Bimbo bilingue 2 anni, dopo sei mesi ancora non riesce ad inserirsi al nido

Inviata da Ketty M · 28 apr 2015 Psicologia infantile

Salve, sono la mamma di Alessandro un bimbo di 2 anni e mezzo che da ottobre frequenta il nido. Ho deciso di iscriverlo al nidoo perché é un bimbo alquanto timido e riservato che non socializza molto bene coi coetanei. Il problema é amplificato dal fatto che viviamo in Catalogna (Barcellona) da un anno e mezzo e purtroppo né io né mio marito parliamo il Catalano. Pian piano Alessandro sta imparando la lingua e a casa é vivace e sereno, parla moltissimo e canta le canzoncine in Catalano che gli insegnano le maestre. Lo porto spesso al parco e gioca tranquillamente sia da solo che con gli altri bambini. Il problema nasce all'asilo e attualmente mi angoscia: Inizialmente piangeva quando lo lasciavo, poi in braccio alle maestre si tranquillizzava. Adesso reagisce in maniera strana: prima mi si arrampica addosso perché non vuole essere lasciato, io lo bacio lo tranquillizzo e gli spiego che torno a prenderlo piú tardi, gli racconto che fará tante cose belle con i bambini. Quando finalmente riesco a convincerlo, diventa quasi "catatonico": mi guarda serio serio, la maestra lo prende in braccio e lo porta dagli altri bimbi ma lui si siede in un angolo fermo immobile, se gli altri si avvicinano a lui, neanche si gira a guardarli quasi volesse dire: andatevene via! Nob voglio giocare con nessuno. Per tutta la mattinata non dice una parola, partecipa alle attivitá con interesse ma non gioca con i bimbi. Solo pochissime volte, tornando a prenderlo, l'ho trovato che giocava con qualcuno. In genere lo trovo solo, seduto in una sedia ad aspettarmi. Quando arrivo é come se si riaccendesse: mi accoglie felice, mi racconta cos'ha fatto, mi mostra mille cosa, quasi non se ne vuole andare. Torna normale insomma. Le maestre mi dicono di non preoccuparmi perché dipende principalmente dalla difficoltá che incontra con la lingua e per questo non parla e tende ad isolarsi, ma io mi preoccupo eccome. Soprattutto per quella sorta di catatonia in cui sembra cadere quando vado via!
Mi chiedo: potrebbe avere subito un trauma? Potrebbe essere traumatizzato? Cosa devo fare? Cosa gli sta succedendo?

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Miglior risposta 29 APR 2015

Gentile mamma,
il processo di distacco del bambino dalla sua mamma va di pari passo al processo di distacco vissuto dalla mamma rispetto al suo bambino. Come si sente lei quando lasvia il suo piccolo? Probabilmente, come ogni mamma, sentirà emozioni contrastanti... provi a dirsi quali... gioia per qualcosa che inizia... forse timore o paura... frustrazione... senso di colpa... Credo che quando lei si potrà sentire serena e sicura nel lasciare il suo bimbo, allora anche lui potrà permetterai di dimostrare sicureza e gioia. Ci vuole tempo, pensiero... lavoro interiore ma le sue righe raccontano di una ketty attenta partecipe e determinata, conxenteata positivamente sul suo bimbo. Si permetta di ascoltare le sue proprie emozioni... le lasci emergere... Alessandro pare un bimbo ben inserito e tranquillo che dà segni di disagio nel distacco: è normale... Ma lei come sta nel nuovo paese? Si è ben integrata? Si sente sola? La lingua costituisce un ostacolo o un problema relazionale x voi genitori? Ha qualcuno con cui parlare di sè? Potrebbe pian piano invitare un compagno alla volta a casa con la propria mamma x una merenda insieme... vedrà che andrà meglio. Inltre ferchi di condividere quanto ci ha scritto con suo marito e non lo tenga chiuso in lei.... ne gioverte tutti.
Le porgo i miei migliori saluti e resto a disposizione per un eventuale approfondimento
Cordialmente
Dr.ssa Luisa Morassi
Psicologa
Udine

