Mio figlio di 22 mesi non parla

Inviata da Isa · 19 nov 2016 Psicologia sociale e legale

Salve sono una mamma preoccupata. Mio figlio di 22 mesi non dice ancora le prime parole come mamma.e.papà e si esprime a gesti oppure emettendo gridolini o suoni vocalici. Devo preoccuparmi seriamente e quindi sottoporlo ad una visita dal logopedista? Cordiali saluti

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Miglior risposta 21 NOV 2016

Carissima mamma,
22 mesi sono un tempo adeguato,nel suo caso, per iniziare una valutazione logopedica presso i servizi di Neuropsichiatria Infantile.
Chieda al pediatra un parere e la prescrizione della visita.
Non metta ansie al suo piccolo, vedrà che i professionisti che la seguiranno sono specializzati per l'età di suo figlio e sapranno darle le risposte che cerca.
In bocca al lupo!
Dr.ssa Courrier

Anonimo-154222 Psicologo a Padova

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21 NOV 2016

Gentilissima Isa
CHI PUO’AIUTARE IL BAMBINO AD APPRENDERE IL LINGUAGGIO?
Il bambino impara a parlare soprattutto dagli adulti, in particolare dai genitori che parlano con lui.
QUANDO UN BAMBINO E’UN PARLATORE TARDIVO?
Intorno ai 21 mesi di età, il bambino impara parole nuove con un ritmo molto rapido tale da definire questo momento come “esplosione del vocabolario”. Il ritmo di acquisizione delle parole è molto variabile nei bambini. A 24 mesi i bambini producono in media 300 parole differenti con una variabilità che va da 80 a 500 parole, inoltre sono in grado di formare le prime frasi di due parole.
In situazione di normali abilità cognitive, normale udito e comprensione verbale, ma con una produzione di parole inferiore alle 80 si parla di un bambino “parlatore tardivo”.
In molti casi il genitore può facilitare l’acquisizione del linguaggio e addirittura aiutare il bambino che presenta difficoltà, senza bisogno di estenuanti esercizi di ripetizione. E’importante che i genitori comprendano bene come si forma il linguaggio per capire a che livello intervenire e in che modo. Spesso sento i genitori molto preoccupati del fatto che il bambino non sappia pronunciare correttamente le parole. E pensa che come ogni altra cosa il linguaggio si apprenda con la ripetizione. Non che in sè sia sbagliato, ma non è certo questa la strada dell’apprendimento. E’come se qualcuno volesse insegnarci ad andare in bicicletta insegnandoci solo a muovere le gambe in un certo modo.
Parlare è un’attività complessa. Per poter comunicare con qualcuno sono necessarie alcune abilità: quella di poter produrre i suoni – vocali e consonanti – e di unirli variamente insieme per formare le parole (abilità neuromotoria-articolatoria). Quella di ascoltare e percepire i suoni e di comprendere le parole dette dagli altri (abilità uditivo-percettiva e cognitivo-linguistica). Infine, ma non da ultimo, quella di interagire con le altre persone perché si ha la voglia di farlo (motivazione comunicativa), ma anche perché c’è qualcuno che ci ascolta e che ci parla (esperienza linguistica).
E non bisogna accanirsi su uno di questi aspetti trascurando tutti gli altri. E cosa fare invece?
La motivazione comunicativa:
Il registro dell’adulto
• Utilizzare enunciati semplici
• Riferirsi alla situazione in corso
• Utilizzare tutta la comunicazione non verbale per sostenere l’espressività del discorso (i gesti per mostrare e descrivere; la mimica facciale; l’intonazione e il ritmo)
• Utilizzare un tono enfatico per dare la sensazione del gioco
• Mettersi all’altezza del bambino
• Ascoltare il bambino e restituire al bambino un modello più preciso
• Non dimenticare mai la pausa: l’adulto parla con il bambino e fa delle pause, introducendo in questo modo un invito a prendere parola. Anche quando il bambino non produce alcun suono, queste comunicazioni lasciano dei “vuoti” e appaiono come pre-forme dei dialoghi successivi. (Turno dei ruoli)
Attenzione! Il linguaggio non deve mai essere fisso. Il linguaggio dell’adulto deve seguire una evoluzione spontanea che precede i progressi del bambino. Una fissità di linguaggio bloccherebbe o per lo meno ostacolerebbe il progredire delle acquisizioni del bambino. Continuare a usare un linguaggio infantile con un bambino che sta crescendo significa andare nella direzione contraria al progresso.
Un’attività quotidiana che preveda:
- lettura di una breve fiaba o racconto
- gioco del far finta, travestimento, vestirsi/svestirsi, sequenze di azioni da svolgere
- bambole o burattini come strumento per stimolare a parlare
