Penso di non essere in grado di buttarmi e vivere la vita.
Buongiorno, sono un ragazzo di 22 anni. Come scritto nel titolo, ho la sensazione di non essere in grado di inserirmi nella società e fare qualcosa di produttivo, o riuscire a costruirmi un futuro, o anche semplicemente fare le esperienze che la maggior parte delle persone riesce ad fare.
Ho sempre avuto un carattere un po' chiuso (anche se negli ultimi anni questa caratteristica si è acuita) e ciò, unito al fatto che mi sono sempre ritrovato in situazioni economiche avverse, mi ha portato a chiudermi ancora di più in me stesso nella speranza di riuscire a risolvere i miei problemi, e anche ad allontanarmi un po' da famiglia e amici. Questo disagio generale si è fatto particolarmente pressante dopo la maturità di un paio di anni fa: non sapendo se iscrivermi all'università o cercare lavoro, ho optato per il famoso anno sabbatico che mi ha portato, che però non mi ha schiarito le idee.
Nel 2021/22 ho provato il Servizio Civile (su consiglio di mia madre, altrimenti sarei rimasto a casa a fare niente come ora), giusto per avere un assaggio di come sarebbe stato lavorare e per guadagnare qualcosa. Finito quello, però, è ritornata la sensazione di inadeguatezza e di apatia e tutt'oggi mi trovo a non fare nulla: un po' perché non so cosa fare nella vita, un po' perché non so se ho la forza per trovarmi un lavoro e iniziare a porre le basi per una crescita personale ed economica.
L'essere cresciuto dovendo rinunciare a molte cose, nonostante mia madre abbia sempre cercato di non far mancare niente a me e a mia sorella (mio padre ci ha abbandonati anni fa), ha lentamente eroso il mio limite di sopportazione per quanto riguarda la capacità di fare sacrifici, cosa che ritengo essenziale se ci si vuole costruire un futuro . Ho dovuto digerire parecchie cose negative, e ora non se ho voglia di fare altri sacrifici per smettere di esistere e cominciare a vivere.
Da qualche mese vado da una psicologa e qualche piccolo progresso sembra esserci. Vado anche da una nutrizionista, visto che questo periodo nero mi ha tolto l'appetito e ora mi ritrovo ulteriormente sottopeso (già prima ero magro). Mi sono anche iscritto in palestra, pensando che attività fisica che richiede costanza possa aiutarmi a pormi obiettivi e ad andare avanti.
La cosa, comunque, che mi da più forza per non abbandonarmi a questa assenza di voglia di vivere (o insicurezza, non saprei come definire tutto ciò) è una semplice cotta per una persona che, però, vive dall'altro lato del mondo. A volte ciò mi sprona a lottare, ma altre volte so che questa lontananza renderebbe il legame (o anche solo un incontro) praticamente impossibile, o quanto meno estremamente improbabile, e quindi si fa strada la tentazione di lasciarsi andare e mollare tutto. A volte vorrei semplicemente non essere mai nato, in modo da evitare una vita che si è rivelata complicata già da ragazzino, anche se grazie alla terapia pensieri del genere si fanno vivi meno frequentemente e con un po' meno di intensità.