Dipendenza affettiva: e se fossi narcisista?
Gentilissimi buongiorno.
Ho 35 anni e dopo quasi 9 anni di relazione ho lasciato il mio compagno ormai quasi un anno fa'.
Nel mentre ho iniziato un percorso psicoterapeutico. Sono qui a chiedere a voi un gentile parere perché dopo un periodo "buono" di recupero del benessere psicologico, questi ultimi giorni ho subito un tracollo (e con la mia dottoressa, stante i miglioramenti, le sedute sono state diradate quindi non la vedrò a breve).
Ciò detto, sono in terapia per via di un problema di dipendenza affettiva (ragion per cui, dopo anni di relazione dolorosa, ho interrotto la relazione col mio compagno).
Ciò che mi affligge (e che pensavo di aver compreso e metabolizzato) è il fatto che non riesca a trovar conforto negli articoli di psicologia in cui si spiegano le dinamiche tra i partner coinvolti in una relazione di dipendenza affettiva. Il più delle volte si abbina al dipendente affettivo un partner evitante o narcisista che non intende impegnarsi nel rapporto. Eppure nel nostro caso, per quanto si possano ravvisare tutti i sintomi della dipendenza affettiva nel mio partner (ein parte anche in me), io non riesco a dire di aver agito un comportamento evitante o aver mancato di investire nella coppia. È pur vero che dopo (dopo!) che ha iniziato a lasciarmi per paura che io per prima gli avrei preferito qualcun altro, dopo (dopo!) che ha iniziato a sviluppare una forte rabbia nei miei riguardi(con offese, insulti, ...) convinto che io non lo amassi veramente, io effettivamente mi sono raffreddata temendo di lasciarmi coinvolgere completamente da una persona che, con estrema leggerezza, sapeva distruggermi psicologicamente. E ciò nonostante ho scelto di portare avanti la relazione per quasi 9 anni, nella speranza che col tempo saremmo maturati, avremmo finalmente tolto le armature e ci saremmo finalmente abbandonati l'uno all'altra senza paure e rigidità.
Poi, 3-4 anni fa', ho intrapreso un percorso di psicoterapia con l'obiettivo di riuscire a lasciarlo...terapia che dopo circa 1,5 anni ho interrotto poiché non mi sembrava più di avere un miglioramento.
L'ho effettivamente lasciato ma sono tornata poi indietro.
Ora che sto continuando a fare un lavoro di introspezione, sono arrivata a un punto (fuori tempo massimo) in cui temo di vedere la pagliuzza nell'occhio dell'altro e di non vedere la trave nel mio occhio (e, naturalmente ed egoisticamente, mi assale il dubbio di aver lasciato l'unica persona capace -anche se con fatica e rabbia- di accettarmi e volermi nella sua vita nonostante le mie titubanze...una persona che io apprezzo moltissimo in ogni caso, e con la quale ho scoperto parti belle di me stessa).
So che non dovrei andare a caccia di colpevoli ma guardare solo a me stessa; so che se la relazione è andata così è perché io per prima devo risolvere me stessa e che se ciò non avviene non potrò mai vivere una relazione soddisfacente; e so che non posso avere alcuna pretesa che lui cambi al pari di me...tuttavia, la verità, è che io spero ancora in "noi", nonostante tutte queste consapevolezze.
Grazie e scusate per la lunghezza del testo.