Difficoltà nelle terapie

Inviata da Il cliente da evitare · 25 apr 2024 Autorealizzazione e orientamento personale

Buongiorno, e grazie del tempo per delle possibili risposte.


Sono un uomo di 50 anni e abito vicino a milano. Ho provato piu terapie con piu professionisti. Ogni volta è stato un disastro. Sono convinto che la psicologia la terapia sia utile importante.

Il problema sono io. La mia persona. Sono consapevole di essere un autentico terremoto emotivo nelle relazioni. In ogni relazione sempre con chiunque. Prima pensavo che a forza di non demordere e tentare avrei trovato "il terapeuta giusto". O meglio uno che mi riuscisse a sopportarmi, gestire aiutare. Alcuni mi hanno mandato via. Altri ho interrotto io. Ora inzio a pensare che il problema non sia il terapeuta o la terapia. Il problema sono io come cliente persona.

Vorrie cambiarmi la testa essere capace di stare in relazione. Ogni tentativo e credetemi ne ho provato diversi sono conferme delle mie incapacità. Mi sforzo ma non basta mai. Sono la persona sbagliata nel posto giusto.


Sò che non posso sostuire 9/10 anni di studi con qualche libro. Ma non accetto di gettare la spugna. E' amaro da dire ma non sò stare in relazione. La terapia non è una relazione. E' "la" relazione quella piu importate ma anche quella piu complessa. Quindi considerando che non posso provare tutti gli psicologi. Posso provare da solo. Ci sono testi manuali che qualcuno potrebbe consigliarmi con cui posso provare a "curarmi"?


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Miglior risposta 28 APR 2024

Gentile utente,
sarebbe interessante conoscere i motivi della sua intolleranza ad instaurare e mantenere una relazione e nello specifico una relazione psicoterapeutica dal momento che la cerca perchè evidentemente vive qualche disagio picologico.
Sembra che lei oscilli tra autosvalutazione e chiusura narcisistica che impedisce un rapporto costruttivo con lo psicologo.
Un libro potrebbe aiutarla a riflettere ma non può certo sostituire una relazione terapeutica.
D'altra parte, la psicoterapia richiede pazienza, umiltà e continuità che in lei non sembrano abbondare per cui forse non è opportuno insistere ulteriormente nella ricerca del terapeuta giusto.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).

Dott. Gennaro Fiore Psicologo a Quadrivio

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2 MAG 2024

Un libro o un manuale non può sostituirsi a un concreto desiderio di mettersi in discussione.
Perché è proprio quello il punto di partenza: accettare di mettersi in discussione, affidandosi alla relazione con uno specialista.
Provi a partire da quello, togliendosi l'etichetta di dosso che si sta mettendo ("sono io il problema") e si affidi a vivere una relazione con un professionista.
Non può provarli tutti, sono d'accordo con lei, può scegliere però quello che le ispira più fiducia e lì giocarsi tutte le sue carte.
Mi contatti pure se è interessato ad un colloquio.
Un caro saluto.

Dott. Filippo Fortunato Psicologo a Gallarate

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1 MAG 2024

Buongiorno,
come tutti i colleghi le hanno già risposto, un libro non può sostituire nemmeno in minima parte una relazione di cura, proprio come non può sostituire nessun tipo di relazione. Non è una questione di livelli di importanza tra le due cose, è che sono cose diverse, linguaggi diversi, si possono integrare tra loro ma non sono intercambiabili.
Non serve nemmeno dare la colpa, che sia del terapeuta di turno oppure di lei stesso.
Mi chiedo piuttosto se lei non stia mettendo troppa enfasi sulla terapia psicologica e se non si sia costruito nel tempo delle aspettative troppo alte rispetto ad essa, di fronte alla quale si sente inadeguato.
Io credo ovviamente che una buona terapia sia utile, ma non va idealizzata né caricata di significati che non ha.
Il terapeuta, alla fine, non è altro che un professionista al suo servizio, e lo dico riferendomi all'etimologia della parola, infatti i 'Terapontos' omerici erano i servitori del guerriero (Achille, Ettore ecc..) sul campo di battaglia, non esseri illuminati e nemmeno creature temibili. Provi a rivedere il suo concetto e il suo approccio alla terapia, ne trarrà giovamento.
A disposizione, anche online

