Dubbio su rapporto bimbo-maestra, bimbo-zia
Buongiorno e ben trovati,
sono il papà di un bimbo di 18mesi e un/' altro/a in arrivo. Io e mia moglie siamo di origini calabresi, ma viviamo da ormai 7 anni in Lombardia dove entrambi abbiamo trovato lavoro. I genitori di entrambi sono rimasti in calabria, mentre la sorella di mia moglie vive a bologna con il compagno.
Lavorando entrambi, nostro figlio frequenta da settembre scorso (età di 9 mesi) un asilo nido montessoriano in formula full time. Ha instaurato un ottimo rapporto con le maestre, con una in particolare, tanto da abbandonare il ciuccio (cosa a cui tiene ancora molto) e correrle subito incontro quando la vede all'arrivo al mattino. Il più delle volte sono io ad accompagnarlo, e la cosa mi ha lasciato piacevolmente colpito, in quanto la considero una dimostrazione che il bambino si trovi bene con lei e, più in generale, in asilo.
Qualche giorno fa, durante una videochiamata con nonni e zia, il bambino che non parla ancora ha iniziato a pronunciare "nene, nene"... ci abbiamo messo un po' a capire cosa volesse dire, poi ci siamo resi conto stesse parlando della maestra: la Ele (stavamo raccontando ai nonni e alla zia cosa avesse fatto quel giorno il bambino all'asilo). D'improvviso il tono della conversazione è cambiato. Nello specifico, mia cognata ha iniziato a rivolgersi al bambino con frasi tipo "e adesso chi è questa nene?" "ma tu vuoi più bene a questa nene o a me che sono tua zia?" Sono subito intervenuto chiedendo di evitare di fare questo tipo di domande al bambino, e che sicuramente la zia non è e non ha lo stesso ruolo della maestra. Dello stesso avviso mia madre, ex dirigente scolastica che dal canto suo ha provato a spiegare quale possa essere il ruolo di un'insegnante nell'educazione e crescita del bambino, e mia moglie; concorde con la zia, la nonna materna che ci ha redarguito con un secco "neanche io sono d'accordo che si affezioni alla maestra, in fondo è un'estranea, mi meraviglio di te che eri una dirigente" - rivolto a mia madre. Visto l'accordo con mia moglie ho lasciato correre la cosa, tant'è che il bambino il giorno dopo è tornato all'asilo e i feedback ricevuti sul suo comportamento hanno continuato ad essere positivi ed incoraggianti. Tuttavia una o due sere dopo mia moglie ha ripreso il bambino che stava facendo i capricci durante la cena con la frase (mai detta prima) "non fare così o la Ele ti picchia/sgrida". Ho chiesto anche a lei di evitare certe frasi con il bambino, ma ho notato che il bambino ha perso un po' quell'entusiasmo e quello slancio spontaneo nell'entrare all'asilo.
Non capisco cosa possa aver fatto cambiare idea a mia moglie così all'improvviso.
Un altro episodio simile si è posto quando una mia amica ha detto "vieni da zia" al bambino. Questa volta da subito mamma, zia e nonna sono partite lancia in resta contro questo "uso improprio" della parola zia per riferirsi ad una persona estranea. Con conseguente divieto assoluto per il bambino di rivolgersi ad altri che non fosse effettivamente sua zia. Sinceramente non vedo il problema sin da piccolo ero solito chiamare "zia/zio" tutte quelle persone vicine alla famiglia, alle quali potevo essere temporaneamente affidato o che avevano un ruolo di vicinanza o affinità con essa.
Alla luce di quanto sopra, il dubbio per il quale vi scrivo è capire se per il bene del bambino è bene che non si affezioni troppo alla maestra e che identifichi un estraneo/a una persona senza legami di sangue, ma esclusivamente affettivi. vi ringrazio per la disponibilità e l'attenzione.
Mirko