L’abilità uditivo-percattiva:
Il corpo diventa fonte di rumori da esplorare: la voce, la parola, il canto, il battito del cuore, il respiro, il silenzio.
Imitare un suono con la voce o mediante oggetti o strumenti implica da parte del bambino un ascolto molto attento. Le proposte sonore devono alternarsi con l’esperienza visiva che le rinforza. Alcuni rumori, come quello del telefono, della sveglia, ecc. possono essere ricercati nell’ambiente usuale in una sorta di caccia al tesoro. I suoni della natura possono essere riprodotto attraverso la manipolazione di oggetti di vario tipo: barattoli, tubi, legnetti, cartone ondulato, scatoloni, mestoli, coperchi, cucchiai, bacinelle ecc…
Le filastrocche sono raccontate dall’adulto che, tenendo il bambino sulle ginocchia, lo fa saltellare. Mentre si scandiscono le frasi è necessario sottolineare in modo divertente il significato delle singole parole. Possono essere animate, muovendo le singole dita, la mano, usando la mimica facciale.
L’ascolto di tipo passivo non richiede una partecipazione attenta da parte del bambino che può abbandonarsi all’attività in corso pur esperendo indirettamente l’effetto stimolante della musica. In esso giocano un ruolo primario le sensazioni vibratorie e l’induzione motrice generata dal ritmo.
L’ascolto di tipo attivo implica una completa partecipazione corporea e l’attivazione dei processi mentali, in particolare di quelli attentivi dovuti ad un incremento dell’attività cerebrale. L’ascolto non deve essere continuo, perché in tal caso rischia di creare confusione e di incorrere in un’abitudine allo stimolo, al disinteressamento, alla perdita del gusto e del piacere dell’ascolto.
L’abilità articolatoria e fonetica-fonologica:
Si tratta di far giocare i bambini con i suoni, variando la lunghezza del suono:
Es: posti uno di fronte all’altro a due metri di distanza. Uno dei due emette un suono (per esempio la A) così che l’altro possa avanzare fintanto che sente il suono. Quando non si sente più il suono bisogna fermarsi.
variare l’altezza del suono Es: produrre un suono (per esempio la A). gridando (per aumentare l’intensità salire sopra una sedia), sottovoce, normalmente, ecc…
variare il ritmo Es: produrre un suono in associazione al ritmo (di un tamburello, di un fischietto, del battito delle mani, ecc…)
Esercitare la bocca, la mascella, la mobilità della lingua, i muscoli facciali Es: pernacchie, soffi, strumenti a fiato, linguacce, ecc…
Migliorare l’abilità respiratoria Es: inspirazione naso- espirazione naso, inspirazione naso- espirazione bocca, inspirazione bocca-espirazione bocca, inspirazione bocca-espirazione naso
La respirazione si può associare a giochi motori. Es: quando si inspira alzare le braccia, quando si espira si abbassano.Es: Gioco Acchiappami. Mentre si è fermi si inspira. Quando si espira ci si può muovere.
Spegnere candeline, far volare pezzetti di carta, strumenti a fiato, gara delle palline (soffiando), bolle, far tremare la fiamma di una candela senza spegnerla..
Esprimere emozioni con la voce (singhiozzare, balbettare, bisbigliare, lamentarsi, piangere, gridare, sussurrare, fischiettare, ridere, …)
Mimare con la voce (verso degli animali, suoni della natura, mezzi di trasporto, altri suoni)
Questi sono solo alcuni giochi, ma spero possano essere uno spunto efficace per i genitori che vogliono aiutare i propri bambini.
Spero di averle dato qualche consiglio utile
Dott.ssa Elisa Gnugnoli Psico pedagogista- collaboratrice della Dott.ssa Giulia Mingozzi Logopedista

GenuStudio Centro Professionisti associati Psicologo a San Giovanni in Persiceto

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21 NOV 2016

Gentile mamma Isa,
22 mesi sono un tempo giusto, nel suo caso, per iniziare una valutazione logopedica presso i servizi di Neuropsichiatria Infantile.
Chieda al pediatra la prescrizione.
Vedrà che troverà dei professionisti specializzati per l'età di suo figlio e in grado di darle le risposte che cerca.
In bocca al lupo!
Dr.ssa Courrier

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19 NOV 2016

Cara Isa,
ogni bambino puó avere i suoi tempi sebbene in effetti, in linea generale, a questa età solitamente i bambini esposti ad un unica lingua padroneggiano almeno qualche parolina.
Il mio suggerimento é quello di consultare il suo pediatra che saprà indirizzarla in proposito.
Rimango a disposizione.
Cordialmente,

Annalisa Anni
Psicologa Psicoterapeuta Padova

Alternativamente Psicologo a Padova

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