Dott. Giacomo Sillari

Dott. Giacomo Sillari Psicologo a Siena

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30 APR 2024

Gentile utente, lei sta scrivendo chiaramente che non può stare in una relazione, complessa o meno. Ciò che legge in questo tipo di relazione, è la sua relazione con l’Altro, dunque, la ritroverà in altre forme e con altri / altre persone nel corso della sua vita, come già sa. Con un libro non sarà in relazione, c’è un sapere, ma non incarnato, né in presenza, né lei si recherà con il suo, corpo, in presenza. Dunque, già soltanto questi elementi sono di una importanza calzante. Manuali per cambiare l’esistenza ce ne sono tanti, ovvero, manuali che annunciano di poter cambiare l’esistenza. Si tratta di fare come se, di assumere che le cose che leggerà siano adatte a lei e a tanti altri. Dove va a finire la sua singolarità? Quella che lei racconta al suo analista, quelle cose che appartengono soltanto a lei, le sue parole, il suo rapporto agli altri, al partner, il racconto della sua vita? Il manuale ha risposte pronte all’uso e standard per tutti, come trovarsi etichettati in un DSM con il proprio disturbo. La relazione invece è fatta di temerarietà, nasce dal mettersi in discussione e, cosa non affatto seconda, non da soli, per affrontare il suo saperci non stare. Che a quanto pare lei conosce bene, questo suo non saperci / volerci stare. Cordialità,
dott.ssa M. Gorini

Dott.ssa Michela Gorini Psicologo a Pesaro

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29 APR 2024

Gentilissimo, ha mai provato la terapia di gruppo? Forse farebbe al caso suo. A Milano dovrebbe esserci anche l'approccio analitico transazionale che forse, penso, potrebbe aiutarla. Un caro saluto e un augurio verso la persona che non demorde! Maria dr. Zaupa

Dottoressa Maria Zaupa Psicologo a Vicenza

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29 APR 2024

Buongiorno,
leggendo la sua esposizione, ho sentito, come rispecchiamento emotivo, un notevole disagio. Mi sembra di intuire che la sua difficoltà di rapportarsi con i "professionisti" sia dovuta alla ricerca estenuante di stabilire un rapporto basato sulla fiducia ma intimamente confuso con la dipendenza. Manifestando in modo tangibile un desiderio di autonomia mai raggiunta, ne consegue il suo modo di cercare aiuto e da questo, un grosso conflitto all'interno che induce ad eliminare a priori un rapporto di alleanza terapeutica (la cosa più importante in ogni terapia). Come dire che a questo punto, sempre a mio sentire, domina un senso di ribellione che esclude a priori la preziosa "alleanza terapeutica". Le suggerisco di non arrendersi, ma di cercare l'alterità continuando a contattare un/a altro/a professionista che per definirsi tale, assomigli solo a se stesso/a. Se non sono stata sufficientemente comprensibile, mi contatti senza impegno. La saluto empaticamente.

Dott.ssa Carla Panno Psicologo a Milano

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29 APR 2024

Gentile utente,
trovo preziosa la sua domanda e il modo che ha di formularla.
Da una parte presenta con chiarezza, lucidità e consapevolezza quello che ritiene essere il proprio bisogno e quello che pensa aver individuato come problema.
Dall'altro, abbondano le zone d'ombra e le domande che non hanno ancora ricevuto una risposta.

Perchè fallisce nel suo tentativo di raggiungere qualcosa che desidererebbe?
Forse perchè non sta cercando nel luogo giusto o forse per motivi che sono lontani dalle nostre previsioni, ma non irraggiungibili.

