Fallita
Ciao a tutti. Ho 23 anni e credo che scrivere su questo sito sia la mia unica possibilità di sfogo e rappresenti una mia disperata e necessaria richiesta d'aiuto.
Studio giurisprudenza in una città diversa da quella d'origine (piccola provincia del centro-Italia tanto chiusa e tanto bigotta). Sono andata via da casa a 18 anni, piena di speranza e con il bisogno di lasciarmi dietro un infanzia e un adolescenza tristi e piene di vuoto, solitudine e tanto malessere. Sono stata cresciuta in una famiglia in cui il terrore e gli schiaffi erano pane quotidiano, coerentemente alla mentalità nociva e distruttiva di chi ritiene che i bambini possano essere educati solo con la violenza più estrema. Un infanzia vissuta in questo modo era inevitabile creasse numerosi problemi, alla sottoscritta e a mio fratello (l'unico tra i due ad essersi ribellato ad i miei genitori ed aver subito per questo ancora più violenza, che l'ha portato negli anni ad esplodere ed essere ricoverato per problemi mentali). Io in famiglia ho sempre cercato di fare la brava bambina, non creando problemi e cercando solo di studiare nonostante l'ambiente familiare a dir poco tossico, nocivo e distruttivo. Negli anni liceali il mio interesse era solo lo studio, non avevo amici, persone a cui raccontare la mia situazione perchè me ne vergognavo terribilmente. Con il senno di poi sono perfettamente consapevole che i primi campanelli d'allarme riguardo la mia ansia e la mia depressione (in quel periodo mai curati, poichè c'erano altri problemi a cui la mia famiglia dava priorità), li ho avuti proprio in quel periodo. Nonostante ciò sono uscita con il massimo dal liceo classico e appena finito sono partita con la speranza che i ricordi orribili legati a quell'ambiente, così come il mio malessere, magicamente sparissero dall'oggi al domani (che stupida che sono). Naturalmente non è stato cosi, nei primi anni ho conosciuto il mio più grande amore che ha contribuito a distruggere quella poca speranza che avevo nel trovare l'amore da qualche parte, e nell'essere amata. Da quel momento è iniziato il declino più totale. La depressione è peggiorata, affiancata da altri problemi nati nel corso del tempo, tra cui un disturbo alimentare e una certa fobia sociale. Ho perso il conto dei giorni passati a letto a piangere o a non fare assolutamente nulla, perchè se solo li contassi mi vergognerei terribilmente di me stessa e la farei finita. Perchè si, oramai non credo di avere tanti motivi per andare avanti. In quattro anni di università ho dato 14 esami, tutti con voti alti e dio solo sa in che condizioni psicologiche io sia andata in ciascuno di questi, tra attacchi di panico, pianti e crisi bulimiche. Dietro tutto ciò credo ci sia solo una spiegazione: la mia mediocrità. Credo di essere una persona estremamente mediocre, stupida, viziata, capricciosa (ritengo le mie malattie semplici capricci di chi non è in grado di prendere in mano la propria vita e di affrontare le difficolta in maniera adeguata e trova conforto nella sua malattia) e inutile. Chi vorrebbe mai avere un amica, una figlia ed una ragazza in queste condizioni? Nessuno. Ho avuto la possibilità rispetto a tanti di andare via da una brutta realtà e invece di pensare all'università e alla laurea mi concedo il lusso di essere depressa e di farmi dominare da pensieri orribili e a dir poco indicibili. Desideravo con tutta me stessa, di trovare una convalidazione esterna una volta andata vita dalla mia città d'origine. Desideravo dimostrare al resto del mondo di essere brava, abbastanza intelligente e bella, e di potercela fare. Invece mi ritrovo con esami indietro, la possibilità di essere fuoricorso e la mia mente completamente andata, risucchiata e fregata dal buco nero della depressione. Che avvocato, mamma o fidanzata potrò mai essere conciata così? Pessima in tutto e per tutto. Ho provato a migliorare e ad uscirne, dopo essere andata da una psichiatra, che mi ha prescritto xanax (di cui ho abusato) e altri farmaci antidepressivi, ho preso troppo peso e ho sospeso tutto in men che non si dica. Ho un 'idea di me stessa a dir poco penosa, una persona che soffre di tutto questo credo sia oggettivamente una persona fin troppo fragile che davanti ai veri problemi della vita si romperà come cristallo. Perchè si, in questi anni mi sono dovuta sorbire continue illazioni sui miei problemi, molti ritengono che la depressione sia un capriccio adolescenziali e che ci voglia solo forza di volontà per uscirne, che alla fine di questa cosa mi sono convinta anche io. Se solo avessi questa fantomatica forza di volontà ne sarei uscita, ma dato che ne sono sprovvista, non vedo altre soluzioni se non le più estreme.
Mia madre pretende risultati e minaccia di rimandarmi nella mia città, se non porto a casa esami, e il solo pensiero di ritornare nell'ambiente che mi ha distrutto mi fa disperare e mi fa avere paura di ciò che potrei fare. Allo stesso tempo dipendo dalla mia mente, completamente e totalmente. Quando non ho pensieri ossessivi, del tipo "quanto sei fallita" "non combinerai mai niente nella vita" "guarda tutti gli altri come vanno avanti e tu sei indietro" e così via, riesco a studiare e amo ciò che studio e apprendo, ma il solo pensiero di dover essere giudicata da qualcuno, di fare brutte figure, di non sapere qualcosa o di dire a qualcuno gli esami arretrati mi fa piangere come una bambina.
Perchè è effettivamente ciò che sono. Nonostante abbia 23 anni, con la mente sono rimasta a 13, sono rimasta immobilizzata nel ricordo di tutto ciò che ho passato in famiglia e a scuola, tra violenza, umiliazioni, isolamento e trascuratezza, che sono oggettivamente problemi minori rispetto al resto del mondo. Mi è bastato essere ricoverata una notte in ospedale, dopo aver preso troppi farmaci, per rendermi conto di chi soffre davvero. Non riesco a crescere e non credo riuscirò mai a farlo.
Scusate lo sfogo, è solo frutto di un adulta viziata e pigra, che gioca a fare la bambina impaurita.