Mi sento un fallito, ho pensieri suicidi

Inviata da Anonimo · 21 giu 2023 Autorealizzazione e orientamento personale

Ho 29 anni. Sono al mio ultimo esame di una magistrale in lingue. È da novembre che avverto la sensazione di essere un fallito, accompagnata da pensieri suicidi. Non ho mai avuto il confronto con alcuno psicologo, quello che faccio qui è un salto nel buio, non so neanche io cosa sto cercando di ottenerne. Ad alimentare l'idea di essere un fallito, vi è alla base l'aver studiato per 3 anni giurisprudenza senza aver avuto la forza, almeno fino all'ultimo momento, di dire a mio padre, avvocato, che quella facoltà non faceva per me.
Ho pochi ricordi di un rapporto positivo con mio padre, tanti ricordi di un rapporto negativo, in cui mi veniva fatto pesare il non aver avuto un percorso scolastico e accedemico tanto roseo quanto quello di mia sorella maggiore. E nonostante i miei risultati buoni (diploma classico con 91, laurea triennale con 105), essi sfumano ai suoi col confronto di risultati migliori, sopratutto nella fascia scolastica, essendo stato mandato, senza possibilità di scelta nelle stesse scuole e sezioni di mia sorella maggiore.
A 13 anni ho deciso di scappare di casa, salvo per poi tornare. Era il giorno dei colloqui ed ero terrorizzato all'idea di essere picchiato da mio padre, come soleva fare quando sentiva che non ottenevo la perfezione come faceva mia sorella non per mancanza di intelletto, ma per mancanza di impegno.

Ho sempre avvertito un certo peso nelle aspettative, in particolare quando sono stato obbligato a scegliere giurisprudenza, e reputo che il rapporto con mio padre abbia in qualche modo creato in me una certa ansia e una paura nel dovermi confrontare con lui. Perciò nonostante i miei dubbi sin dal primo anno sulla scelta, ho ingoiato il nodo in gola e sono andato avanti, riuscendo a superare questa paura solo quando ho iniziato a svegliarmi nel cuore della notte con attacchi di panico, cuore a mille e sudori freddi.

Dopo aver ottenuto di poter studiare cosa volessi, in quanto la mia richiesta di poter invece cercare lavoro è stata respinta, ho superato con successo i successivi tre anni di triennale, tuttavia non ho sentito allentarsi in alcun modo il peso delle aspettative, e mentre andavo avanti ripetendomi che forse per una volta avrei sentito quella frase a cui tanto agognavo (non so neanche io perché) "sono orgoglioso di te", sono arrivato a laurearmi e a sentirmi dire "hai fatto ciò che volevi, come è possibile che tu non abbia preso il massimo?".

Anche lì, presa la triennale, il mio desiderio di cercare un lavoro è stato prontamente ribocciato, e ora mi ritrovo ad un esame dalla fine del percorso, un percorso che ho affrontato con impegno e mantenendo una media alta (28) a mettere in dubbio tutto, inclusa la mia possibilità di superare questo esame, che già ha febbraio avevo procrastinato a prescindere per terrore di fallire.
Se non dovessi superarlo verrebbe rimandata la mia laurea, e ciò non farebbe altro che riportarmi al centro dei discorsi sul non riuscire a raggiungere dei risultati.
Ora mi ritrovo ad una settimana dall'esame, con la stessa paura e lo stesso terrore che mi attanagliavano 4 mesi fa. La stessa idea si muove nella mia testa, ogni volta che vedo un palazzo alto. Non so cosa fare. So cosa dovrei fare. Non so se sul bilico avrei il coraggio di buttarmi giù, ma non so fino a che punto possa il mio sentirmi un fallito spingermi a saltare.

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Miglior risposta 23 GIU 2023