La verità è che la risposta è dentro di lei, in nessun libro e in nessun'altra persona. Trovo ragionevole cercarla all'interno di una relazione, specie se terapeutica, ma bisogna tenere a mente che la relazione è più della semplice e matematica unione di due persone.
Si tratta di qualcosa di nuovo e inedito, che si costruisce insieme e attraverso la quale si possono intraprendere, non senza intoppi e paure, grandi missioni di speleologia alla scoperta dei diversi "perchè?".

La sua è una domanda complessa, da leggere su più livelli e che per questo non può essere soddisfatta da una risposta semplice.

Spero di averle dato qualcosa su cui possa trovare interessante riflettere.

Un cordiale saluto

Dott.ssa Claudia Nunnari

Claudia Nunnari Psicologo a Roma

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29 APR 2024

Caro utente,
la ringrazio per aver condiviso qua la sua situazione.
Purtroppo devo contraddirla, la terapia E' relazione e i problemi relazionali si "risolvono" proprio stando in relazione con il terapeuta, o meglio, cambiando a poco poco i propri schemi relazionali prima con il professionista e poi applicando ciò al di fuori dello studio. Mi dispiace che questo fino ad ora non sia successo, ma se il problema, come dice lei, è la relazione occorre stare in relazione e non da solo.

Dott.ssa Giada Valmonte

Dott.ssa Giada Valmonte Psicologo a Genova

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29 APR 2024

Buongiorno

Parte del problema è risolto con la consapevolezza di essere il "problema" in quanto non in grado di stare in una relazione con un terapeuta. Qualsiasi tipo di terapia lei intraprenda , si ricordi che si tratta di una collaborazione tra due persone finalizzata al suo benessere psicofisico.
Di libri ce ne sono molti, ma se lei ha un problema relazionale o caratteriale le consiglio a questo punto di rivolgersi ad un medico, nello specifico uno psichiatra , per valutare se lei abbia un disturbo di personalità, nel qual caso avrebbe perlomeno una diagnosi di partenza certa.

Resto a disposizione per eventuali chiarimenti
Cordiali saluti
Paola von korsich Giardini

Dott Paola Von Korsich Giardini Psicologo a Monza

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29 APR 2024

Caro "cliente da evitare",
dalle sue parole trapela un enorme senso di solitudine, un bisogno di essere compreso e accolto al di là di ogni conferma alla sua presunta incapacità di saper entrare in relazione. La narrazione di noi stessi a cui siamo abituati porta sul palcoscenico della nostra rappresentazione aspetti più o meno cronicizzati di noi stessi, il lavoro terapeutico consiste nel prendere atto non solo di ciò che emerge in prima linea ma anche di tutto ciò che opera nel dietro le quinte. Dice che la relazione più importante e complessa è quella terapeutica. Ne è così sicuro? Dal mio punto di vista la relazione più importante è quella che intessiamo con noi stessi. Quanto siamo in grado di volgere lo sguardo nel dietro le quinte della nostra rappresentazione e vedere anche la parte in ombra che vi si cela? Nelle sue parole sembra emergere un certo compiacimento nell'essere Il "cliente difficile", il "cliente da evitare". Quanto è disposto a vedere in profondità nelle zone in ombra della propria rappresentazione? Un percorso di sostegno psicoterapico potrebbe aiutarla a far luce proprio su quelle parti di sé che difficilmente accettiamo o riconosciamo, imparando a stare al cospetto di queste, senza rifuggire in intellettualizzazioni mettendo in atto strategie per andare via. L'allenamento all'ascolto di sé passa dal prendere contatto con le proprie zone in ombra, restando in osservazione consapevole in una persistenza del contatto fatta di compassione e accettazione di ciò che c'è, momento dopo momento. Abbandonando poco a poco ogni aspettativa e pretesa. Ogni sforzo. Lasciando andare ogni concettualizzazione su come dovrebbe essere ed invece non è. Imparando a stare. Semplicemente. E' un percorso, un lungo viaggio cui aderire con intento fermo, occhi chiari, mente vuota e cuore leggero. Tutti noi siamo in viaggio. Tutti noi, ognuno di noi con le proprie individuali declinazioni, condividiamo gli stessi bisogni, le stesse aspirazioni e gli stessi dolori. La sfida è aperta. Il viaggio iniziato. Le auguro di superare ogni pretesto, riconoscendo gli agguati e gli alleati durante il cammino affinché siano molteplici e variegati gli orizzonti da contemplare.
Bon voyage!
Dott. Giuseppe Alessandro Dinoia

