Come aiutare il fidanzato con l'università?

Inviata da Isabella Riviezzi · 27 gen 2015 Terapia di coppia

Buongiorno, sono una ragazza di 21 anni, fidanzata da più di un anno con un ragazzo di 22 anni. Solo ora mi sono decisa a scrivervi, nella speranza di trovare un appoggio e un aiuto. Studio anch'io psicologia, ma, purtroppo, essendo parte della situazione, non riesco a darmi le risposte che cerco. Partiamo dal principio... Il mio fidanzato vive una situazione familiare difficile; i suoi genitori si sono separati qualche anno fa e lui, da quel momento, ha sempre vissuto col padre. Sua mamma, fin dal primo momento della separazione, si è trasferita in un'altra città e ora va sporadicamente a trovare il figlio; quest'ultimo non ha più un rapporto con la madre, non vuole assolutamente parlare. N. (preferisco non scrivere il suo nome completo) mi ha sempre raccontato del rapporto burrascoso con i genitori, in particolare con la madre, la quale, fin dai tempi del liceo, non mancava mai di apostrofarlo con termini quali "sfigato"oppure "disadattato sociale"e, nel caso di un brutto voto, si mostrava parecchio scocciata, non rivolgendogli la parola per settimane intere. Il padre, da quel poco che ho potuto notare, è iperprotettivo e, anche lui, è sempre pronto a sottolineare ogni piccolo fallimento universitario del figlio.
Ora, la situazione che mi si presenta spesse volte, è la seguente: il mio fidanzato non riesce più a concentrarsi sugli studi di ingegneria, vorrebbe terminare la triennale (finirebbe, comunque, un anno dopo), ma, una volta ultimata, non sa quale lavoro gli piacerebbe svolgere (di fare l'ingegnere, proprio non se ne parla), dice di sentirsi deluso dalla sua vita, di non vedere più un futuro e, qualche volta, ha manifestato il desiderio di morire.
Io, da parte mia, cerco sempre di incoraggiarlo sia nel superare un esame sia in altre sfide della vita, di essere sempre presente per lui, di non farlo mai sentire solo.
Ieri, ad esempio, ha scoperto di non aver passato un esame e, nonostante le mie rassicurazioni sul fatto di non avermi delusa e nonostante il mio continuo scrivergli che, per me, non cambia nulla, che è solo una prova e il voto non lo giudica come persona, lui ha continuato, imperterrito, a ripetermi di essere un fallito e di non volere questa vita; stamattina, ho provato a mandargli un messaggio e a chiedergli se stava bene, ma non sono riuscita ad ottenere risposta. Non è la prima volta che succede, un'altra volta non aveva risposto ai miei messaggi, alle miei chiamate e non mi aveva aperto la porta quando mi ero presentata da lui; qualche giorno dopo, N., si è giustificato dicendo che, per lui, io sono troppo e che, sicuramente, un giorno lo lascerò.

So che, quest'ultima "immagine" che vi ho scritto, può ritrovarsi nell'abbandono da parte della madre e che, anche le sue insicurezze e la sua bassa autostima, sono da ricercare anche nel contesto familiare...
Io non so più cosa fare, l'unica cosa di cui sono certa è che lo amo follemente e che voglio costruirmi un futuro con lui. Aiutatemi, per favore, a capire come potrei aiutarlo con l'università e a scegliere cosa fare in futuro (ho pensato di rivolgermi a uno psicologo, però, da un lato, non avremmo i soldi per pagarlo e, dall'altro, lui è molto scettico riguardo ciò).

Vi ringrazio per le risposte.

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Miglior risposta 28 GEN 2015

Cara Isabella
questo suo ragazzo soffre molto e sicuramente quello a cui è stato sottoposto in passato nell'ambito familiare ha avuto un impatto determinante su di lui.
Penso certamente che lui abbia tante e buonissime qualità che, al momento, non riesce ad esprimere sentendosi appunto "sfigato", chiaramente essendoselo sentirto dire tante volte si è come "immedesimato" nella parte.
Allo stesso modo in cui "essendo stato abbandonato" dalla madre ora pensa che certo la sua donna dovrà abbandonarlo.
Credo che occorra tantissima empatia per mantenere un contatto forte con lui.
Certo lei non deve fare la "psicologa" con lui essendo la sua donna ma deve stargli sempre vicina mostrando la massima comprensione e dando segnali di stima.
lei sta già facendo questo e non si stanchi farlo.
Credo che lui continuerà a metterla a dura prova per abbastanza tempo.
Se lei pensa che lui l'ami continui ad andare avanti comunicando a lui la sua stima.
Questo ragazzo dovrebbe essere aiutato e rimotivato in modo che possa avere forza e coraggio per terminare la triennale. Nulla importa se è indietro di un anno una domanda (fa ingegneria meccanica?)...se ha scelto questa facoltà è stato comunque coraggioso ed ora le sue capacità sono solo "oscurate" e non perdute.
Si potrebbe cercare un modo per dargli un aiuto. Avete skype?
Io penso che sarebbe una bella cosa per lui prendere la Laurea triennale e uscire da questo tunnel... si sentirebbe poi molto meglio.
Mi piacerebbe molto essere d'aiuto...vuole farsi sentire...stò pensando a qualcosa da fare per lui, se lei si i fara' sentire potremo parlarne.
Aspetto
Dott.ssa Silvana Ceccucci Psicoterapeuta in Ravenna

