Non trovo il coraggio di dire ai miei che voglio andare a convivere

Inviata da Federica · 27 gen 2016 Relazioni sociali

Non ho il coraggio di dire ai miei che voglio andare a convivere. Ho 21 anni, tra 2 mesi 22, ho un lavoro a tempo determinato, lui invece indeterminato. Stiamo insieme da 7 anni. Se perdessi il lavoro lui essendo direttore dell'azienda in cui lavora può assumermi quindi in qualsiasi caso non resterei senza lavoro. Con i miei non ho mai avuto il coraggio di dire tante cose della mia vita per paura della loro reazione. So che loro sono contrari alla convivenza sia per tradizione che per la mia età e per il lavoro non indeterminato. Io però ho rimandato già per mesi perché non ho trovato il coraggio di parlare. Ora non ce la faccio più, sto male mentalmente perché non riesco a trovare il coraggio di parlarci. Sono sicura di quello che voglio fare, voglio poter sbagliare e accorgermene se dovesse essere così invece mia mamma non vuole farmi sbagliare, vuole che tutto vada perfetto nella mia vita ma non potrà mai esserlo come in nessuna vita. Vorrei tanto che mi capissero come io capisco il dolore che potrò provocargli andandomene. Li vorrei tanto avere accanto. Vorrei che anche dopo una discussione capissero e iniziassero a starmi vicino in questo mio passo. La cosa che mi blocca nel dirlo è anche il fatto che ho paura lo prendano come un abbandono ma per me non lo è, andrei ad abitare a 5 minuti da casa dei miei. Li chiamerei tutti i giorni, passerei da casa...io ho un fratello più piccolo di 14 anni e ho paura di farlo soffrire che ha bisogno di me a casa. Aiutatemi come posso affrontare il discorso? Grazie

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Miglior risposta 28 GEN 2016

Cara Federica
sicuramente tu e il tuo ragazzo (lui quanti anni ha?) state insieme da tanto tempo, sette anni sono tanti ed ora avete voglia di fare il "grande passo"; lo chiamo così perché la convivenza è un passo importante e significa iniziare a condividere il quotidiano con una persona.
Sinceramente comprendo il pensiero dei tuoi; immedesimandomi...sì, li capisco.
Per un genitore il figlio o la figlia 21enni sono ancora "cucciolotti" e vederli partire è un poco traumatico; quasi si ha bisogno di conoscerli meglio e di comprendere bene che persone sono.
Detto questo ti dico che comprendo anche te, la tua voglia di andare, il tuo entusiasmo; non capisco la tua paura di parlare con loro e di dialogare serenamente sull'argomento.
A mio parere, sia tu che i tuoi genitori, avete bisogno di comunicare e dirvi le cose.
La mancanza di dialogo non produce nulla, il dialogo porta cambiamento.
Se poi, nel dialogo c'è empatia allora entrambi comprendono le ragioni dell'altro,
Comprendersi è troppo importante per la serenità di tutti.
Secondo me questa scelta deve essere maturata tutti insieme perché ripeto: è importante!
Ma come mai tutta questa fretta?
Mi piacerebbe che tu potessi riflettere ancora bene su tutta la faccenda.
Un caro saluto
Dott. Silvana Ceccucci Psicologa Psicoterapeuta

Dott.ssa Silvana Ceccucci Psicologo a Ravenna

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4 APR 2016

Cara Federica
tutte queste cose che scrive nelle ultime righe della lettera sono tutte le cose che dovrebbe dire ai suoi genitori parlando con loro con la massima fiducia e con la massima apertura.
Lei mi sembra una ragazza molto in gamba e, giustamente, vuole affrontare la sua vita, anche facendo degli errori se così sarà.
Questa "campana di vetro" in cui vorrebbero tenerla protetta (prigioniera?) i suoi genitori è una sorta di "illusione" che non permette loro di entrare in contatto con la realtà dove i figli diventano adulti e hanno bisogno di vivere esperienze e pure se, non tutto sarà perfetto, sarà comunque vita!.
Loro, probabilmente, vedono questo come amore, ma è un loro modo per sentirsi al riparo da ogni pericolo.
Forse sarebbe bene, anche per la sua giovane età, che tutta la situazione fosse affrontata insieme con il suo fidanzato, che potrebbe molto rassicurare i suoi genitori sulla serietà e "fattibilità" del vostro progetto.
Un caro saluto
Dott. Silvana Ceccucci psicologa psicoterapeuta.

