Emozioni interrotte dopo un lutto

Inviata da Luca · 29 set 2020

Salve a tutti e un ringraziamento anticipato a chi vorrà rispondere.
Cercherò di essere il più sintetico possibile. Quasi 10 anni fa è morto mio nonno, al quale ero molto legato e la cui figura per me era un'ancora di salvataggio. Dopo un paio di giorni di disperazione, mi svegliai il 3 o 4 giorno senza provare più dolore, c'era una tristezza latente ma quel dolore che toglie il fiato era sparito. Lì per lì non ho fatto troppo caso alla cosa ma martedì scorso, mio padre ha purtroppo avuto un'emorragia cerebrale, i medici non ci danno speranze, è in fin di vita. Ebbene dopo i soliti due giorni di dolore che toglie il fiato, ora mi ritrovo nella stessa situazione di 10 anni fa, c'è tristezza latente ma anche forzandomi a pensare intensamente a mio padre non provo emozioni, o quanto meno non quelle che dovrei provare. Sono giorni che mi arrovello su questa cosa e non riesco a capire come possa essere possibile, sebbene fosse grossa fonte di stress, l'amore che univa me e mio padre è forte. Ci tengo a precisare che questo evento non si è manifestato nelle relazioni amorose, per le quali ho sofferto intensamente per mesi. Vorrei anche informarvi che ho seguito 3 anni di terapia freudiana. Pensate sia necessario rivolgermi ad uno specialista?

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Miglior risposta 30 SET 2020

Buongiorno Carlo,
la ringrazio innanzitutto per aver condiviso con noi qualcosa di così doloroso e personale.

Ho come l’impressione che lei abbia già deciso che il suo modo di reagire ai lutti, o all’idea di essi, non sia da considerarsi del tutto “normale”. Come se esistesse un modo “giusto” ed un modo “sbagliato” di affrontare la morte di una persona cara.
Ebbene, mi viene da dire che ognuno di noi è diverso dall’altro in tutto e per tutto, anche nella gestione del dolore più profondo. Il problema può insorgere laddove non si sia affatto in grado di entrare in contatto con le proprie emozioni, probabilmente a causa di uno stile difensivo o di incongruenza, oppure laddove il dolore sia talmente grande da perdurare nel tempo a livello incontenibile e invalidare le aree di quotidianità ed efficienza della nostra vita.
Dal racconto che ci ha fatto di sé, nessuno di questi mi sembra il suo caso.
Se però questa sua reazione di “chiusura emotiva” a seguito di un periodo più breve di forte ed intenso contatto con il dolore comincia a farla sentire a disagio, potrebbe far riferimento ad uno psicologo che la aiuti meglio ad esplorare il significato che per lei può avere il lutto o l’espressione di esso.

Comunque vada,
le auguro buona fortuna.

Dott.ssa Caterina Berti

Dott.ssa Caterina Berti Psicologo a Torino

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1 OTT 2020

Caro Luca, dal suo breve racconto deduco che quando è morto suo nonno, a cui lei era molto affezionato, non si è permesso di sentire il dolore della perdita e le emozioni collegate all’elaborazione del lutto. Individuo quell’ingiunzione definita “Non sentire” che potrebbe far parte della sua Ipotesi di blocco. Il problema si sta ripresentando con la possibile perdita di suo padre. Mi ha colpito la frase in cui afferma che non prova le emozioni che si dovrebbero provare, come se lei avesse un codice preciso delle emozioni che “si devono e non si devono provare”. Inoltre ha detto che è stato seguito da uno psicoterapeuta freudiano. È importante sapere come e perché si è conclusa questa terapia. Ora si sta domandando se è il caso di chiedere aiuto ad uno specialista; mi sembra che lei stia già avvertendo questo bisogno scrivendo alla redazione. Da parte mia posso invitarla a prendersi cura di sè rivolgendosi ad uno psicoterapeuta e analista transazionale .
Con affetto
Dr.ssa Anna Capriati

Dott.ssa Anna Capriati Psicologo a Trieste

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30 SET 2020

Buona sera,
Senza conoscerla Posso rispondere solo in generale
Possiamo ipotizzare che il suo non sentire dolore al terzo o quarto giorno sia una sorta di anestesia emotiva che la sua psiche mette in campo per non soffrire troppo. Questa operazione non è gratuita: il costo è perdere una parte delle sue emozioni.
In questo momento però l’urgenza è per suo padre e per il resto della famiglia. La terapia può attendere.
Dottoressa Giuliana Gibellini

Dott.ssa Giuliana Gibellini Psicologo a Carpi

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30 SET 2020

Buongiorno Luca,
direi che il lutto è un processo soggettivo e aggiungerei che il dolore che toglie il fiato è bene che non duri più di qualche giorno, dopodichè si trasforma. Senza dubbio il dolore provato per suo padre l'ha riportata alla perdita di suo nonno e inoltre, resta il fatto che il suo vissuto è quello di aver perso il contatto con le emozioni che si aspetterebbe di provare. Mi colpisce anche che definisca il forte amore tra lei e suo padre come fonte di stress. Se ne sente il bisogno potrebbe esserle utile certamente un nuovo tratto di psicoterapia, magari per approfondire il rapporto con le figure parentali maschili della sua famiglia.
Dott.ssa Franca Vocaturi

Franca Vocaturi Psicologo a Torino

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29 SET 2020

Caro Carlo, dispiace molto leggere della sua situazione.
Molto spesso la nostra mente, per difenderci e non farci soffrire, mette in atto dei meccanismi che allontano il dolore, appiattendo le nostre emozioni e i nostri sentimenti. E' positivo che sia consapevole di quello che le accade, perchè questo potrà essere il motore per agire e risolvere la sua problematica. E' giusto che il suo dolore venga legittimato. Ciò che è accaduto a suo padre, lo ha fatto tornare indietro a ciò che ha vissuto con suo nonno, forse non ha ancora elaborato del tutto la sua perdita.
Consiglierei di chiedere aiuto ad uno psicologo che possa aiutarla ad elaborare il lutto, e darsi modo e tempo di reagire e affrontare ciò che è accaduto a suo padre.
Un caro saluto.
Dr.ssa Amanda D'Ambra.

Dr.ssa Amanda D'Ambra Psicologo a Torino

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