Interruzione brusca di psicoterapia

Inviata da Abaco97 · 5 mar 2024 Psicoterapia

Buongiorno,
Da 9 mesi sono in terapia con un terapeuta che considero molto valido e competente. Ma non ho ottenuto grandi risultati: tra alti e bassi il bilancio, poco incoraggiante, è che sto peggio di quando ho iniziato. Recentemente, infatti, sono caduta in una profonda crisi depressiva, e talvolta mi sento anche in pericolo. Ho sempre sentito una certa distanza dal mio terapeuta, e quando gli ho detto questa mia sensazione, mi ha spiegato che così funziona la terapia. Io non so quanto sia necessità terapeutica, quanto invece dipenda dalla nostra incapacità di stabilire una connessione adeguata: il punto è che mi sento respinta, quasi rifiutata.
Per tutto questo vorrei interrompere la terapia, perché non mi sento accolta, e non arrivo ad alcuna evoluzione.
Il problema è come spiegarlo al terapeuta: in questi mesi ho imparato che non devo aspettarmi da lui risposte, o suggerimenti, ma che devo cercare da sola le risposte, capire da sola le ragioni del mio comportamento, cosa mi fa star male e come dovrei reagire
Quindi dopotutto non mi sento in dovere di spiegare perché voglio lasciare: direi che dovrebbe capirlo da solo.
Per questo vorrei interrompere, senza avvisare.
Chiedo una gentile opinione in proposito.
Grazie.

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Miglior risposta 15 MAR 2024

Gentile Abaco,
quando alle sue sensazioni riferite e ai suoi dubbi il terapeuta ha risposto che così funziona la terapia, forse lei avrebbe potuto chiedere ulteriori spiegazioni tanto più che dice di considerarlo valido e competente.
D'altra parte, i motivi di un mancato miglioramento possono essere diversi e possono essere attribuiti sia al terapeuta che al paziente e/o alla sua diagnosi.
E' certo però che non si è creata una relazione di alleanza, di fiducia e di empatia e questo può ostacolare il processo terapeutico.
Quanto all'interrompere senza avvisare è una cosa che accade con frequenza come pure succede più cautamente che venga chiesta dal paziente una pausa per i più svariati motivi prima del drop-out.
Parlare con chiarezza sarebbe preferibile ma richiede un minimo di decisione e risolutezza che spesso il paziente non ha.
In ogni caso, rivolgersi ad un altro psicoterapeuta che sia con lei più in sintonia è un suo diritto.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).

Dott. Gennaro Fiore Psicologo a Quadrivio

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3 APR 2024

Caro Abaco,
ci parla di sentire distanza dal suo terapeuta, che tipo di distanza è? Quale invece dovrebbe essere, secondo lei, la distanza tra paziente e terapeuta? è probabilmente di fronte a un'incongruenza tra ciò che si aspettava dalla terapia e ciò di cui realmente sta facendo esperienza. Potrebbe provare ad affrontare con il suo terapeuta la tematica delle aspettative, dicendogli ciò che si aspettava dal percorso e da lui stesso. Detto ciò, un percorso di questo tipo (e le persone che scegliamo) deve renderla confortevole per poter condurre a risultati, soprattutto perchè è già di per sè molto faticoso.
Rimango a disposizione

Saluti!
Erica Simoni

Dott.ssa Erica Simoni Psicologo a Castelfranco Emilia

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28 MAR 2024

Gentile Utente, le consiglierei di non interrompere la terapia in modo brusco, ma di parlarne con il suo terapeuta poiché le emozioni di rifiuto che sente nella relazione terapeutica possono invece essere un punto importante su cui lavorare. Ovviamente potrà sempre essere libera di lasciare il percorso però credo valga la pena condividere prima i suoi vissuti con il terapeuta. Anche le aspettative e le chiusure nelle relazioni possono essere spunti importanti di riflessione nella terapia. Cordialmente, Dott.ssa Laura Della Ratta

