difficoltà a comprendere partner
Buongiorno, sono una donna di 44 anni. Quattro anni fa conosco un uomo più grande di me di 20 anni, separato con una figlia. Cominciamo a frequentarci, e io mi trasferisco part time da lui, dico part-time perché andavo via ogni volta che la figlia era a casa del padre (due/tre volte la settimana). In questi anni la relazione ha avuto alti e bassi, per il mio modo di vedere, tutti fisiologicamente comprensibili. Finita la fase dell’innamoramento, ci siamo scontrati un po’ con i rispettivi caratteri, e forse anche con la differenza d’età, premetto che io non voglio figli, quindi non era quella la problematica. Abbiamo condiviso tante cose, sempre con lo stand by periodico della figlia, un fine settimana nostro, uno per loro. Abbiamo trascorso vacanze insieme, frequentato teatri, fatto attività fisica, ma poca vita sociale con altre persone. Inoltre, io ho una patologia cronica che mi porta spesso ad avere bisogno di fermarmi, e non riesco a fare molto quando sto male. Lui non l’ha mai realmente accettato, essendo un uomo molto attivo ed energico che non riesce a staccare mai, e ha bisogno sempre di fare cose. All’inizio del 2023 ho cominciato a sentirlo poco connesso con me, assente, arrabbiato, sempre critico nei miei riguardi, ho cercato di comprendere il periodo, molto complicato lavorativamente parlando, e i 64 anni, la paura di invecchiare, di non essere più “sul pezzo” come da sua definizione. La sessualità con me a quel punto riceve una brusca frenata. Trascorro sei mesi orribili (2023) in cui provo a parlare, comprendere, capire, trovare una mediazione, fino a che a luglio scopro un tradimento. Dalla scoperta lui va in crisi, interrompe immediatamente con l’altra, e dopo un mese di lontananza capiamo che non tutto è perso e iniziamo una terapia di coppia. Ma sento reticenza, blocchi, poca comprensione per la mia rabbia, su cui sto lavorando. Certo è presente, l’intimità è stata ripristinata immediatamente. Mi dice che ricostruiremo la fiducia, e che il fatto che io sono al suo fianco e non un’altra mi deve bastare. Il terapeuta ci supporta, ci aiuta a comunicare, a comprendere cosa l’altra abbia rappresentato. Allora perché sono qua? Perché l’altra sera, dopo bene sette mesi di recupero, scopro che le donne sono ben due. Una con la quale ha agito il tradimento fisico per sei mesi, l’altra per la quale aveva pensato di provare un sentimento ma con la quale non era riuscito ad andare oltre a messaggi, telefonate, forse per l’indisponibilità di questa donna. Di questa donna però non vuole parlare, perché dice che non ha rappresentato nulla. Come può un uomo pensare di ricostruire una relazione con me, continuando a mantenere segreti, bugie, taciuti? È possibile che quando si senta un vuoto, come emerso in terapia, nel cercare di colmare questo vuoto, una potesse valere l’altra? e come in un amore adolescenziale volersi innamorare di una fantasia? Se non posso avere la verità, sento di non riuscire a elaborare tutto questo.