Dott.ssa Luisa Morassi Psicologo a Udine

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6 MAG 2015

Cara Ketty,
la sua è una paura che vivono la maggior parte delle mamme che come lei mandano i propri figli all'asilo nido.Suo figlio sta sperimentando una strategia di comportamento per evitare in distacco fisico da lei. Non è un comportamento disfunzionale anzi lo definirei evolutivo e di adattamento. I tempi di adattamento a contesti nuovi sono molto soggettivi. Sono d'accordo con quello che le hanno detto le educatrici. Lei può aiutare suo foglio come già sta facendo e cercando di essere più serena possibile quando lo lascia cercando di non avere sensi di colpa e pensando che sta facendo la cosa giusta per suo figlio. ( Da manuale di psicologia dello sviluppo:la vera socializzazione nasce dai due anni e mezzo ai tre circa)
Le auguro una buona giornata.
Dott.ssa Antonella Minutella.

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30 APR 2015

Salve mamma di Alessandro..il tuo bambini non ha difficoltà linguistiche..I bambini interagiscono fra loro con varie modalità, il gioco spesso non passa per spiegazioni verbali, come per molti bambini della sua età la difficoltà a separarsi dalla mamma è data dalla tipologia dello stile di attaccamento madre - bambino. Potresti provare a far accompagnare il bimbo a scuola da un altro familiare di cui il bimbo si fida e consultare un terapeuta per meglio gestire le tue ansie generate da questa problematica.

Dott.ssa Elena Agostini Psicologo a Anzio

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29 APR 2015

Gentile Ketty,
credo che suo figlio sia semplicemente triste nel doverla salutare. Ormai ha capito che lei torna, infatti non piange più, ma è dispiaciuto nel vederla andare via come sarà dispiaciuta anche lei ad andare.
Durante la mattina dice che il bambino gioca e questo e sinonimo di buon adattamento. Se fosse sempre "catatonico" non giocherebbe neanche da solo. La lingua probabilmente rende più complesse le relazioni per questo occorre dargli tempo. E' utile non avere aspettative frettolose perchè si correrebbe il rischio di farlo sentire "sbagliato".
In realtà, il bambino se gioca sta bene e se è felice di rivederla significa che è ben inserito.
Per aiutarlo nelle relazioni inviti qualche amichetto a casa per stimolare ulteriormente la produzione linguistica. Per tollerare la tristezza nel salutarlo pensi al bambino al suo ritorno, allegro e sereno. In bocca al lupo, dr. Katjuscia Manganiello

Dr.ssa Katjuscia Manganiello Psicologo a Pesaro

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29 APR 2015

Gent.ma Ketty
Dalla sua lettera mi pare di capire che l'inserimento del suo bimbo attraversa le consuete fasi di adattamento previste con le difficoltà che lei descrive ma che sono da attribuirsi anche al distacco da lei che necessità di tempi un pò più lunghi.
C'è inoltre il problema della lingua da tener presente
Le stia vicino come stà già facendo, lo accompagni e lo rassicuri e vedrà che con il tempo ilbimbo troverà i suoi adattamenti seguendo i suoi personali tempi evolutivi. Auguri Dott.ssa Angeli Milena

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29 APR 2015

Gentile signora, dalla sua descrizione Alessandro sembra un bambino molto sensibile e intelligente. Il fatto che il piccolo in sua presenza riesca a giocare in maniera naturale con gli altri bambini (che immagino parlino catalano) fa presupporre che fatichi a gestire la separazione da lei al nido e con il suo comportamento le stia comunicando che ha bisogno di una maggior rassicurazione per poter vivere serenamente quello spazio lontano da lei. Sicuramente la lingua differente può complicare la situazione, anche se credo che questa difficoltà sia legata al vostro rapporto. Posso solo ipotizzare che lei possa vivere con ansia e senso di colpa il distacco, forse perché si sta chiedendo se sia la scelta giusta lasciarlo al nido, in un ambiente nuovo e poco "comprensibile". Se in parte questo vissuto le appartiene allora si rassereni riguardo alla serenità del suo bambino; si affidi alle maestre, si tranquillizzi perché il suo bimbo non sembra aver subito alcun trauma, e si ricordi che siamo spesso noi adulti a non riuscire a separarci e a temere di non essere compresi. I bambini assorbono le emozioni e l'affetto e non importa in quale lingua ciò avviene; se Alessandro sentirà sia lei che le maestre serene e sicure che vivere quelle ore al nido sia il meglio per lui non sceglierà più la protesta e il mutismo, ma vi regalerà sorrisi e parole, probabilmente in due lingue. Un caro augurio
Dr.ssa Maria Mascaretti