Dott.ssa Laura Della Ratta Psicologo a Tortona

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25 MAR 2024

Gentile Utente,
è vero che 9 mesi sono un tempo piuttosto limitato per una terapia e, spesso, prima di migliorare può capitare di peggiorare: il percorso terapeutico non è una passeggiata, ma un lavoro faticoso e provante su di sé a tutti gli effetti. Per il mio approccio terapeutico, la relazione tra il professionista e il paziente non solo è fondamentale, ma è anche argomento di discussione, per questo le suggerirei di parlare con il suo curante di come si sente distante e rifiutata. Sarà un'opportunità unica non solo per esplorare la vostra alleanza terapeutica, ma anche per capire maggiormente come Lei funziona all'interno delle sue relazioni significative. Infine, credo che andarsene con un taglio netto, senza dire nulla, la lascerebbe soltanto con più domande di quando è arrivata,
Le auguro il meglio.
Dott.ssa Gastaldo Francesca

Dott.ssa Francesca Gastaldo Psicologo a Milano

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19 MAR 2024

Salve cara, la ringrazio per aver scritto.
La relazione terapeutica necessita certamente di un buon incontro in cui poter far circolare liberamente ciò che ci fa soffrire e anche i vissuti e i pensieri più sconvenienti. Pertanto, può essere difficile ma anche legittimo poter decidere di concludere o interrompere un percorso qualora ciò fatichi a circolare senza darci beneficio; al contempo può essere un passaggio importante riferirlo per non lasciare soggettivamente qualcosa in sospeso e per poterci portare qualcosa di positivo da quanto affrontato fino a quel momento.
Con l’augurio che possa tornare a fare un buon incontro, le porgo un cordiale saluto.
Dott.ssa Di Costanzo

Dott.ssa Francesca Di Costanzo Psicologo a Milano

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18 MAR 2024

Buonasera
leggendo ciò che ha scritto le consiglio di procedere in tal modo:
dica al suo terapeuta che non si sente accolta ma anzi respinta e rifiutata da lui.
Si dia un tempo per vedere se dopo questa comunicazione, il rapporto migliora e le crisi depressive si diradano.
Se ciò non accade dirà al suo terapeuta che vuole prendersi una pausa, dopodiché ne cercherà uno/a che la faccia a proprio agio nella terapia.
A volte capita che la situazione che patisce sia un momento di transizione, in terapia, verso un miglioramento, ma deve essere appunto un momento e non mesi.
Cordialmente
dott. Giancarlo

Dott. Giancarlo Mellano Psicologo a Padova

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18 MAR 2024

Buongiorno,
dalle sue parole emerge stima per il suo terapeuta ma allo stesso tempo un problema relazionale.
Sarebbe auspicabile, aldilà della conclusione o meno della terapia, una risoluzione del conflitto con il suo terapeuta, con cui dovrebbe parlare per spiegare la situazione e decidere come e se proseguire.
Spesso ciò che "ci disturba" in un'altra persona è qualcosa che non vogliamo o possiamo vedere in noi e anche solo parlarne apertamente rappresenta un'evoluzione importante.
Le auguro il meglio
Dott.ssa Daniela Rega

Daniela Rega Psicologo a Rimini

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17 MAR 2024

Buonasera. Voglio innanzitutto rassicurarla: può chiudere la terapia quando e come vuole. Questo su un piano puramente pratico.
Vado più nello specifico della sua domanda.
Io noto un po' di ambivalenza nelle sue parole nei confronti del terapeuta: è molto valido e competente, però sto peggio di prima, inoltre mi sento respinta e rifiutata. Non so come chiudere, quindi penso di non avvisarlo proprio.
Ho un po' riassunto ciò che ha scritto. Lei riesce a riportare questi vissuti in terapia? Si sente legittima a riportare le sue sensazioni, i suoi desideri e le sue angosce?
La mia formazione in psicoanalisi mi suggerisce che lei sta rivivendo in questo rapporto delle dinamiche relazionali passate, e potrebbe senz'altro essere così. Ma mi viene da chiederle cosa la tiene ancora in quel contesto se non si sente sufficientemente libera di dire tutto ciò che le passa per la testa e se non sente un'adeguata alleanza con il terapeuta. Provi a rispondere a questa domanda anche insieme al suo terapeuta (non si preoccupi, non si offende).
Un caro saluto e in bocca al lupo