Dott.ssa Silvana Ceccucci Psicologo a Ravenna

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2 FEB 2016

Cara Federica
Se Costui è l'uomo della tua vita,se in questi hanni hai sperimentato di stare bene con lui,credo che altri problemi non debbaro emergere.La convinzione dei tuoi genitori,contrari alla convivenza ,è dettata da una mentalità legata a valori che pure trovano la loro valenza.Presumo che questo uomo sia conosciuto dai tuoi familiari;se lo stimano in quanto tale,che differenza può fare decidere la convivenza e una vita insieme più equilibrata.Se invece esistono problematiche che non conosco rivolgiti ad uno Psicologo che possa consigliarti su come affrontare questa problematica.
Dr.Luciano Di Rienzo

Luciano Di Rienzo Psicologo a Avellino

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2 FEB 2016

Salve Federica!
la possibilità di tradire le aspettative genitoriali è la via per l'individuazione e la crescita. Hai (metaforicamente parlando) un solco, che i tuoi genitori in maniera consapevole o meno, ti costringono a seguire. Dal mio punto di vista il "solco familiare" è una cosa che da sicurezza e pone al riparo dai pericoli. Poi accade (cosi come immagino ti stia accadendo) che i vincoli familiari inizino a diventare un po' stretti e inizia a dominare la voglia di avere una sorta di nuovo ruolo, una sorta di nuova vita che tenga in considerazione anche tutti gli insegnamenti di mamma e papà. Ci vuole coraggio, come diceva una canzone, ad essere felici. Hai un compito che spaventa. Cerca un professionista che possa darti supporto in questo momento cosi difficile e delicato.
un saluto e resto a disposizione.
Giovanni Ruggiero

Giovanni Ruggiero Psicologo a Pescara

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2 FEB 2016

Gentile Federica aggiungo poche osservazioni:
1. Andare a convivere - sposarsi implica quello che noi terapeuti sistemico familiari chiamiamo svincolo. Comprensibile quindi avere ansie e timori verso i genitori. Ricorda loro il passo di Genesi 2,24.
2. La paura di andare contro i loro desideri, le loro convinzioni morali e religiose, la potrai vincere se avrai sufficiente forza in te stessa e soprattutto condivisa con il tuo uomo. Non moriranno di dispiacere, stanne certa.
3. Per questo un primo tratto di lavoro dovrebbe essere la condivisione e il rafforzamento di tale decisione con lui, la vostra unità vi darà la forza.
4. Se questo non basta allora significa che nella tua personalità vi sono delle fragilità che provengono dalla tua storia. Analizzarle e cercare gli strumenti per rinforzarle potrebbe essere un buon obiettivo. Diversi psicoterapeuti offrono percorsi specifici per favorire lo svincolo dei giovani adulti, con il coinvolgimento anche dei genitori in alcuni incontri emotivamente intensi.
Buone riflessioni

Dr. Paolo Ciotti Psicologo a Albiate

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2 FEB 2016

Cara federica aggiungo anch'io qualche osservazioni cercando di non ripetermi rispetto ai colleghi.
1. Andare a convivere/sposarsi implica un distaccarsi dai genitori. Noi terapeuti sistemico-familiari lo chiamiamo "svincolo"- Q

