Cosa fare quando non c'è nessuna soluzione?
Sono una precarica di 28 anni e a gennaio dell'anno scorso ho avuto un tumore che ha compromesso le mie possibilità di fare dei figli.
Finite le cure, mi sono tornata da sola all'estero per continuare la carriera. Tuttavia, in quella città mi sentivo sempre sola, non parlavo la lingua, non riuscivo a vedere il mio compagno e la mia famiglia d'origine. Siccome il mio contratto è scaduto, ho dovuto accettare un lavoro precario in una grande città italiana. Questo nuovo lavoro mi terrebbe comunque lontana dal mio compagno e dai miei genitori, oltre ad essere di gran lunga sottopagato. Purtroppo, per come è fatto questo ambiente lavorativo, sono stata costretta ad accettare. Ora non so come pagherò l'affitto, dove vivrò, come riuscirò a passare del tempo con il mio compagno e tutte le mie speranze per un futuro insieme affondano.
Da quando ho accettato non faccio altro che piangere, mi domando se non sarebbe stato meglio morire un anno fa di malattia e se non sarebbe meglio suicidarmi. Ho buttato tutti i migliori anni della mia vita per costruire una carriera che non avrò mai (non sono abbastanza brava e dedita), e nel mentre ho perso la speranza di avere un giorno una famiglia. Continuo a vivere come una studentessa in affanno, senza una relazione vera, senza una casa, sempre in ballo degli umori di tutti. Questa vita cui non posso più sfuggire mi disgusta e chiunque fosse più intelligente di me se ne liberebbe.
Sono davvero convinta non ci sia più veramente niente da fare. Ho fallito in tutto e vorrei solamente non svegliarmi mai più