Susanna Mattoccia

Susanna Mattoccia Psicologo a Roma

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17 MAR 2024

Cara Abaco97,
Ti ringrazio per la condivisione. Affinchè la terapia funzioni la relazione paziente terapeuta è fondamentale.
Si deve anzitutto stabilire una relazione di fiducia, sentirsi liberi di esprimere ciò che si sente in un contesto sicuro in cui ci si sente compresi, accolti e non giudicati. A volte succede che semplicemente per le caratteristiche personali del paziente e di quelle del terapeuta non si crei l'alleanza che dovrebbe invece costruirsi. Va bene in questi casi valutare l'interruzione della terapia, tuttavia parlarne al tuo terapeuta potrebbe esserti molto utile. Non precluderti però la possibilità di fare terapia solo perchè in questo momento non ha funzionato. Da psicologa posso dirti che io stessa ho dovuto cabiarne qualcuno prima di trovare quello giusto per me.
Per quanto riguarda il fatto che il tuo terapeuta non sembri così "attivo" nell'interpretare i tuoi comportamenti questo dipende anche dal suo orientamento. Esistono diversi approcci terapeutici e magari questo non è adatto a te e al tuo tipo di problema.
Spero tu possa trovare uno psicologo che faccia al caso tuo e proseguire con lui il tuo percorso.
Se volessi fare un primo colloquio gratuito con me sono disponibile a riceverti online quando e se lo desideri.
Un caro saluto
Dott.ssa Vita

Dott.ssa Antonella Vita Psicologo a Padova

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17 MAR 2024

Buongiorno Abaco97,

nella relazione con il proprio terapeuta di solito, in maniera del tutto inconsapevole, mettiamo in atto le stesse dinamiche che tendiamo ad attuare nella vita quotidiana con alcuni tipi di persone con cui ci rapportiamo. A partire da questa considerazione, far emergere queste dinamiche e tutti i pensieri, tutte le emozioni e i comportamenti che abbiamo è importantissimo per lavorare su di sé e riuscire a cambiare e ad andare verso benessere.

Sono fermamente convinta che sarebbe molto importante per lei condividere con il suo terapeuta i pensieri, le emozioni e i vissuti che ha nei suoi confronti; penso che permettendosi di parlarne tranquillamente con lui, analizzandoli insieme per capire a cosa sono dovuti (convinzioni sottostanti), da dove vengono (solitamente rappresentano un retaggio di vissuti passati, a volte anche molto "antichi" avuti in famiglia o con figure di riferimento importanti della nostra vita), che conseguenze hanno, la aiuterebbe ad andare oltre e ad apprendere nuove modalità di affrontare queste situazioni.

Leggendo quello che scrive, quello che mi arriva è che probabilmente proprio questa difficoltà ad affrontare le "questioni spinose" in maniera diretta, parlandone con le persone coinvolte, possa essere tra le cause della sua sofferenza e delle problematiche che sta vivendo.

Penso che imparando ad essere spontanea e libera, potrebbe iniziare a camminare verso la serenità, mentre continuando ad evitare di esporsi, tenendo tutto dentro, non farebbe che incrementare il suo disagio e mantenere dei sospesi che creano solo distanza e distacco dagli altri.

Se si è posta questo problema e ne ha parlato qui, probabilmente c'è una parte di lei che sa qual è la cosa più giusta da fare per prendersi cura di sé.

Un caro saluto.

