Come aiutare mio figlio adolescente chiuso in casa da un anno?

Inviata da marina · 5 feb 2015 Depressione

Buongiorno sono mamma di un ragazzo di 17 anni che dal mese di gennaio 14 si sente male se va a scuola anche quando riesce (con immensa difficoltà) a varcare l'ingresso mi telefona, dopo poche ore, per andarlo a prendere accusando mal di pancia, mal di testa e dolori vari. Al ritiro scolastico ha fatto seguito un ritiro sociale, non esce più, non frequenta più la scuola calcio è agli "arresti domiciliari" così come lo definisco di solito. E' seguito da una psicologa ma con scarsissimi risultati anche se va ben volentieri. Trascorre le sue giornate nella sua cameretta davanti ad un computer, navigando sui social network o giocando con la playstation, anche online, con i pochissimi e fidati amici. Ama invitare qualche amico a casa ma lui non vuole andare a casa loro, quindi nessun contatto con il mondo esterno ed unica uscita settimanale l'incontro con la psicologa. Quest'anno per l'elevato numero di assenze verrà respinto sto' valutando la possibilità di iscriverlo ad una scuola privata (a pagamento) per fargli conseguire l'idoneità al quinto anno ma non so se è la soluzione giusta così lui non si responsabilizza e pensa che pagando tutto si può ottenere, dall'altro canto ho paura che la bocciatura potrebbe deprimerlo ancora di più e soprattutto l'anno prossimo potrebbe non farcela ad andare a scuola considerando che avrebbe nuovi compagni e probabilmente nuovi insegnanti e lui è molto restio quasi, come se avesse paura, di essere giudicato dalle persone che non conosce. Mi sembra di vivere un incubo, di lottare contro i fantasmi, qual'è la causa di questo suo maledssere di chi è la colpa, mia, di mio marito, della scuola, del mondo intero che non offre speranze a questi giovani? Aiutatemi vi prego rischio di impazzire. Mi farebbe piacere ricevere qualche consiglio da qualcuno di voi che ha vissuto una situazione simile. Grazie

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Miglior risposta 6 FEB 2015

Buongiorno marina.
Dunque, la problematica descritta potrebbe rientrare in diversi inquadramenti quali la fobia scolastica, l'ansia da separazione oppure magari una fobia sociale . Naturalmente per esserne certa dovrei avere dei colloqui con lei e il ragazzo per cui non prenda le mie parole come una sicurezza.
Nel primo caso succede appunto che il ragazzo non riesca più ad entrare a scuola e questo può scaturire da:problematiche coi compagni, problematiche con un professore, difficoltà nel rendimento scolastico ecc.
Nel secondo invece il ragazzo ha difficoltà ad allontanarsi dalle proprie figure di riferimento (genitori di solito) in quanto la sua mente elabora pensieri disfunzionali e negativi riguardo alle conseguenze che ciò potrà portare. Questo quadro è più comune però nei bambini che negli adolescenti .
Nel terzo caso invece si parla di una problematica d'ansia abbastanza allargata che scaturisce dal timore di essere giudicato durante una performance (che sia una verifica di matematica oppure un allenamento di calcio o ancora il solo diversi confrontare coi priori pari), per paura ovviamente di non essere all'altezza e di fare una brutta figura. Questo porta quindi all'evitamento di molte situazioni al fine di non andare in ansia (sintomi quali mal di pancia, nausea, giramenti di testa, ecc) e non esporsi alle situazioni "di pericolo".
Per quanto riguarda suo figlio propenderei più per il terzo quadro che le ho descritto.
Invece riguardo al fargli rifare l'anno in una scuola privata direi che dipende: se la problematica di suo figlio continuasse a persistere in maniera così prepotente direi di porgli come unico obiettivo quello di sforzarsi e lavorare su questo. Quindi forse quella di fargli fare un anno in una scuola privata perché non rimanga indietro sia una buona idea, così da non sottoporlo ad ulteriore stress. Se invece vede che la problematica di suo figlio iniziasse lentamente a rientrare anche l'idea di fargli ripetere l'anno nella scuola potrebbe essere un buon terreno di prova per i passi di suo figlio verso la guarigione completa.
Il mio approccio è di tipo cognitivo-comportamentale, molto valido per diversi tipi di disturbo, soprattutto quelli d'ansia come questo. Perciò, se vede che con la sua attuale terapeuta non ci saranno ancora progressi potrei consigliarle di cercare un terapeuta di questo orientamento .
Cordiali saluti,
Dott.ssa Debandi Valentina

Dott.ssa Debandi Valentina Psicologo a Valenza

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11 FEB 2015

buon giorno,
mi viene in mente la possibilità che sia successo qualcosa che abbia indotto il ragazzo ad atteggiamenti come quelli che descrive, avete valutato la possibilità?
inoltre io credo che in questi casi sia molto importante che tutta la famiglia sia seguita perchè nessun genitore in una situazione di crisi sa qual'è la cosa giusta da fare ed essere supportato può far affrontare a tutti la situazione in modo più leggero. per quel che riguarda il ragazzo credo che debba essere spronato a trovare la motivazione per reagire non alla capacità di persistere nell'atteggiamento di "ritiro sociale" sicuramente ha delle risorse.... sarebbe utile ridefinirlglielo.
spero di esserle stata utile.
Dott.ssa Verusca Gorello
Psicologa Psicoterapeuta