Dr. Paolo Ciotti Psicologo a Albiate

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28 GEN 2016

Cara Federica,
da figlia a compagna il passo è difficile, si tratta di una decisione importante e dal tuo racconto trapelano tante incertezze, ma fa parte della voglia di crescere; come sarebbe bello che tutto filasse liscio e che tutto “andasse sempre perfetto”, ma che noia anche, come si potrebbe imparare? Non è forse importante sbagliare per poi capire? Pensiamo insieme Federica a quando hai iniziato a camminare, i tuoi genitori ti avranno preso per mano ed avranno cercato di non farti fare troppo male, ma di certo sarai caduta qualche volta e saranno riusciti in qualche modo a farsene una ragione, ed a consolarti per poi farti rialzare, ecco credo che questo momento non sia tanto diverso, è una fase della crescita, l’importante è che tu capisca Federica se stai facendo il passo più lungo della gamba o sei veramente sicura di poterti rialzare se dovessi inciampare e questa convivenza dovesse fallire...del resto la convivenza serve a questo , è un mettersi alla prova in una relazione che dura ormai da 7 anni, ma se le cose dovessero non andare come ci si augura è fondamentale che alla tua giovane età tu possa confidare nella mano dei tuoi genitori per poterti rialzare. Le argomentazioni che porti comunque sono valide e comunica con loro sia queste che le tue paure, insieme potrete affrontare anche questa fase, anche se è importante che tu ti assuma la responsabilità della scelta così come compete al ruolo di una giovane adulta.
In bocca al lupo.
Dr.ssa Elisa F. Chicchi

Dott.ssa Elisa F. Chicchi Psicologo a Figline Valdarno

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27 GEN 2016

Gentile Federica,

sembra quasi che Lei stia anticipando la reazione dei suoi genitori, con un atteggiamento e con ruoli che sembrano quasi invertiti.

Lei parla addirittura di "abbandono", e non perché si dovrà trasferire in un'altra nazione, ma perché andrà a vivere a 5 minuti dalla casa dei suoi, quindi si tratta di un cambiamento, non di un distacco.

Lasci che i suoi genitori siano liberi di gestire le emozioni e attribuiscano i significati da soli a questo evento. Sono adulti.

Lei ha le sue responsabilità e non serve che si accolli anche quelle degli altri, per come dovranno reagire alla sua comunicazione.

Si concentri sul significato che Lei sta dando a questa cosa, le sue paure e le sue certezze e incertezze; il rischio di non fare queste considerazioni è quello di proiettarle su altre persone.
Le affronti prima Lei.
Vederla sicura e serena, sicuramente influirà sulla reazione dei suoi.

Se volesse parlarne in una consulenza privata, anche online, mi contatti pure.

Cordialmente,
Dott.ssa Anna Patrizia Guarino - Psicologa, Roma

Dott.ssa Anna Patrizia Guarino Psicologo a Ardea

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27 GEN 2016

Gentile Federica,
nel racconto che ci porti non dici che tipo di rapporto vi è tra il tuo fidanzato e la tua famiglia e tra te e la famiglia di lui.
Quando si fanno progetti di convivenza o di matrimonio e, per di più, si ha un rapporto così lungo come il vostro, è impensabile che non ci sia partecipazione e coinvolgimento delle famiglie a meno che non ci siano conflitti che comunque potrebbero essere eventualmente appianati.
Anche se tu stessa hai delle perplessità e delle incertezze, il tuo ragionamento è chiaro e potrebbe essere facilmente compreso e probabilmente anche condiviso dai tuoi se tu non avessi questa grande difficoltà a riportarlo a loro pari pari come hai fatto ora, magari migliorandolo un poco.
Per poter sciogliere i tuoi residui dubbi e poter acquisire il giusto livello di assertività per confrontarti con i tuoi genitori su questo tema ti suggerisco un percorso (in questo caso anche non necessariamente lungo) di psicoterapia cognitivo-comportamentale.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).

Dott. Gennaro Fiore Psicologo a Quadrivio

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27 GEN 2016

Cara Federica,
come descrivi la tua storia mi sembra un ottimo modo per parlare con i tuoi.
Parla con loro empaticamente e a cuore aperto. Fagli provare il desiderio che anche loro hanno provato quando volevano vivere insieme ma sopratutto fagli capire che sei responsabile per fare le tue scelte.
Da quello che scrivi (paura di farli soffrire,che lo vivano come un abbandono e paura per tuo fratello) lascia trapelare che tu non sia molto convinta di questo passo, c'è qualcosa che ti lega a loro qualcosa che pensi di dover ancora fare e finchè questo dubbio non si risolve dentro di te non riuscirai ad essere "convincente" perchè non sarai convinta nemmeno tu.
Un saluto
Dott. Fabio Glielmi
Roma

Dott. Fabio Glielmi Psicologo a Roma

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