Dott. Giuseppe Alessandro Dinoia e Dott.ssa Annalisa Bellini Psicologo a Capriolo

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28 APR 2024

Un libro che le suggerisco è: "Psicoterapie: denominatori comuni" di Edoardo Giusti. La tesi cardine del libro è che la qualità della relazione terapeutica sia il fattore di cura principale. Attorno a questa idea si colloca la compatibilità tra la personalità del terapeuta e quella del paziente. Ne consegue che il terapeuta prima di prendere in carico un paziente e stilare un piano di trattamento deve fare una valutazione psicodiagnostica che comprenda anche lo stile di personalità di quest'ultimo. Dopo di ciò si può prendere in considerazione la possibilità di avviare il percorso di terapia o di inviare ad un collega.
Il professore aggiungeva che tanto più un terapeuta ha lavorato su se stesso tanto più sarà ampio il ventaglio di stili di personalità che avrebbe potuto prendere in carico.
Un altro libro che le suggerisco è "Menti che si incontrano" di Lewis Aron che tratta il tema delle resistenze in un'ottica intersoggettiva sia dalla prospettiva del paziente che del terapeuta. Ebbene sì anche il terapeuta ha resistenze e controtransfert.
Infine, rispetto ai suoi drop-out, quando percepisce disagio, lì può trovare indicazioni utili per conoscere se stesso e per il cambiamento dentro o intorno a lei.

Dott. Lelio Bizzarri Psicologo a Roma

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28 APR 2024

Buonasera, se le interessa un libro "Le parole sono finestre oppure muri" di Marshall B Rosemberg offre spunti interessanti circa la comprensione di se e la comunicazione dei propri bisogni all'altro, mostrando un modello comunicativo utile alla corstruziine di legami basati sull'empatia.
Relazioni soddisfacenti comportata imparare a capire sè stessi, saperlo comunicare all'altro e riuscire ad ascoltarlo.

Saluti
Dott. Martino Duchi

Dott. Martino Duchi Psicologo a Pesaro

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27 APR 2024

Buonasera. Quali aspettative ha nei confronti della terapia psicologica? Partirei da questa domanda. Forse ha aspettative irrealistiche, soprattutto sul lato relazionale, che potrebbero estendersi anche ad altre tipologie di relazione.
Un percorso psicologico potrebbe aiutarla a fare chiarezza nel suo mondo relazionale. Tuttavia vorrei chiarire che non è un passaggio obbligato. Ogni esperienza umana può essere arricchente e fare luce sulla nostra persona e sulle nostre modalità di condivisione dell'esperienza emotiva. Più che un disagio relazionale, dalle sue parole noto una certa struttura ossessiva, che si esplica nella tendenza a voler ricercare la relazione perfetta, il terapeuta giusto... il tutto unito all'intellettualizzazione della sua vita psichica, tanto da voler consultare un manuale per comprendersi. Può indagare queste dinamiche con uno psicologo, se vuole. Io resto a disposizione

Susanna Mattoccia Psicologo a Roma

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27 APR 2024

Gentile utente
Dalle sue parole emerge un grande senso di “sconfitta”. È un sentimento legittimo dopo aver sperimentato le tante esperienze che racconta. Il percorso terapeutico è complesso e quando riporta di non saper stare in relazione mi domando quanto profondo e difficoltoso possa questo essere per lei. Forse, se non dovesse aver già provato, un terapeuta sistemico-relazionale potrebbe fare al caso suo. E anche avesse già esperienza con questo approccio, non abbandoni la possibilità di trovare qualcuno che possa aiutarla.
Si dia la possibilità di farcela.

Resto a disposizione

Saluti
Dott.ssa Jlenia Licitra

Dott.ssa Jlenia Licitra Psicologo a Milano

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