Dott.ssa Silvana Ceccucci Psicologo a Ravenna

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28 GEN 2015

Ciao Isabella. Mi sembra che tu faccia già tutto il possibile per il tuo ragazzo. Tu per lui sei la sua ragazza e non la sua psicologa. Converrebbe tenere distinti questi due ruoli per il bene della vostra relazione. La migliore prospettiva sarebbe quella di rivolgersi ad un professionista, ma deve essere il tuo ragazzo a volerlo! Per i compenso, molti di noi adottano tariffe agevolate, costi sociali, terapie su skype che solitamente costano meno, oppure potrebbe rivolgersi ad associazioni di volontariato della tua città o al consultorio/csm.Ciò che puoi fare per lui, quindi è solo accompagnarlo in questi suoi momenti di sconforto e suggerirgli di rivolgersi ad un esperto. Anche tu, se ne avverti il bisogno, potresti contattare un professionista se ti senti in confusione, spaesata, spaventata, intristita. Un supporto per trovare le tue risorse, per scoprire la via che vuoi seguire.
Ciao Isabella,
dott.ssa Caterina Scarciglia

Dott.ssa Caterina Scarciglia - Studio Di Psicologia Psicologo a Spongano

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28 GEN 2015

Buongiorno Isabella, la sua descrizione del problema è' molto chiara. E mi colpisce anche la tenacia con cui affronta la situazione che ci descrive. La sua preoccupazione per il fidanzato è' assolutamente legittima ma credo che abbia, intelligentemente, intuito che sarebbe necessario l'intervento di un terzo, meglio se professionista.
A mio parere, il problema non si esaurisce con la difficoltà di N. con gli studi universitari o altra prospettiva di lavoro bensì pare collegato ad un suo modo di leggere il mondo che lo circonda (sulla base del quale si è una persona di valore solo se si hanno determinate caratteristiche). In tutto questo ha avuto il suo peso il contesto familiare
. Il tema centrale sembra essere il giudizio. Consiglierei comunque un percorso ( provare con il consultorio pubblico o con consultori convenzionati, ne esistono).
Spero di essere stata utile.
Un caro saluto.
Dott.ssa Silvia Lelli.

Dott.ssa Silvia Lelli Psicologo a Padova

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28 GEN 2015

Cara Isabella,
sicuramente la storia del tuo ragazzo è molto delicata, fatta, come dici anche tu, del più grande abbandono che una persona possa vivere, quello della figura materna, quella figura che ci dovrebbe sostenere ed accogliere sempre.
L'incapacità che lui ha di sentirsi una persona valida e quindi capace di sostenere e superare gli esami universitari nasce molto probabilmente da quel modo di sminuirlo della madre, "sfigato, disadattato sociale", e purtroppo non è aiutato neppure dal padre che gli sottolinea i suoi fallimenti universitari.
La sua difficoltà a superare gli esami è legata a quelle etichette che la madre gli ha dato, uno "sfigato" che come tale non può essere capace di superare gli esami, che non può essere degno di stare insieme ad una persona come te e che pertanto prima o poi è sicuro che tu lo lascerai.
Ma perché lui ha scelto proprio ingegneria che è una facoltà molto difficile? Potrebbe essere un modo per ripetere il suo tema centrale di vita cioè "il non riuscire nelle cose" e quindi ripetere il modo in cui la madre lo ha sempre visto, l'incapace, lo "sfigato"?
Purtroppo tu oltre a stargli vicino e a credere nelle sue capacità non puoi fare di più, perché il bisogno che lui ha dell'amore incondizionato di una madre, che dovrebbe amarlo per quello che è (anche se andava male a scuola), non può sostituirlo neppure il tuo amore.
Continua quello che già stai facendo, credere in lui, credere nelle sue capacità e soprattutto dargli anche i più piccoli riconoscimenti su qualsiasi cosa lui riesce a fare.
In bocca al lupo.
Dott.ssa Anna Petrachi

Dott.ssa Anna Petrachi Psicologo a Roma

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28 GEN 2015

Gentile Isabella,
mi ha colpito molto la tua lettera, perché ho avuto un caso simile con un ragazzino delle scuole superiori ( mi occupo di supporto scolastico ).
E' evidente che il tuo ragazzo avendo alle spalle una situazione famigliare critica, non è riuscito a costruire un'autostima solida. Nella vita di ciascuno di noi, vi è sempre bisogno di qualcuno che ci sostenga per affrontare le difficoltà e che ci dica che andrà meglio. Ora, nella sua vita come punto di riferimento ci sei tu. Quello che mi sento di dirti è di parlare con il tuo ragazzo e di consigliargli di fissarsi dei piccoli obiettivi. Il suo obiettivo ora è quello di superare gli esami e laurearsi, per il lavoro ci sarà tempo dopo, uno step per volta. E' bene cominciare da piccole cose per poi avere grandi soddisfazioni. Deve trovare la forza, anche con il tuo sostegno, di raggiungere questi scopi anche per un senso di riscatto nei confronti dei suoi genitori per dimostrare che anche lui vale ed è capace di qualcosa.
Un esercizio utile potrebbe essere quello di organizzarsi la giornata, definire alcune cose da fare nel corso delle 24 ore per poter essere soddisfatto, come la mattina seguire le lezioni, il pomeriggio farsi un programma del materiale da studiare e dopo rilassarsi con un hobby o una passeggiata con te.
Spero di esserti stata utile.

Dott.ssa Annalisa Sarno Psicologo a Padova

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