Dipendenza affettiva in terapia

Inviata da tuio · 4 set 2023 Dipendenza affettiva

A 22 anni dopo varie vicissitudini di vita, approdo in psicoterapia.
La terapia all'inizio mi ha aiutato, su alcune tematiche, ma poi, affrontando il legame eccessivo con mia madre, ho iniziato ad avere crisi di panico, successivamente, questo psicoterapeuta, essendo anche un sacerdote, mi ha proposto di interrompere la terapia e diventare amici, un pò come padre e figlio, dicendomi che io avrei avuto più bisogno di quello che di una terapia vera e propria.
Nel mentre io stavo già andando da una psichiatra, anche psicoterapeuta, e iniziando ad assumere farmaci, per gli stati ansiosi, ossessivi e per ridurre/azzerare la possibilità di avere dei veri e propri attacchi di panico/ansia. Inizialmente, per quanto sentissi il bisogno di questa persona, per 5 anni, dal 2018 ad oggi, con una terapia alle spalle, iniziata, dal maggio 2022 al giugno 2023, con una nuova terapeuta, ovviamente non suggeritami o consigliatami dal mio vecchio ex-terapeuta, nel rapporto con questa persona non mi sono mai sentito libero. Tant'è che la mia terapeuta, da cui sono fuggito, mi aveva detto nell'ultima seduta che io sostanzialmente ne ero dipendente. Perchè io le dissi, che preferivo non parlare più di lui (l'ex-terapeuta) perchè stavo troppo male ad affrontare il problema e che l'idea di perderlo mi faceva sentire abbandonato e solo. Nell'ultimo anno con questa persona sono riuscito a mettere dei confini a dire dei no, a scontrarmici, a farmi chiedere scusa, ma alla fine si torna sempre lì. Ad avere il bisogno della sua approvazione, delle sue continue rassicurazioni, tipo "tranquillo vai pure da altri" "io ci sarò sempre" e mi sono reso conto che con questa persona non mi sento libero, per la paura di perderlo. Ne ho parlato giusto ieri con la mia psichiatra, che è anche psicoterapeuta, perchè vorrei inizare ad affrontare questa situazione di dipedenza, anche ovviamente con una nuova terapia.
Mi scuso se mi sono dilungato troppo, mi rendo conto che sia una situazione alquanto particolare e complessa. Vi scrivevo solo perchè vorrei avere un vostro parere o pensiero in merito a tutto ciò.
Se avete dubbi o domande sono a vostra disposizione.

Grazie per il vs tempo.

Saluti.

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Miglior risposta 5 SET 2023

Buongiorno Tuio,
sono d'accordo con lei, la sua situazione è particolare e complessa, e lo è perché nel suo primo percorso terapeutico ci sono state alcune decise violazioni del setting e questo produce sempre nel paziente parecchia confusione e un forte disagio.
La sua intensa dipendenza nei confronti del prete terapeuta (!) avrebbe dovuto essere analizzata e curata come transfert nei suoi (di lui) confronti e come reazione alla cura psicologica; l'ultima cosa da fare era quella di interrompere la terapia e portare il sentimento e la relazione nella vita di tutti i giorni. Lei ha visto infatti come sta.
Che fare ora? Mi sembra positivo l'intervento dello psichiatra e l'uso di qualche farmaco: quando la sofferenza è troppo acuta non si riesce a lavorare sul piano psicologico, occorre abbassare la tensione per un po' e piano piano iniziare a "digerire" le tensioni più drammatiche.
Una buona psicoterapia, fatta con uno psicoterapeuta onesto, preparato e molto, molto rispettoso delle vite dei paziente è ciò che più le serve in questo momento: lo cerchi con cura e nelle prime sedute si fidi di ciò che sente emotivamente in tutto il suo corpo; nel percorso psicologico è certamente rilevante il metodo che si sceglie, ma lo è ancora di più la persona che ci accompagna nel viaggio. In chiave un po' paradossale Jung diceva :"lo psicanalista é il metodo" e non era tanto lontano dal vero secondo me.
Le auguro di cuore un buon incontro.

Dott.ssa Rinalda Sabbadini Psicologo a Arese

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10 APR 2024

Gentile Tuio,
alcuni punti del suo racconto non sono molto chiari. Comunque, se capisco bene, il suo ex-terapeuta/prete ha pensato di correggere il legame eccessivo che lei ha con sua madre proponendosi come figura paterna anzichè come terapeuta?
Se è così, ritengo sia stato commesso un grossolano errore con risvolti negativi sulle sue fragilità psicologiche.
Sulla base di ciò, il nuovo percorso di psicoterapia, oltre che consentirle di migliorare le sue relazioni intrafamiliari, dovrebbe aiutarla nella sua crescita personale a correggere i disturbi ossessivo/ansiosi ma anche a costruire nella sua vita relazioni mature e non alterate dalla dipendenza emotivo-affettiva.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).