Ciao Anonimo, provo ammirazione per la tua forza di farcela comunque e di essere ancora lì a gestire questa situazione non facile. Purtroppo sono tanti i ragazzi della tua età che vivono in questa difficile situazione e per esperienza ti dico che tuo padre si comporta così perchè probabilmente a sua volta ha subito violenze psicologiche e non ha avuto un'infanzia serena con i suoi genitori. Non lo sto scusando ma alla fine di diversi percorsi fatti con tuoi coetanei nella tua stessa situazione questo è quello che è emerso. Non significa che tu debba accettare questo comportamento, purtroppo tante persone non se ne rendono nemmeno conto e perpetuano questo modus operandi assurdo nei confronti dei figli perdendosi il meglio di loro, quello che di bello avrebbero da offrire. Il fatto che tu ti sia imposto nel cambio di indirizzo scolastico non fa di te un debole ma un combattente e questo mi fa piacere. Non sei tu che sei sbagliato ma il contesto in cui stai vivendo. A volte siamo costretti ad accettare anche per paura di andarcene, di mollare tutto pur di non sottostare e posso capirlo visto quanto sia difficile oggi tirare avanti da studente senza appoggio di altre persone. Hai imparato a gestirti comunque in un contesto difficile, gestendo ansia ed attacchi di panico, ti sei sorbito il confronto con tua sorella ( di solito quelli che eccellono a scuola poi non è detto che lo facciano anche nella vita e nel lavoro) e la media del 28 dice che non sei da meno. Tu non devi presentarti all'esame per dimostrare qualcosa a qualcuno ma semplicemente per terminare un percorso e dedicarti ad altro, magari qualcosa che ti piace di più. Non pensare a tuo padre, ormai sei grande e devi cominciare a fare le cose per te stesso...perchè tu lo sai fare ed anche bene. Tu sai benissimo che sei pronto per questo esame, ne sono sicura. Ti chiedo di farmi sapere quando lo avrai superato e dopo, solo dopo, ti aiuterò a fare il punto della situazione se lo vorrai...senza impegno. Te lo meriti per tutto lo sforzo che ci hai messo e che ci stai mettendo per essere arrivato sino a qui, in solitaria.
Certa del fatto che saprai dimostrare a te stesso quello che vali...ti chiedo di concentrarti su te stesso sino all'esame, lasciare tutto e tutti sullo sfondo...vai e spacca! Aggiornami!
Un saluto.
Dott.ssa Brusadelli Marina

Dott.ssa Marina Brusadelli Psicologo a Cisano Bergamasco

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24 GIU 2023

Buongiorno,
la sua lucidità nell’ analizzare ciò che le è accaduto nel rapporto con suo padre è un fattore positivo perché può farle da guida nel riconoscere i meccanismi autodistruttivi che quel rapporto ha generato. Lei non è chiaramente un fallito così come nessuno può essere dichiarato tale perché è la vita soggettiva ciò che più importa. Inoltre sembra che lei sia stato molto forte a poter resistere nel fare una facoltà che non le piaceva e a decidere di sceglierne un’altra di suo gradimento. Il voto di laurea non definisce il valore e la ricchezza di una soggettività psichica e umana, anzi può non corrisponderle in molti casi. Ora è necessario confrontarsi subito con qualcuno cui parlare di questo così come ha fatto qui e smorzare questi pensieri fissi negativi su di sè. Non indugi e si apra al confronto con un altro che la possa aiutare. Lei è prezioso e poco importa il giudizio, quel che conta è la dimensione affettiva della vita che lei dimostra di avere nelle sue parole piene di senso, un senso che cerca confronto. Dunque spero lei decida di aprirsi perché questo momento passerà, basta solo aprirsi con qualcuno, che sia psicoterapeuta principalmente.
Dott. Pietro Salemme

Dott. Pietro Salemme Psicologo a Roma

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23 GIU 2023

Carissimo,

hai proprio bisogno di una psicoterapia analitica che ti consenta di conoscere i motivi profondi che ti fanno stare male. Devi sapere che la nostra mente è organizzata su più livelli, e quello inconscio è il livello che ci abita in maniera condizionante conducendoci anche ad avere idee assurde o pericolose. Non dimenticare poi che esistono anche dei farmaci detti psicotropi che lo psichiatra può somministrarti per risolvere quella che sicuramente una depressione maggiore. La tua ostilità che provi verso tuo padre non ti permette di vivere e non credere che senza interventi possa essere facile superarla, ma è necessario.
Se lo ritieni, fammi sapere cosa hai deciso di fare.
Dott.Gabriele Lenti Psicoterapeuta Genova

Dott. Gabriele Lenti Psicologo a Genova

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22 GIU 2023

Buonasera
Ti sarebbe molto utile dei colloqui con uno psicoterapeuta per superare le tue problematiche
Dott.ssa Patrizia Carboni
Psicologa Psicoterapeuta
Roma

Dott.ssa Patrizia Carboni Psicologo a Roma

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22 GIU 2023

Ciao, dalla tua mail emerge che ci sono vissuti da rielaborare sin dalla prima infanzia. Oltre alle pressioni quotidiane, che già ci mettono in condizioni di stress, spesso sono proprio le dinamiche ed i modelli che abbiamo introiettato a darci una visione distorta di noi stessi e della realtà che ci circonda. Un percorso di terapia individuale, soprattutto se incentrato sulle dinamiche familiari, quindi con approccio sistemico relazionale, potrebbe aiutarti a capire meglio come affrontare la tua vita. I miei più cari auguri

Sonia Rita Piana Psicologo a Torino

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