Rabbia verso figlio di 2 anni, cosa fare?

Inviata da Programma101 · 5 feb 2024 Psicologia infantile

Buongiorno,
scrivo per avere un supporto e capire come fare per un problema di rabbia verso mio figlio di 2 anni.
Sono papà di un bambino di 2 anni, molto sveglio (sia di percezione che di "sonno") e con un carattere molto forte e oppositivo. Come papà ho sempre cercato di essere presente fattivamente fin dalla nascita, mi è sempre piaciuto cambiare pannolini, passare del tempo esclusivo con lui, giocare e guardare insieme qualche film che piace solo a noi due, o anche fare attività come cucinare o fare la spesa (ovviamente ritagliate in base alla sua età). In sostanza, essere genitore è una cosa che ho scelto e che mi ha sempre dato molta soddisfazione anche se mi occupa tanto tempo ed energie, a volte anche a scapito della relazione con la mamma (cosa che comunque negli ultimissimi tempi stiamo recuperando con soddisfazione).
Mi sono sempre sentito un papà felice e fiero del mio ruolo ma ultimamente sto avendo dei problemi di rabbia nei suoi confronti, dovuti essenzialmente ai suoi comportamenti che so comunque essere normali nella fase dei due anni. Il problema è la mia gestione della rabbia e la mia paura di poter sbagliare nei suoi confronti. Io come carattere sono abbastanza “sanguigno” anche se maschero sempre la cosa, sopportando con buona dose di pazienza e cercando di risolvere i problemi piuttosto che lamentarmi, arrivando poi ad esplodere quando non ce la faccio più. E’ purtroppo un mio limite che conosco.
In questa situazione, i comportamenti di mio figlio mi stanno portando al limite che non vorrei ovviamente superare. Durante la giornata, ad ogni cosa che provo a fare ricevo quasi sempre la solita risposta “no, tu non puoi. Mamma lo fa”. Questa cosa è frustrante perché mi taglia fuori e va anche ad inficiare nell’organizzazione familiare non banale che abbiamo (gli incastri tra famiglia, due genitori che lavorano, ecc.). Io razionalmente lo so che è una fase, che non ha realmente un problema nei miei confronti, ma per come mi sono sempre posto come papà la cosa mi fa “imbestialire”. Scrivo tra virgolette perché ovviamente davanti a lui faccio finta di nulla, lasciando spazio alla mamma. Ma dentro di me urlo.
L’apice l’ho raggiunto una sera quando, alle 23, dopo la solita giornata di “no tu non puoi”, al momento della nanna (cosa che nelle ultime settimane sto gestendo interamente io, e spesso fortunatamente senza troppi problemi) continuava a chiedermi “ancora storia” nonostante l’evidente sonno che aveva, oppure “di là” per andare a vedere se la mamma stava dormendo. Mi sono alterato e con uno scossone l’ho portato di là dalla mamma, lasciandolo a lei. Lui ovviamente si è messo a piangere, forse spaventato, non so. Mi sono allontanato imprecando a mezza voce e pensando che era “un rompicoxxxoni”. Scusate il termine ma è esattamente il mio pensiero in quel momento. Ho avuto paura di potergli alzare le mani, cosa che non ho mai fatto e rispetto alla quale sono profondamente contrario. In tutto questo mi sono sentito un egoista perché la vera motivazione in quel preciso momento era che volevo che si addormentasse per stare un po’ con mia moglie.
Ora, io lo so che non devo farmi un processo alle intenzioni. Che se anche penso che mio figlio sia un “rompicoxxxoni” quello che conta è come mi comporto oggettivamente nei suoi confronti, e che cerco sempre di approcciarmi con lui con gentilezza e pensando “lascia stare, ha 2 anni”. Però ho paura di poter passare un limite e mi preoccupa il fatto che la mia frustrazione stia aumentando col tempo.
Ne ho parlato con mia moglie (la mamma) anche se non so quanto sia utile. Nella relazione col bambino io sono sempre stato il “poliziotto buono” rispetto a lei che magari esterna più facilmente la frustrazione nei suoi confronti (sempre nei limiti della normalità ovviamente) e ho sempre trovato sgradevole lamentarsi con un bambino di due anni, perché lui ha 2 anni e fa il bambino di 2 anni, io 40.
Cosa fare?
Grazie per l’attenzione

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