Dott. Gennaro Fiore Psicologo a Quadrivio

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8 SET 2023

Gentile Tuio,
Leggendo la tua storia mi sono chiesta quale figura nella tua vita abbia sostituito questo psicoterapeuta/sacerdote. Potrebbe essere una figura che non è mai esistita e di cui hai sempre sentito la mancanza oppure una figura da cui sei fuggito e di cui ha preso il posto, o entrambe. Questo tema della fuga, inoltre, mi sembra abbastanza importante per te. Mi chiedo quando lo fai? Quando fuggi? Forse la risposta potrebbe stare nelle motivazioni che ti portano a cambiare psicoterapeuta. Mi chiedo inoltre, dato che non hai accennato a particolari difficoltà con lei, come mai tu voglia iniziare una nuova terapia e fuggire quindi anche dall'ultima psichiatra, che comunque già ti conosce, rischiando quindi di affrontare di nuovo tematiche per te dolorose raccontando nuovamente la tua storia. Non posso fare a meno di notare, tuttavia, che dal sacerdote non sei fuggito, tu parli di dipendenza, e ci potrebbe stare data la paura di perderlo pur riconoscendo che questo rapporto non ti fa bene; ma quali sono secondo te le caratteristiche del vostro legame che fanno sì che "si torna sempre lì"? Quali mancanze senti abbia colmato? Mi parli di un legame eccessivo con tua madre e da quello che hai raccontato mi sembra che il rapporto con lui abbia qualcosa in comune; forse è proprio questo che ti causa sofferenza ma allo stesso tempo dipendenza? Ci tengo a precisare che le mie sono solo ipotesi che necessiterebbero di un maggiore approfondimento.
Spero comunque di aver suscitato delle riflessioni e rimango a disposizione per qualsiasi chiarimento.
Un abbraccio,
Valeria

Dott.ssa Valeria Passavanti Psicologo a Meda

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7 SET 2023

Salve,
Si rischia di perdersi nel continuo cambio di terapia e di terapeuta. Il setting ovvero le modalità strutturate di procedere in ambito psicoterapico sono fondamentali. Se ad esempio come paziente seguo uno psicoterapeuta, potrò seguire uno psichiatra per una cura farmacologica da associare alla psicoterapia ma tendenzialmente, se ho stabilito una relazione di fiducia con lo psicoterapeuta, cercherò di portare in terapia quei determinati vissuti problematici, e tratterò l’ambito farmacologico per l’attenuazione dei sintomi con lo psichiatra. Si auspica che le due figure terapeutiche possano avere un contatto tra di loro per unificare l’intervento, anziché frammentarlo con direzioni opposte o fuorvianti. In tal caso, non sembra esserci grande raccordo e ciò può diventare un problema.
Sembra che la prima figura terapeutica, anche sacerdote, abbia dismesso l’abito terapeutico proponendo una forma di amicizia. In tal caso questa dimensione che da terapia si è trasformata in proposta di amicizia, poteva giustamente essere portata nel setting con la nuova terapeuta, per comprendere la natura dei sentimenti agiti in quel precedente setting. Invece sembra che lei ne sia fuggito, interrompendo il percorso appena iniziato.
Insomma ci sono molte interruzioni e quindi una situazione caotica prima di tutto da un punto di vista terapeutico.
Sarebbe opportuno scegliere un terapeuta unico e fare a latere delle consulenze psicofarmacologiche monitorate una volta al mese. La psicoterapia invece dovrebbe essere strutturata almeno due volte la settimana. Sarebbe opportuno che lo psicoterapeuta fosse in contatto con lo psichiatra.
Spero che lei ascolti tali suggerimenti che potranno aiutarla nella cura.
Dott. Pietro Salemme

Dott. Pietro Salemme Psicologo a Roma

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6 SET 2023

Grazie per aver condiviso la tua situazione. È importante riconoscere e affrontare la dipendenza emotiva in un rapporto terapeutico. È positivo che tu stia cercando di lavorare su questa dipendenza con la tua psichiatra e che stia considerando una nuova terapia.

La dipendenza emotiva da parte di un terapeuta può essere complessa da gestire, ma è fondamentale per il tuo benessere psicologico trovare uno spazio in cui ti senti libero ed empaticamente supportato. Una nuova terapia potrebbe darti l'opportunità di sviluppare un rapporto terapeutico più sano, in cui puoi affrontare le tue dipendenze e lavorare su te stesso in modo più indipendente.

Ricorda che è importante essere aperti con il tuo nuovo terapeuta riguardo ai tuoi sentimenti e alle tue preoccupazioni per poter affrontare questa dipendenza in modo efficace. Continua a cercare il supporto di professionisti qualificati per il tuo percorso di guarigione emotiva.

