Dipendenza affettiva: e se fossi narcisista?

Inviata da Dis-spes · 8 mag 2023 Dipendenza affettiva

Gentilissimi buongiorno.
Ho 35 anni e dopo quasi 9 anni di relazione ho lasciato il mio compagno ormai quasi un anno fa'.
Nel mentre ho iniziato un percorso psicoterapeutico. Sono qui a chiedere a voi un gentile parere perché dopo un periodo "buono" di recupero del benessere psicologico, questi ultimi giorni ho subito un tracollo (e con la mia dottoressa, stante i miglioramenti, le sedute sono state diradate quindi non la vedrò a breve).
Ciò detto, sono in terapia per via di un problema di dipendenza affettiva (ragion per cui, dopo anni di relazione dolorosa, ho interrotto la relazione col mio compagno).
Ciò che mi affligge (e che pensavo di aver compreso e metabolizzato) è il fatto che non riesca a trovar conforto negli articoli di psicologia in cui si spiegano le dinamiche tra i partner coinvolti in una relazione di dipendenza affettiva. Il più delle volte si abbina al dipendente affettivo un partner evitante o narcisista che non intende impegnarsi nel rapporto. Eppure nel nostro caso, per quanto si possano ravvisare tutti i sintomi della dipendenza affettiva nel mio partner (ein parte anche in me), io non riesco a dire di aver agito un comportamento evitante o aver mancato di investire nella coppia. È pur vero che dopo (dopo!) che ha iniziato a lasciarmi per paura che io per prima gli avrei preferito qualcun altro, dopo (dopo!) che ha iniziato a sviluppare una forte rabbia nei miei riguardi(con offese, insulti, ...) convinto che io non lo amassi veramente, io effettivamente mi sono raffreddata temendo di lasciarmi coinvolgere completamente da una persona che, con estrema leggerezza, sapeva distruggermi psicologicamente. E ciò nonostante ho scelto di portare avanti la relazione per quasi 9 anni, nella speranza che col tempo saremmo maturati, avremmo finalmente tolto le armature e ci saremmo finalmente abbandonati l'uno all'altra senza paure e rigidità.
Poi, 3-4 anni fa', ho intrapreso un percorso di psicoterapia con l'obiettivo di riuscire a lasciarlo...terapia che dopo circa 1,5 anni ho interrotto poiché non mi sembrava più di avere un miglioramento.
L'ho effettivamente lasciato ma sono tornata poi indietro.
Ora che sto continuando a fare un lavoro di introspezione, sono arrivata a un punto (fuori tempo massimo) in cui temo di vedere la pagliuzza nell'occhio dell'altro e di non vedere la trave nel mio occhio (e, naturalmente ed egoisticamente, mi assale il dubbio di aver lasciato l'unica persona capace -anche se con fatica e rabbia- di accettarmi e volermi nella sua vita nonostante le mie titubanze...una persona che io apprezzo moltissimo in ogni caso, e con la quale ho scoperto parti belle di me stessa).
So che non dovrei andare a caccia di colpevoli ma guardare solo a me stessa; so che se la relazione è andata così è perché io per prima devo risolvere me stessa e che se ciò non avviene non potrò mai vivere una relazione soddisfacente; e so che non posso avere alcuna pretesa che lui cambi al pari di me...tuttavia, la verità, è che io spero ancora in "noi", nonostante tutte queste consapevolezze.
Grazie e scusate per la lunghezza del testo.

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Miglior risposta 10 MAG 2023

Gentile utente,
Capisco come dopo 9 anni in cui si è stati insieme ad una persona, si sono condivise esperienze (belle e brutte) sia difficile lasciare andare qualcuno. Tuttavia se lei ha sentito la necessità di allontanarsi da questa persona è perchè evidentemente questa relazione le faceva più male che bene. So che non è facile ma tenga bene a mente i motivi per cui vi siete lasciati (potrebbe anche scriverli su un foglio e rileggerli ogni volta che le vengono dei dubbi), in quanto la nostra tendenza naturale è quella di rimuovere le esperienze negative e tenere in memoria solo quelle positive (alla fine è una protezione della nostra psiche). Le questioni appena menzionate sono spesso le ragioni per cui le persone ad esempio si pentono di aver lasciato il proprio partner, ma appena ci tornano insieme stanno bene un mese e poi si è punto a capo. Tenga bene a mente il suo benessere e ciò che è giusto per lei, non si arrenda. E se vede che questo le risulta difficile, potrebbe provare a rivolgersi nuovamente ad uno psicologo. Come lei stessa ha affermato aveva tratto dei benefici e dei cambiamenti dalla scorsa terapia e mi sembra che lei abbia tutte le risorse necessarie per ottenere nuovi miglioramenti. Si dia una possibilità, non è vero che non troverà mai più qualcuno in grado di accettarla per quello che è. E' anche e soprattutto tramite le relazioni che noi esseri umani spesso guariamo o ci ammaliano, se la scorsa relazione l'ha fatta ammalare con le sue nuove risorse potrà sicuramente trovare qualcuno che invece le farà bene. Abbia fiducia in questo.
Rimango a disposizione per qualsiasi informazione.
Cordialmente,
dott.ssa Valeria Passavanti

Dott.ssa Valeria Passavanti Psicologo a Meda

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