Emancipazione dalla famiglia e madre pressante

Inviata da ABCDEFGHIJKLMNOPQRSTUVWXYZ · 4 mar 2024 Terapia familiare

Buongiorno,
Sono una ragazza di 22 anni, sono una studentessa universitaria e sto cercando di uscire dal mio nucleo familiare. Sono sempre stata legata alla mia famiglia (madre, padre, fratello maggiore), tuttavia da ormai qualche anno ho notato come la loro presenza sia diventata troppo eccessiva, soprattutto per quanto riguarda la mia vita sentimentale e le mie ambizioni. La loro presenza è accompagnata spesso da frasi tipo "ti stai accontentando", "non punti in alto". Oppure da frasi volte al ricatto emotivo: "sei un'egoista, al contrario di quello che si possa pensare", "non pensi che io potrei avere bisogno di te, e te ne vai", "nessuno ti vorrà mai bene come te ne vuole la tua famiglia" etc...
Si tratta di una famiglia eccessivamente protettiva perché sono sempre stata vista come la "bambina" della casa, non in grado di badare a sé. Mi riferisco soprattutto a mia mamma, la quale tende sempre a vincolarmi, (es. non si fida che guidi da sola e si offre sempre di accompagnarmi ovunque); il tutto può sembrare un atto di premura, ma è davvero pressante e talvolta svilente.
Il problema principale è che sto insieme a un ragazzo con diversi anni di in più di me (15 anni di più) da quasi due anni; ci conosciamo da 4 anni e mi trovo molto bene con lui, mi sento serena e sento di essere in una relazione equilibrata. Questa relazione tuttavia non è mai stata accettata dalla mia famiglia per via della differenza d'età, tanto da arrivare anche ad uno schiaffo da parte di mio fratello nei miei confronti, che mi ha ferita molto a livello emotivo.
Sebbene stia ottenendo ottimi risultati in ambito universitario ed extra, mia mamma non è mai davvero felice, perché (almeno a mio modo di vedere) secondo lei questa relazione mi dovrebbe far male, perché a detta sua "sto facendo una vita che non scelgo", nonostante i risultati parlino chiaro e nonostante il fatto che io per prima le dica che questo è ciò che voglio. Dunque lei, pur di non ammettere che in realtà sia felice con questo ragazzo e che questo mi porti dei benefici, tende sempre a sminuirmi.
In una delle ultime discussioni ho avuto un piccolo sfogo, a tratti autolesionistico, dove ho cercato di graffiarmi pesantemente una mano quasi per concentrarmi su un altro tipo di dolore, rispetto a quello emotivo che sentivo. A mente fredda ci ho riflettuto e ho capito che non posso rovinarmi (né fisicamente né psicologicamente) per altre persone.
A partire dai miei 18 anni ho sempre desiderato un'autonomia più concreta (sfogata inizialmente in un disturbo alimentare, dal quale sono guarita). Ho deciso quindi di mettere insieme le due cose e di andare a vivere insieme al mio ragazzo (pur con la volontà di tornare a trovare la mia famiglia e non abbandonarla ovviamente) per crearmi uno spazio nostro che sicuramente aiuti me ad emanciparmi dal punto di vista pratico (infatti vorrei anche affiancare allo studio un lavoro part time, così da poter contribuire almeno in parte), ma che aiuti anche la mia relazione a crescere. Mi sento tranquilla quando sono con questa persona, abbiamo già avuto modo di sperimentare dei giorni di convivenza insieme e devo dire che mi sono trovata bene.
Ovviamente la mia famiglia non è d'accordo su questo e vorrei essere più assertiva e decisa. Ho paura da una parte di mettere in atto una decisione così importante, senza aver il supporto della mia famiglia, perché ho sempre immaginato ad un'uscita di casa più "pacifica", ma dall'altro lato sento che stare nella mia casa mi rovini intere giornate, in cui mi sento pesantemente schiacciata.
La psicologa che mi segue mi ha incoraggiata in questa scelta, in base anche al tipo di carattere che ha riscontrato in me dopo anni che ci conosciamo, però volevo conoscere anche il parere di altri professionisti.

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