Salve, mia madre di 64 anni soffre di disturbi da quasi trent'anni in seguito alla morte di mio padre. Si è isolata dal mondo e vive come un eremita nel suo mondo fatto di poltrona e tv. Da anni ormai non dorme nella sua camera per dormire davanti alla tv, di cui è dipendente, io lo so che lei soffre però il problema è sopratutto che ha sbalzi di umore molto aggressivi, mi insulta per nulla e mi mortifica in ogni modo, dando anche la colpa a me delle sue disgrazie. Poi come se fosse niente diventa dolce. Non ha mai creduto di avere bisogno di farsi curare, e per questo motivo ha rovinato la vita a me e a mia sorella. Ora non ne posso più e non so cosa fare, ho paura perchè il mio livello di stress è sempre molto alto a causa sua. Cosa posso fare? Grazie.
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29 APR 2013
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Cara Laura, aiutare una persona che non vuole ricevere aiuto è un'impresa impossibile. Comprendo che è molto difficile stare vicino ad una persona cara, la mamma addirittura in questo caso, e osservare la sua distruzione e sofferenza. Si concentri su di lei e si occupi di lei. Chieda un supporto per sè, per attraversare questa situazione e salvarsi. Salvare la sua vita che è un bene preziosissimo è la prima responsabilità che lei ha verso se stess. Un caro saluto Dott.ssa Rossella Grassi
30 APR 2013
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Buongiorno Laura,
quella che descrive è una situazione che determina sofferenza in sua madre, in lei e in tutto il contesto familiare. E' impresa ardua convincere una persona che non vuole chiedere aiuto a rivolgersi ad uno psicologo, però la situazione, da anni ormai, è invalidante per sua madre am anche per i restanti familiari.
Iniziare con un supporto farmacologico attraverso una figura di fiducia come il medico di base potrebbe rappresentare un primo passo, quello successivo potrebbe consistere nel rivolgersi ad un collega per affrontare un percorso terapeutico. Qualora sua madre si opponesse, le suggerisco di pensare anche ad un supporto per se stessa Laura, prima che la situazione di stress che già la caratterizza, diventi più significativa.
Cordiali saluti, Dott.ssa Barbara Testa
30 APR 2013
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La difficoltà più grande credo sia proprio avvicinare sua madre al problema , le reazioni aggressive in risposta alle sue sollecitazioni sono reazioni di difesa alla vergogna che sua madre sente per lo stato in cui è .
La situazione che mi descrive sembra molto grave e le chiedo se lei ha provato già a contattare i servizi sociali non per delegare a loro la cura di sua madre ma per rendere esplicita la necessità di un aiuto esterno ; sua madre ha cura di se stessa ?
Questo stato di ritiro da quanti anni dura ? Io credo che le soluzioni siano poche lei è sua sorella dovete imporre una visita a vostra madre , dal medico di base magari per un controllo o un male di stagione , però serve a voi per avere una diagnosi chiara e su quella base decidere se prendervi cura di vostra madre alternando i turni e organizzandovi al meglio mettendo al centro si vostra madre ma senza trascurare le vostre esigenze. Cambiando la vostra percezione della situazione cambierà anche quella di vostra madre, lentamente ma cambierà sopratutto perché lei sentirà meno ansia e meno pressione da parte vostra .
Mettere in atto questo cambiamento richiederà uno sforzo da parte sua e le consiglio vivamente di rivolgersi lei in prima persona ad uno psicologo per capire le dinamiche del suo rapporto con sua madre , per vedre da vicino quali nervi va a toccare con le sue reazioni e quante volte nella vostra storia questo conflitto si è ripetuto senza trovare una soluzione
Cordialmente la saluto
30 APR 2013
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Gentile signora Laura,
capita sovente che il familiare non ammette di avere disturbi quindi non intende iniziare nessun tipo di cura. Sta al parente prossimo (la figlia) occuparsi in primo luogo di capire cosa e come fare prima che uno psicoterapeuta prenda in carico la mamma. Di solito se il terapeuta ha una formazione cognitivo comportamentale incontra il familiare e assieme a questo elabora un piano di intervento per portare la persona problematica in osservazione clinica quindi in cura. Si tratta infatti di iniziare una serie di incontri ad obiettivo mirati a portare la mamma ijn terapia
dr paolo zucconi, sessuologo clinico e psicoterapeuta comportamentale a udine
30 APR 2013
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Gentile Laura,
comprendo la sua difficile situazione. Purtroppo se una persona non vuole farsi curare è difficile persuaderla, tanto più che il disagio di sua madre ha origini lontane e si è stabilizzato nel tempo. Le depressioni possono essere trattate anche con i farmaci e può chiedere un primo parere al suo medico di base.
un saluto
dott.ssa Cristina Mencacci
29 APR 2013
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Cara Laura,
se una persona non ha nemmeno un minimo di motivazione a farsi curare è difficile riuscire a convincerla e capisco tutto lo stress che ne deriva.
Forse sarebbe importante contattare uno psicologo della sua zona per se stessa...per gestire al meglio lo stress di questo periodo e capire come affrontare la situazione.
29 APR 2013
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Buongiorno gentile Laura,
oltre a voi figlie ci sono altri parenti o amiche su cui vostra madre può contare? Si fida di qualcuno ascoltando consigli o con cui si sfoga? Se sua madre ha un problema medico, si rivolge di buon grado al suo medico curante? Queste domande perchè trentanni di disagio sono veramente molti ed è come se l'isolamento di vostra madre si sia consolidato nel tempo ma anche voi siete isolate da un contesto parentale? La cosa migliore da fare è ruscire a farla parlare con il suo medico, magari per un disturbo fisico da poco che lei presenta, riuscire a farla esprimere con calma. Se Lei Laura sente che da sola non riesce a convincerla a farsi aiutare, chieda Lei una consulenza psicologica con uno psicologo psicoterapeuta de visu che l'aiuterà a elaborare una strategia per aiutare sua madre a prendere coscienza del suo disagio e, nello stesso tempo, aiutare se stessa.
Cordialmente
29 APR 2013
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Cara Laura, comprendo il dolore e la pesantezza generati da tale situazione.
Sebbene ritengo ardo riuscire ad elaborare un sistema efficace affinché sua madre si curi (queste resistenze sono assai comuni e per svariate ragioni) vale la pena non mollare. Riesce (lei, Laura) a parlare con il suo medico di base e a spiegargli bene la situazione ? Sua madre si fida di lui? Se riuscisse a far sì che fosse lui stesso a suggerirle una cura farmacologica
nell'occasione di una visita di routine ....
In ogni caso lei stessa forse necessiterebbe di un supporto, di un sostegno psicologico affinché il suo coinvolgimento non raggiunga livelli dannosi per la sua salute e conseguenze difficili da recuperare. Un grosso in bocca al lupo. Dott.ssa S. Orlandini