Dott.ssa Verusca Gorello Psicologo a Roma

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10 FEB 2015

Salve Marina,
come già accennatole da altri colleghi, sento che la questione non sia scovare il colpevole, quanto diventare consapevoli delle responsabilità di ognuno in questa situazione. Ritengo, inoltre, fondamentale per lei e suo marito (e per eventuali altri vostri figli) richiedere una consulenza familiare, per attrezzarsi al meglio e cercare di costruire una rete di sostegno non solo per suo figlio ma per l'intero sistema familiare. Il ritiro sociale - o Hikikomori - può far sentire oltremodo impotenti chi è costretto a restare fuori dalla porta della stanza di suo figlio. Già è un enorme passo avanti per lui, riuscire a prendersi l'impegno settimanale con la psicologa.

Spero di esserle stata d'aiuto e mi riservo la disponibilità di ulteriori informazioni in merito. Cordialmente,
Dott.ssa Mariarosaria Imbimbo

Dott.ssa Mariarosaria Imbimbo Psicologo a Napoli

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6 FEB 2015

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Gent.le Signora Marina, posso comprendere quanto una situazione simile la preoccupi.I problemi con la scuola e con l'uscire di casa di suo figlio mi sembrano essere una conseguenza di un malessere le cui cause andrebbero forse cercate altrove.Interrogarsi, per esempio, su come sta vivendo dentro suo figlio questa fase della sua vita, creando con lui un dialogo volto a comprendere e conoscere, sospendendo il giudizio e la preoccupazione potrebbe essere un modo per iniziare a rinsaldare un legame reale contro quelli virtuali creati attraverso il computer. La sua richiesta di aiuto mi ha fatto venire in mente un problema molto diffuso in Giappone che riguarda ragazzi dipendenti da internet, giochi, social network ecc.....sono chiamati Hikikomori.Le suggerisco di vedere un video che il governo giapponese ha diffuso per contrastare e prevenire questo fenomeno.Un video molto toccante emotivamente che forse le farà "risuonare" molte corde.

Spero di esserle stata di aiuto.Dott.ssa Sonia Petroni

Dott.ssa Sonia Petroni Psicologo a Bari

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6 FEB 2015

Buongiorno Marina,
ritengo che in questo particolare momento sia necessario mantenere la calma senza affannarsi nella ricerca di una serie di immediate soluzioni. Come psicoterapeuta particolarmente focalizzata sulle le problematiche dell'età evolutiva, mi viene da pensare che tuo figlio si trovi ad una svolta della sua esistenza condizionata da qualche conflittualità. Ora, come tu stessa dici, lui è motivato ad uscire soltanto per andare dalla sua psicologa e tu non dovresti essere impaziente per quanto riguarda i risultati (anche se pressata dall'andamento scolastico). E' giusto che lui continui la terapia poiché solo attraverso una sua apertura in tale ambito, potrà determinare il superamento del suo attuale disagio. Potrei dire molto di più, ma non conoscendo di persona il tuo ragazzo, avrei bisogno di più approfondite informazioni e per questo resto a disposizione se lo riterrai necessario.
Dottssa Carla Panno
psicologa-psicoterapeuta

Dott.ssa Carla Panno Psicologo a Milano

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5 FEB 2015

Salve Marina, credo che cercare di capire di chi sia la colpa per il problema di suo figlio non sia la cosa migliore da fare per aiutarlo. C'è una grande differenza tra colpa e responsabilità e credo che la seconda sia molto più utile della prima.

La responsabilità ha una connotazione positiva e propositiva. Non conosco la sua storia, ma sono certo che lei come madre ha già fatto e sta facendo moltissimo per il benessere di suo figlio. A volte, tuttavia, per affrontare al meglio certe situazioni bisogna avere la consapevolezza che ci vuole tempo, impegno e, soprattutto servono più alleati.

Da quello che scrive sembra che lei stessa viva una situazione di enorme sofferenza e credo che potrebbe essere davvero d'aiuto per lei (e indirettamente anche per suo figlio) un percorso psicoterapeutico individuale. Mi domando se non abbia già preso in considerazioni questa opzione. Resto a disposizione per ulteriori domande. Un caro saluto. Dott. Massimo Perrini

Dott. Perrini Massimo Psicologo a Roma

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5 FEB 2015

Gent.le Signora Marina, posso comprendere quanto una situazione simile la preoccupi.I problemi con la scuola e con l'uscire di casa di suo figlio mi sembrano essere una conseguenza di un malessere le cui cause andrebbero forse cercate altrove.Interrogarsi, per esempio, su come sta vivendo dentro suo figlio questa fase della sua vita, creando con lui un dialogo volto a comprendere e conoscere, sospendendo il giudizio e la preoccupazione potrebbe essere un modo per iniziare a rinsaldare un legame reale contro quelli virtuali creati attraverso il computer.La sua richiesta di aiuto mi ha fatto venire in mente un problema molto diffuso in Giappone che riguarda ragazzi dipendenti da internet, giochi, social network ecc.....sono chiamati Hikikomori.Le suggerisco di vedere un video che il governo giapponese ha diffuso per contrastare e prevenire questo fenomeno.Un video molto toccante emotivamente che forse le farà "risuonare" molte corde.
c
Spero di esserle stata di aiuto.Dott.ssa Sonia Petroni

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