Il peso del passato all'inizio di una nuova relazione
Buongiorno,
vi sottopongo un tema che mi crea molto squilibrio e tormento. Sto cominciando una relazione con una collega (lei 27, io 33) che nei mesi scorsi è stata l'amante del mio capo.
Non mi sono mai fatto problemi sul passato delle mie compagne, perdonando anche tradimenti, questa volta pero' mi trovo davanti a un muro. Lei ha avuto questa storia clandestina durata 6 mesi (lui 41 anni, sposato, 2 figli piccoli) una persona che personalmente non stimo per niente (subdolo, disonesto e manipolatore) l'esatto opposto di me e con il quale in passato ho avuto scontri accesi che mi hanno fatto meditare di cambiare il lavoro.
La loro storia è cominciata mentre lei era in crisi con il suo fidanzato con la quale stava da 9 anni, lei era oppressa da questo ragazzo e con la pressione psicologica continua di questa nuova persona ha trovato il coraggio di lasciarlo per poi buttarsi in questa nuova storia che lei stessa definisce cosi'
"Appena uscita da questa storia ripudiavo l'idea di avere una relazione "normale". Mi sono buttata in quella storia proprio perché sapevo che non ci sarebbe stato futuro, e che potevo prenderla così come veniva, senza troppe aspettative. Lo so, è squallido, ma mi è successo.
Pur volendo trasgredire, buttandomi in un mondo che ripudio, ma che, in quel momento rappresentava la rottura di tutta quella patina che si era formata in me negli ultimi anni, purtroppo non sono rimasta così distaccata e fredda, ma mi sono fatta coinvolgere dagli eventi, forse anche troppo. Ho cercato di raccogliere il bello che c'era. Adoravo la naturalezza con cui scriveva in un modo così insolito, affascinante e curioso.
Mi piaceva il modo in cui riusciva a darmi tutto se stesso, con gesti e confidenze.
Mi impedivo di legarmi perché avrei sofferto ingiustamente.
Mi sono sentita in colpa un miliardo di volte. Io, coinvolta in una relazione clandestina. Ho sempre detestato e guardato con disgusto queste faccende. Eppure mi sono ritrovata nel vortice malefico. Non c'è stata una sola volta che, trovandomi insieme a lui, non abbia pensato ai suoi bambini che dormivano innocenti in un piccolo lettino. E mi detestavo.
Ero confusa, quando io mi avvicinavo a lui, lui mi allontanava...quando lui si avvicinava a me, io lo allontanavo. Era un equilibrio instabile. Finché il suo dirmi iniziale: "non c'è spazio per noi", è diventato un: " concediamoci questo spazio". Ci ho provato, ci ho anche forse creduto nell'incredulità, ma sapevo che sarebbe stato un rapporto a termine. E allora mi dicevo: "ma perché continuare?". Finchè mi sono decisa a smettere, forse il tempo che passava mi ha aiutata a ritrovare me stessa."
Alla fine di questa relazione lei mi ha cercato quasi da subito, con una corte sfrenata che mi ha anche imbarazzato per quando si "strusciava" a me
Per quanto lei mi piaccia molto, tanto da farmi mettere definitivamente la parola fine alla relazione tormentata che stavo vivendo, non sono sicuro di riuscire a gestire questo passato ingombrante con una persona che disprezzo e con la quale lavoro fianco a fianco. Temo di continuare a rivedere la loro intimità, sapere che è stata tra le sue braccia sembra mi colpisca dritto nell'orgoglio, e mi fa mettere in dubbio la volontà di vivere questa relazione. il tutto aggravato dal mio sospetto che lui l'abbia conquistata circuendola (lei è molto remissiva, e lui molto abile e pressante).
Ho anche il sospetto che lei non sia ancora in equilibrio, e sia ancora nell'altalena sentimentale (troppo presto è venuta a cercare me, non conoscendomi poi, ci parlavamo appena).
Oltre tutto so che questo mi porterà sicuri scompensi con il capo, il quale sta ancora facendo pressione psicologica su di lei
Secondo voi sono fisime che inventa il mio cervello e che non dovrei farmi, magari date dalla mia indecisione?
Grazie