Dott. Fabrizio Toti Psicologo a Todi

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6 SET 2023

Lei sta dicendo che nel voler affrontare il rapporto con sua madre si è trovato invischiato in un rapporto di dipendenza col terapeuta? Lo affronti questo rapporto con sua madre, probabilmente sarà la chiave di svolta per liberarsi anche delle altre dipendenze affettive.

Tiziana Viol Psicologo a Vittorio Veneto

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5 SET 2023

Grazie per aver condiviso una storia così dettagliata e personale. La situazione che descrive è effettivamente complessa e richiede un'attenzione particolare da parte di professionisti qualificati. La dipendenza emotiva da un terapeuta può essere un problema serio, soprattutto se interferisce con la sua capacità di vivere una vita autonoma e soddisfacente.

È positivo che abbia già iniziato a parlare di questa situazione con la sua psichiatra e che stia considerando di iniziare una nuova terapia. La terapia può essere un ambiente sicuro in cui esplorare questi sentimenti di dipendenza e lavorare su strategie per costruire relazioni più sane.

La relazione terapeutica dovrebbe essere uno spazio in cui si sente sostenuto ma anche libero di esplorare e crescere. Se una relazione con un terapeuta diventa invece una fonte di dipendenza emotiva, può essere utile esaminare questa dinamica con un altro professionista.

Le consiglio di continuare a lavorare con la sua psichiatra e di considerare seriamente l'inizio di una nuova terapia per affrontare questi problemi. Grazie per la condivisione e le auguro il meglio nel suo percorso di guarigione.

Dr. Matteo Piccioni Psicologo a Torino

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5 SET 2023

Caro Tuio,
grazie per essersi confidato in questo spazio.
Mi dispiace per la situazione complessa che sta vivendo, non deve essere facile sperimentare quanto descrive.
Credo sia necessario per lei sperimentare una relazione terapeutica funzionale e nella quale sentirsi compreso ed accolto ma rispettato nei suoi bisogni e nelle sue fragilità.
Sembra che lei abbia già chiare delle aree da esplorare, è fondamentale comprendere le motivazioni profonde alla base delle dinamiche messe in atto e delle sue emozioni.
Questo è possibile in una relazione terapeutica funzionale ed efficace, che si basi sul rispetto e sulla fiducia.
Qualora ne avesse necessità resto a disposizione per un colloquio, anche online.
Un caro saluto,
Dott.ssa Ilaria Tempesta

Dott.ssa Ilaria Tempesta Psicologo a Roma

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5 SET 2023

Buongiorno Tuio,
comprendo quanto possa essere complessa e difficile da gestire emotivamente la situazione che ha descritto. Immagino quanto possa essere faticoso mettere dei confini in una relazione che si considera tanto importante, ma, se ha sentito il bisogno di iniziare a lavorarci, questo è già un primo passo costruttivo.
Non voglio soffermarmi sull'operato del collega, ma su quello che lei sta provando: è normale sentirsi confusi e non liberi in una relazione che ha avuto questo tipo di evoluzione, in cui i confini, appunto, sono stati valicati e rimescolati. Per quanto un terapeuta possa legarsi a un suo cliente, è importante ricordare che la relazione in questo senso non è simmetrica: il cliente non entra nè esplora i vissuti del terapeuta, mentre il terapeuta è una persona che ha conosciuto profondamente la persona del cliente e la sua vita. Insieme si può aver lavorato sulla relazione terapeutica, ma non sul terapeuta. Questo comporta certamente uno squilibrio e disorientamento nel passaggio a una relazione di altro tipo.

Rispetto al suo bisogno di ricevere ancora approvazione e supporto da questa persona partirei proprio da qui: che cosa dice di lei questo bisogno? Perchè sente la necessità che le sue azioni vengano validate e legittimate da un'altra persona? Come la fa sentire la possibilità di perdere questa persona? Come sta nel mettere confini? li vive come una fonte di pericolo in una relazione?

Tutte le relazioni dovrebbero farci sentire liberi di essere ed esprimerci per come siamo, dovrebbero permettere di mettere a frutto le nostre potenzialità e coltivare qualità, non limitarci. Soprattutto dovrebbero farci sentire bene. Per lei in questo momento è così?
Le faccio i migliori auguri per il suo nuovo percorso.

Cordialmente,

dott.ssa Alessandra Castellani Mencarelli

Dott.ssa Alessandra Castellani Mencarelli Psicologo a Codogno

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5 SET 2023

tranquillo vai pure da altri" "io ci sarò sempre" e mi sono reso conto che con questa persona non mi sento libero, per la paura di perderlo.

È l'altro a non accettare di essere lasciato e ad avere quindi il bisogno misconosciuto di dipendere.... e di imprigionare lei.
Il vecchio terapeuta ha veramente bisogno di una lunga analisi

Dott. Nunzio Lucarelli Psicologo a Ariano Irpino

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