Crisi coniugale profonda
Sono un uomo di 37 anni sposato e con un figlio di 6 anni.
Mia moglie ha 37 anni e siamo sposati da quasi 9.
Vi scrivo per capire cosa c'è che non va in me e nella gestione del nostro rapporto da parte mia.
Io sono un militare e spesso siamo soggetti a trasferimenti. Quando mia moglie mia ha sposato (consapevole del mio lavoro) ha mollato tutto mettendo da parte la sua realizzazione per venir con me.
Il fidanzamento è stato un periodo felice, le uniche criticità erano i rapporti conflittuali tra lei e la mia famiglia d'origine.
Prima di mia moglie io non ho mai avuto alcuna esperienza prolungata con le donne.
Dal giorno del matrimonio mia moglie ha iniziato a soffrire la mancanza di realizzazione e di un lavoro, io ero incapace di risolvere il suo problema non avendo la possibilità di trovargli un lavoro.
Lei aveva lasciato il suo lavoro per seguirmi.
Dapprima le sono stato accanto poi però, impotente, ho cercato l'aiuto dei suoi genitori per affrontare il problema.
In lei si è generato un certo sentimento di rassegnazione del tipo "ti sei sposata? Ti devi rassegnare".
Tornavo a casa dal lavoro e trovavo sempre lei triste ed in me aumentavano i sensi di colpa alimentati dal fatto che io ero realizzato e felice e lei no.
Decidiamo quindi di avere un figlio.
Le cose sembrano andar meglio dopo la nascita ma poi l'insoddisfazione ed il nervosismo ritorna.
Cerco quindi di aiutarla con mio figlio per "alleggerirla" e nel frattempo riusciamo a trovare un lavoro.
Anch'io con cadenza trimestrale vado fuori casa per qualche giorno per lavoro e quando fuori spesso mi viene rinfacciato di essere felice e contento fuori casa.
Purtroppo dopo un anno vengo trasferito, lei inizialmente non vuole seguirmi per mantenere il suo lavoro ma poi, rendendosi conto della difficoltà a gestire da sola figlio e lavoro, decide di seguirmi.
Anche nella nuova città è triste ed insoddisfatta, si era visibilmente allontanata da me, non si avvicinava molto ed i rapporti intimi erano voluti solo da me e peraltro non soddisfacenti anche complice il mio periodo di stress lavorativo.
Io non pretendo nulla da lei dato il suo malessere.
Si dedica quindi allo studio per vincere un concorso pubblico, io la sostengo e vi riesce.
Vinto il concorso vengo di nuovo trasferito. In questo caso però non cambia molto perché lei può seguirmi nella nuova sede senza perdere il lavoro statale.
La nuova mia sede però non le piace e decide di rimanere con mio figlio lontani da me vivendo dai suoceri in attesa di una sistemazione.
Dopo un mese di lontananza mio suocero viene ricoverato e ed il mese successivo, mia moglie mi comunica a seguito di un problema accusato da me nell'intimità di non amarmi più.
Di provare solo affetto fraterno, di non essere più attratta da me.
Io cado bel panico, inizio un dialogo con lei ma ribadisce in tutte le salse, anche ragionando e con freddezza ciò che pensa, l'amore è svanito.
Io mi metto in discussione, vado dallo psicologo, dimagrisco vado dallandrologo.
Dopo tre settimane torno da lei (fine gennaio) ma lei continua a rifiutarmi ribadendo sempre le stesse cose.
Cerco di essere piacevole con lei e migliorandomi anche esteticamente ma questi miei sforzi vengono visti da lei come mio egoismo.
Ne parlo con sua madre perché convinto di un malessere di mia moglie piu generale e la cosa non viene apprezzata da mia moglie perché mia suocera comincia a darle ulteriori ansie piuttosto che sostenerla.
Gli propongo una terapia di coppia ma riufita, dopo varie insistenze la convinco ad andare ma ribadisce che vi partecipa solo per capire come fare con mio figlio.
Nel frattempo mio suocero continuava ad entrare ed uscire dagli ospedali.
A metà marzo, dopo innumerevoli tentativi di ricucire, scopro che mia mogle chattava in modo molto amorevole con il suo ex da un mese come se veramente fosse l'amore della sua vita.
Nonostante il tradimento, la perdono chiedendogli di smetterla e di affrontare i problemi insieme.
Lei mi dice che non mi ama, non è felice in questa vita di continui spostamenti e che il padre sta male.
Dopo 5 giorni riscopro una chat, mi arrabbio una seconda volta ma decido di perdonarla.
Lei però ha continuato imperterrita.
Preso dal panico e dalla rabbia e complice la convivenza forzata dovuta al Coronavirus, io inizio a sfogarmi con gli amici più stretti.
Soffrivo a leggere chat piene di amore e progetti futuri con l'ex.
Mi confido anche con una perfetta sconosciuta di una che si era dimostrata empatica nei miei riguardi.
Le chat continuavano amorevolmente e io stavo sempre peggio.
I litigi si facevano sempre più frequenti ma lei ribadiva di non amarmi iniziando a parlare di separazione.
Proprio il giorno in cui avevayil responso di una brutta malattia di mio suocero mia moglie scopre che io mi sono confidato e sfogato con gli amici e con questa perfetta sconosciuta e va su tutte le furie incolpando me di voler un rapporto extraconiugale con quest'ultima.
A questo punto prende la palla al balzo e cerca di incolpare me della fine del rapporto cercando di screditarmi con la sua famiglia reo di essermi comportato da bambino egoista senza stargli accanto.
Ma come si da a star accanto ad una persona che ti rifiuta, non ti ama e pianifica il futuro con un altra?
Il mio matrimonio è finito, non ne vuole più sapere. Vuole essere felice e io non posso dargliela.
Sono pieno di sensi di colpa.
Posso avere il vostro parere?