Dott.ssa Claudia Cioffi

Dott.ssa Claudia Cioffi Psicologo a Ancona

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17 MAR 2024

Gentilissimo abaco97, grazie per essersi rivolto a noi innanzitutto. Capisco la situazione che descrivi, e comprendo quanto possa essere difficile affrontare certi argomenti che riguardano la terapia con il professionista che ci segue. Credo sia comunque importante provare a spiegare quello che lei sente e i suoi dubbi rispetto al percorso che state facendo insieme, in modo da legittimare il suo vissuto e quanto sta vivendo, ponderando eventualmente insieme la decisione di proseguire o meno il vostro percorso.
cordiali saluti
AV

Dott.ssa Antea Viganò Psicologo a Pessano con Bornago

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16 MAR 2024

Buongiorno,
Purtroppo quello che le ha comunicato il suo terapeuta è vero: non sempre in un percorso di terapia le cose vanno per il meglio, soprattutto nei primi mesi (e in nove mesi si parla ancora di processo terapeutico in itinere, non in fase conclusiva, in quanto l'altra dimensione da accettare rispetto al percorso psicoterapico riguarda proprio la non necessaria brevità e tempestività di stabilizzazione emotiva).
Ci si potrebbe chiedere il motivo per cui è possibile anche che durante un percorso psicoterapico si stia "peggio di prima": spesso, ignorando determinati temi o conflitti interiori per anni, si pensa in qualche modo di stare meglio, come se si coprisse il problema x con una coperta molto pesante. Ogni tanto, quella coperta svela, nella quotidianità, una parte di noi più debole o fragile e allora ci affrettiamo a ricoprire tutto. Si tratta di una tendenza illusionale, in quanto quegli aspetti che creano sofferenza in qualche modo tenderanno a ritornare, anche se cerchiamo in tutti i modi di "coprirli". Per tale motivo, se in un percorso di psicoterapia, si inizia a togliere quella famosa coperta e a scavare tra i ricordi dolorosi, si avrà l'inevitabile percezione di stare peggio.
Consideri, dunque, attentamente il rischio, per lei in primis, di interrompere bruscamente un percorso psicoterapico in cui sicuramente qualcosa in lei si è mosso: la sua sofferenza lo testimonia.
Parlerei senz'altro di questi dubbi nella relazione terapeutica ed eventualmente proporrei un lavoro di consapevolezza delle emozioni negative, in quanto ho la percezione possa esserci in lei particolare resistenza nello stare a contatto con queste ultime.

Sperando di esserle stata d'aiuto,
Dott.ssa Elisa Folliero

Dott.ssa Elisa Folliero Psicologo a Spino d'Adda

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16 MAR 2024

Mi colpisce che ha scritto "non devo aspettarmi da lui risposte o suggerimenti". Ciò mi fa pensare che vorrebbe dal suo terapeuta che le desse risposte e suggerimenti, non avendoli ricevuti sente che non le è sufficientemente vicino. La sua depressione probabilmente si è acutizzata perché il suo desiderio di trovare una persona dalla quale dipendere è stata frustrata. Credo che l'obiettivo del suo terapeuta sia quello di farle superare questa attitudine alla dipendenza.
Il suo proposito di interrompere senza comunicarlo è il riflesso della sua resistenza ad abbandonare questo approccio alle relazioni, di evitare il confronto e di utilizzare, mi consenta, in modo un po' manipolatorio, le affermazioni dell'altro per giustificare questo evitamento.
Le suggerisco di continuare la terapia e lavorare su questi aspetti: praticamente è arrivata al nocciolo delle sue questioni caratteriali ed esistenziali.

Dott. Lelio Bizzarri Psicologo a Roma

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16 MAR 2024

Gentile utente, Capisco la sua frustrazione e la sensazione di non essere compresa nel corso della terapia. Tuttavia, ritengo che sia importante comunicare al suo terapeuta la sua decisione di interrompere la terapia, anche se ha imparato a cercare le risposte da sola. Spiegare le sue ragioni potrebbe essere utile per lei e per il suo terapeuta. La sua salute mentale è importante, quindi le consiglio di considerare una comunicazione aperta e trasparente con il suo terapeuta. Cordialmente, GDV

