti funzionano bene e raggiungono facilmente i propri traguardi.
Non è così!. A volte è importante adottare strategie più efficaci per raggiungere i propri obiettivi. Non deve focalizzarsi sui
suoi punti di fragilità, bensì sui suoi punti di forza, sulle sue "risorse". che sicuramente avrà in abbondanza.
Le suggerisco di iniziare un nuovo percorso per uscire da questo difficile momento e riprendere in mano la sua vita.
Le faccio tantissimi auguri e resto a disposizione, senza alcun impegno, per ulteriori approfondimenti.
Dott.ssa Daniela Noccioli.
10 FEB 2023
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
Gentile Violetta,
mi spiace molto per la situazione di disagio che sta vivendo. Le malattie fisiche, come il morbo di Crohn, possono essere molto debilitanti e sicuramente rappresentano un ostacolo in più.
Più che guardare quelli che lei chiama fallimenti io mi concentrerei sugli importanti traguardi che invece ha ottenuto: iscriversi e portare avanti gli studi nonostante la malattia e la depressione non è cosa da poco, soprattutto se unita alla malattia.
Qualsiasi scelta lei faccia l'importante è che vada nella direzione di migliorare la sua vita e il suo stato di benessere. Scegliere di lasciare l'Università può essere un cambiamento assolutamente positivo se non è visto come un ripiego o un fallimento. Inoltre, la malattia fisica ha dei limiti certamente, ma è importante focalizzarsi sulle risorse a disposizione in questo momento e basare le proprie scelte sui propri punti di forza.
Spero di esserle stata d'aiuto
cordialmente
10 FEB 2023
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
Gentile Violetta,
capisco perfettamente che si trova davanti ad una scelta che non deve soltanto considerare la sua forza di volontà nello studio, ma che deve tener conto soprattutto del suo stato di salute fisica.
Infatti la malattia cronica dura nel tempo ed è ben diverso dal vivere una condizione acuta, nella quale, dopo una crisi anche grave, si ritorna ad essere come prima. Allo stesso tempo lei ha il bisogno di vivere, non sopravvivere, deve realizzare se stessa al meglio, pur nella condizione di malattia. Trovare un nuovo equilibrio, un nuovo adattamento, in modo da continuare ad avere una crescita personale e uno sviluppo individuale.
La malattia mette in discussione il senso che diamo alla vita, perché impedisce molte delle realizzazioni che avevamo progettato.
La malattia mette in crisi il sentimento di auto-efficacia: molte azioni e attività che prima venivano fatte abitualmente, con sicurezza, sia nel lavoro che in casa, ora non sono più realizzabili, con grande senso di fallimento personale. Occorre allora valutare realisticamente che cosa si può ancora fare e che cosa no, darsi degli obiettivi, all’inizio minimi e sicuramente raggiungibili, fare una scaletta precisa delle varie azioni che permettono di raggiungere ciascun obiettivo, per poi valutare dopo come le cose hanno funzionato. E’ necessaria una continua valutazione ed aggiustamento, per evitare due rischi: mete eccessive e irraggiungibili, e l’autolimitazione.
Pertanto il mio consiglio è quello di richiedere il supporto di un professionista per indagare insieme queste tematiche delicate e per poterla mettere nelle condizioni di prendere serenamente le sue decisioni.
Spero di esserle stata utile e resto a sua disposizione per un'eventuale consulenza psicologica.
Saluti.
Dott.ssa Deborah De Luca