Dott.ssa Maria Mascaretti Psicologo a Pinerolo

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29 APR 2015

buongiorno Ketty,
leggendo la sua mail mi viene da consigliarle subito il supporto di uno specialista, per capire meglio cosa turba a suo figlio e come gestire questa situazione nel migliore dei modi. La cataluna dispone di tantissimi centri e colleghi che sapranno gestire al meglio questa situazione (che da quanto leggo escludo sia una difficoltà legata alla lingua) . Rimango comunque a sua disposizione e le faccio i miei auguri,
Laura Liotta

Dott.ssa Laura Liotta Psicologo a Siracusa

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29 APR 2015

Buongiorno Ketty,
dato l'esagerato perdurare delle difficoltà del tuo bimbo, parzialmente giustificate dalla motivazione linguistica, mi viene da pensare che si potrebbero cercare delle strategie educative alternative. Non mi sembra il caso di perdere altro tempo ma di avvalersi,al di là di quello delle educatrici, di un punto di vista più specifico nel senso psicopedagogico. Ritengo che , come in Italia , anche lì sia disponibile una equipe di professionisti in supporto alla scuola in genere e che sarebbe veramente il caso di interpellare. Da qui potrei azzardarmi di dare qualche suggerimento ma preferisco che tu ti rivolga a qualche mio/a Collega in modo più diretto e, se ancora non lo hai fatto, chiedi una consultazione ad un/a Psicoterapeuta dell'Età Evolutiva. Resto comunque a tua disposizione nel frattempo.
Dott.ssa Carla Panno
psicologa-psicoterapeuta

Dott.ssa Carla Panno Psicologo a Milano

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28 APR 2015

Buongiorno,
condivido l'opinione tranquillizzante che le hanno dato le educatrici dell'asilo nido. Credo che le difficoltà linguistiche rendano più lungo e complesso l'inserimento al nido. Essere bilingue per un bambino rappresenta per il futuro una grandissima risorsa cognitiva: moltissimi studi hanno evidenziato che i bambini bilingue hanno molta più facilità nell'apprendimento di altre lingue per tutta la vita. E' però inevitabile che in questa fase suo figlio risenta delle difficoltà transitorie nell'esprimersi con le educatrici e gli altri bimbi. Credo quindi che quanto lei descrive siano modalità, altrettanto transitorie, di difendersi da un ambiente nuovo. Non parlerei quindi di trauma ma di una fase di adattamento un po' più complicata da questi fattori. Vedrà che nel corso del tempo la situazione tenderà gradualmente a migliorare. Tenga un canale di comunicazione aperto e basato sulla fiducia con le educatrici, che le permetteranno di avere piena conoscenza di questi miglioramenti.
Un saluto,
dr.ssa Campagnola

Studio Dr.ssa Campagnola Psicologo a Montebelluna

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28 APR 2015

Gentile Elisabetta,
la decisione sul da farsi spetta a voi.
Da ciò che dici, è evidente che da parte di entrambi ci sarebbe un'attrazione reciproca, quindi tornare insieme potrebbe sembrare la scelta giusta. È così? In ciò che hai scritto questo ragazzo che frequenti lo hai citato, ma non traspare alcun trasporto.
Mettiti serena in un posto senza che nessuno possa disturbare, e lasciati andare a ciò che senti. Tornare con lui? Restare con quest'altro? Cosa provi? Cosa ti rende felice? Cerca dentro te le risposte.
Se in questa ricerca sentissi il bisogno di un sostegno per far chiarezza, sentiti libera di contattarmi.
Cordialmente, Dottor Antonino Savasta.

Dottor Antonino Savasta Psicologo a Pistoia

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