Giada Di Veroli Psicologo a Roma

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15 MAR 2024

Gentile Abaco, leggo la sua confidenza e ho la fantasia di pensare che è come se volesse essere "autorizzata" da un'altro specialista su una decisione che vuole prendere. Seppure ci siano pochissimi elementi per comprendere fino in fondo le sue difficoltà mi viene da pensare che esista un nesso tra questo desiderio di separarsi dal suo terapeuta e chiederlo ad un altro. Posso provare solo a valutare che l'interruzione di una terapia è una scelta importante che dovrebbe affrontare insieme alla persona che l'ha accompagnata fino a qui. Le auguro di trovare la sua strada serenamente. Cordialmente, Dott. Claudio Pieroni

Dr. Claudio Pieroni Psicologo a Lequile

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14 MAR 2024

Buongiorno Abaco, immagino quanto possa essere frustrante un percorso che lei non sente rispondere alle sue necessità e che non la fa sentire pienamente accolta. La terapia può avere dei momenti di stallo o piuttosto di regressione ed è nella relazione che solitamente si trova là fiducia e la motivazione a proseguire. Se lei non sente né l'una né l'altra è protettivo chiudere. Sull'interrompere la terapia senza avvisare penso che sia altrettanto importante e protettivo per lei comunicarlo con serenità al suo terapeuta. Un caro saluto. Maria dr. Zaupa

Dottoressa Maria Zaupa Psicologo a Vicenza

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14 MAR 2024

Buongiorno Abaco 97,
Innanzitutto la ringrazio per aver scritto qua la sua situazione.
Può capitare di non riuscirsi a “trovare” con un terapeuta oppure che vi sia un periodo in cui non si riesca a farlo, nonostante lo si reputi valido e competente.
In questi casi, in realtà, la cosa migliore da fare è comunicarlo, o meglio comunicare come ci si sente ogni volta che si entra in seduta e ogni volta che se ne esce. Può con tutta tranquillità dirgli esattamente quello che ha scritto qui, ovvero che si sente peggio rispetto a quando ha iniziato e che si sente respinta e quasi rifiutata.
Questo potrebbe aiutare sia il terapeuta che lei ad andare avanti nella terapia nel migliore dei modi. Ovviamente, alla fine, può anche decidere di interrompere le sedute, ma comunque le consiglierei prima di parlarne con l’esperto che la segue.

Spero di esserle stata di aiuto,

Dott.ssa Giada Valmonte

Dott.ssa Giada Valmonte Psicologo a Genova

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14 MAR 2024

Gentile Abaco 97,
Quando l'alleanza terapeutica, che dovrebbe essere fondata sui principi di ascolto comprensione del paziente viene meno,è opportuno cambiare tipologia di rapporto.
È vero che a volte non si possono ottenere benefici immediati ma la relazione è l'elemento fondamentale, senza la fiducia è improbabile raggiungere gli obbiettivi sperati,a maggior ragione se lo fa presente e viene ignorata. Può sempre sperimentare un altro tipo di percorso psicologico, magari la terapia cognitivo comportamentale, più incoraggiante e che le dà elementi immediati su cui poter lavorare.
Resto a disposizione
Dott.ssa Gloria Giacomin

