Famiglia fagocitante e disfunzionale
Salve. I miei genitori si sono fortunatamente separati quando avevo 11 anni, oggi ne ho 28 ma ricordo ancora perfettamente il clima da guerra fredda che si respirava, la violenza psicologica e talvolta fisica che ho subito e visto subire ai danni di mia madre. Quando è riuscita a separarsi, mio padre è caduto in depressione paranoica, era molto aggressivo, violento. Decisero comunque per l'affido condiviso perciò passavo molto tempo con lui, da soli. Fortunatamente avevo i miei nonni, una famiglia paterna del sud, con sani princìpi ma comunque fagocitante e giudicante. Subito dopo la separazione ho iniziato a soffrire di depressione e di anoressia nervosa. Sentivo di dover tenere tutto sotto controllo, specie mio padre, il suo umore, le mie azioni dovevano essere da me ben gestite affinchè lui non scoppiasse in attacchi d'ira. A 17 aani riesco ad andare a vivere solo da mia madre, subendo però le conseguenze di mio padre che iniziò ad accusare mia madre di stregoneria, a me di averlo avvelenato con una torta che gli portai un giorno, dopo una delle tanti discussioni... mi costringeva ad andare da esorcisti perchè convinto che il mio essere andata a vivere da mia madre ed anche il mio disturbo alimentare e la mia depressione dipendessero da un maleficio di mia madre. Vi lascio immaginare io : avevo oramai 18,19 anni, e pur essendo cosciente di quanto fosse disturbato soffrivo molto, e desideravo un padre presente e accudente, specialmente perchè la mia anoressia si era fatta, ovviamente, più aggressiva ed intensa. Passato il momento peggiore, dopo le superiori, mi sento costretta ad abbandonare gli studi, non riuscendo più a seguire le lezioni universitarie adeguatamente a causa del mio basso peso e della mia scarsissima attenzione. Sto qualche settimana senza occuparmi di niente, poi, mio padre decide per me che lavorare con lui sia la soluzione ideale, e così a 20 anni, mi apre partita iva e inizio ad essere ragioniera interna nel suo studio. Condividiamo ad oggi solo parte della giornata, il pranzo, e le ore lavorative... naturalmente però lui mi dice tutto di sè, delle sue plurime storie di pseudo amore, mi esprime le sue lamentele sui suoi fratelli, giudica qualsiasi persona o situazione graviti attorno a noi. Dall'altra parte c'è mia zia, sua sorella, quasi sessant'anni ed ancora sola, accudisce mia nonna, non è mai riuscita ad andarsene di casa, abita da pochi mesi accanto a mio padre. I loro trascorsi non sono mai stati buoni, lei, estremamente giudicante, forse più di ogni altro membro della famiglia, non poteva evitare di dire la sua sui comportamenti assurdi della vita privata di suo fratello, mio padre. Dove voglio arrivare ? Oggi ognuno di loro due si sfoga con me delle proprie frustrazioni, dei propri drammi e dei loro conflitti fratello / sorella. Io lavoro ancora qui. E ancora quotidianamente ho a che fare con loro. Mi sento in carcere, sento che mai niente cambierà. Nessuno psicologo mi ha mai detto concretamente cosa fare. So di dover venire via, di dover staccare da ognuno di loro, ma ho una profonda paura delle reazioni di mio padre, e non so neppure come modulare le lamentele della mia sempre depressa zia. Aiutatemi.