Anche voi terapeuti siete esseri umani, anzi prima siete persone poi siete anche quello che fate. Non avete mai preso "in simpatia" un paziente rispetto a un altro, non siete mai usciti con uno di essi neanche a fine di un percorso? Io credo che sia difficile piacersi, anche amichevolmente intendo, con qualcuno, per cui non è limitante non frequentarsi con qualcuno solo perché ci si è conosciuti in un determinato contesto? Per favore non parlatemi di dinamiche di transfert ect ect, credo che a volte le cose siano molto più semplici e leggere di come le si vuol far apparire.
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13 SET 2015
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Gentile lettrice,
come le è stato già detto, una cosa è la simpatia altra cosa è frequentarsi con un/una paziente o, peggio ancora, intrattenere una relazione sentimentale o sessuale. In psicoterapia è essenziale rispettare le regole del setting cioè della cornice entro cui deve avvenire il rapporto terapeutico e prima ancora di essere censurata dal codice deontologico, questa cosa è vietata dalla professionalità del terapista.
D'altra parte il paziente o la paziente va dallo psicologo/a per essere aiutato a superare il suo disagio ed i suoi problemi e non per cercare una relazione amicale,sentimentale o sessuale.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).
11 AGO 2015
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Gentili dottori,
per l'appunto mi chiedevo che cosa mai potrebbe cambiare nella psiche di un paziente nel bere insieme un caffè al bar, o nell'andare a un evento. Non sto certo parlando di andare in vacanza insieme o cose simili. Non credo proprio che la cosa potrebbe traumatizzarmi in nessun senso.
Ti è stata utile?
Grazie per la tua valutazione!
10 AGO 2015
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Caro/a Hope,
crede davvero che le relazioni siano una cosa semplice e leggera? lei stesso scrive che non è facile incontrarsi e piacersi.
La relazione terapeutica è una relazione molto complessa in cui sono in gioco tantissime variabili diverse. E' una relazione a sè stante.
Nulla vieta, terminato un rapporto terapeutico, di avviare una relazione amicale con un paziente. E' ovvio, però, che in quel caso il paziente nn potrà più in alcun modo ricevere consulenza e sostegno psicologico dal professionista divenuto amico.
10 AGO 2015
· Questa risposta è stata utile per 4 persone
Gentile Utente,
dovrebbe cercare di contestualizzare la sua richiesta di consulto, in questo modo potrà ricevere delle risposte adeguate e mirate.
E' qualcosa che è capitato a Lei?
In linea generale possiamo dire che un conto è avere delle "simpatie", tutt'altro è avere una relazione amicale o sentimentale con un paziente. Il primo caso è abbastanza comune, il secondo è vietato dal codice deontologico e viene considerata una grave violazione delle regole etiche e di condotta.
Comprendo la sua leggerezza nel parlare di queste tematiche (visto che non è del mestiere), ma deve considerare che il paziente nel percorso di psicoterapia è l'elemento centrale e va tutelato al meglio, perché il danno più grande in questi casi è proprio quello che si reca al paziente, spesso del tutto inconsapevole delle dinamiche sottostanti e del loro risvolto negativo sulla sua psiche.
Cordiali saluti,
Dott. Giuseppe Del Signore - Psicologo, Psicoterapeuta Viterbo