Dott.ssa Gloria Giacomin Psicologo a Bologna

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14 MAR 2024

Buongiorno, contrariamente a quello che pensano alcuni miei colleghi, quello che le sta accadendo non è questione di modello terapeutico, ma prettamente relazionale (altrimenti, ad es., alcuni modelli non dovrebbero mai "funzionare", richiedendo cose simili che le ha chiesto il suo terapeuta, invece funzionano proprio perché oltre alle tecniche specifiche, c'è la relazione terapeutica). Ora, la soluzione che lei vorrebbe provare e che ci chiede di valutare è, a mio avviso, simmetrica all'intervento che lei percepisce stia attuando il suo terapeuta. Credo che una dinamica simile non le sia utile. La invito, infatti, a riflettere se anche in altre relazioni lei attui una dinamica simile, ovvero che da esattamente quello che riceve. Se è così, non starebbe facendo niente di diverso dal solito, quindi non ci sarebbe nessun guadagno informativo, e neanche evoluzione emotiva. La invito anche a riflettere che il peggioramento di cui riferisce, invece, è sì un qualcosa di nuovo (nella vostra terapia intendo), quindi informazioni "calde" da poter essere utilizzate nel percorso per acquisire elementi discrepanti ed utili e considerare le cose sotto un'altra prospettiva. Detto tutto questo, c'è da considerare, inoltre, il suo sentirsi rifiutata e respinta. Lei ci dice che ne ha parlato con lui/lei evidenziando la distanza che percepiva in terapia. Però un conto è il senso di distanza (magari dovuto anche al carattere del terapeuta) un conto è il senso di rifiuto o respinta. Personalmente la invito a : 1) parlare con il suo terapeuta proprio in questi termini, cioè di senso di rifiuto, 2) considerare, sempre con lui, se la sua volontà di abbandonare la terapia abbia una modalità simmetrica e simile che lei utilizza (o sembra utilizzare, forse) in queste situazioni.
Ultimissima considerazione generale: parlare col terapeuta di una volontà di abbandonare la terapia, non è una specie di tabù (sento e leggo di molte persone che hanno timori ad affrontare direttamente l'argomento) ma è qualcosa di vitale perché dentro questo argomento c'è quasi tutta la nostra vita: cioè il sentirsi accolti, protetti, non rifiutati, non giudicati, che c'è una crescita personale, che l'altro si interessa a noi e che vuole aumentare la nostra qualità di vita, etc. Per cui, sarebbe un atto più contro se stessi che contro il terapeuta non parlarne francamente.
Buona fortuna
dott. Massimo Bedetti
Costruttivista-Postrazionalista Roma

Dott. Massimo Bedetti Psicologo a Roma

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13 MAR 2024

Buongiorno Abaco
Ritengo che una terapia abbia la funzione di instaurare un rapporto di piena fiducia con il terapeuta, di portare a progressi riguardo la salute del paziente e non ad peggioramento della medesima.
Ci sono diversi tipi di terapie, quella che sta seguendo sembra non soddisfarla affatto, trovi quindi un altro terapeuta con un metodo di comunicazione e interazione supportiva e/o magari anche integrante di ipnosi PNL, altamente risolutiva e a breve termine.
Per quanto riguarda la spiegazione, credo sia piu' semplice dirgli la verità.
Resto a disposizione per eventuali chiarimenti
Cordiali saluti
Paola von korsich Giardini

Dott Paola Von Korsich Giardini Psicologo a Monza

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13 MAR 2024

Buongiorno Abaco97,

capisco la situazione e la fatica nel trovarcisi. Ha fatto benissimo a dire al suo terapeuta di questa sensazione di distanza che sente, cosa che non è così scontata da riuscire a fare.
Da una parte è vero, alcune terapie vedono questo andamento e la necessità di passare per un periodo "peggiore" per poi poter stare meglio. Questo periodo peggiore non deve però essere vissuto in modo fine a se stesso, ma può essere sfruttato anche in terapia, potendo parlare apertamente col suo terapeuta di questi pensieri, di queste paure, del dubbio sulla non "compatibilità" vostra. Anzi, sono le cose che più servono in terapia, a volte più che parlare del passato o delle difficoltà presenti.
Credo che se ha chiesto consiglio qui sul da farsi, è perché può sentire che in questa chiusura brusca ci sia qualcosa che non torna a pieno. Ovviamente è una scelta che può prendere, nessuno la obbliga a dover avvisare, al netto delle "regole" che avete concordato. D'altra parte, poter chiudere la relazione terapeutica parlandone è la scelta che permette di non rimanere con l'amaro in bocca, o quantomeno ridurlo il più possibile.

Concludo però consigliandole comunque di provare a spiegare al suo terapeuta i suoi motivi, perché è vero che noi possiamo avere degli strumenti che ci permettono di lavorare in un certo modo sulle tematiche che emergono, ma a volte abbiamo proprio bisogno di capire cosa il paziente sente, sentire la sua posizione, sentire le sue motivazioni. Non lo deve fare per lui ovviamente, ma per lei, per avere più consapevolezza di cosa si celi in questo saluto, per poter poi prendere la decisione in modo più pensato.

Un saluto
Dr. Luca Bacchiega

Dr. Luca Bacchiega Psicologo a Gallarate

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