Trattamento del disturbo post-traumatico da stress (PTSD)
Tanti soffrono di PTSD. Il trauma è rivissuto con immagini, pensieri intrusivi, incubi, impotenza. Strategie specifiche possono aiutare.
Disturbo da stress post-traumatico (PTSD): il PTSD comprende una vasta gamma di eventi: catastrofi naturali, violenza fisica e/o psicologica, abusi, gravi malattie fisiche etc.; l'incidenza oscilla tra l'1 e il 9% ed è più comune nelle donne che negli uomini. Questa sindrome è caratterizzata da paura intensa, terrore e impotenza in risposta ad un evento drammatico. Il trauma psicologico è rivissuto sottoforma di immagini, pensieri intrusivi, incubi. Avvicinarsi a tutto ciò che ricorda l'evento provoca agitazione intensa, paura, con conseguente evitamento di persone, luoghi e attività che rimandano all'evento traumatico. La persona traumatizzata diventa irritabile, si allarma facilmente, dorme male e sperimenta difficoltà di concentrazione, apatia, distacco e scarsa speranza per il futuro.
Nei PTSD al trattamento TCC viene affiancato il protocollo EMDR:
- I fase: -valutazione dei fattori che impediscono l'elaborazione del trauma: autocritiche, giudizi negativi degli altri, impatto del trauma nella propria vita;-spiegazione del disturbo post-traumatico da stress secondo la teoria neurofisiologica polivagale. Informazione sulle conseguenze psicosociali dell'essere vittime di un trauma psicologico;-stabilizzazione dei sintomi: dare un nome ai sintomi, normalizzarli, evidenziare come e quando diventano insopportabili. Insegnare la tecnica di "grounding" per chi soffre di dissociazione al fine di istruire il paziente a rinforzare il contatto con la realtà e l'orientamento del tempo e dello spazio;-esplorazione graduale degli stati mentali collegati al trauma, spronando il paziente a riconoscererli e nominarli;-esposizione prolungata e multipla: esposizione enterocettiva, cognitivo-immaginativa ed esposizione in vivo. Si invita il paziente, passo dopo passo, a immaginare e confrontarsi gradualmente con il ricordo del trauma così da favorire l'abituazione.
- II fase: -elaborazione delle memorie traumatiche: ascolto attento degli episodi traumatici e valorizzazione delle risorse personali;-ricostruzione degli eventi traumatici associando gli aspetti corporei, emotivi e cognitivi in modo organizzato; una delle tecniche più efficaci è l'autosservazione guidata (ABC) che permette di analizzare al meglio gli episodi che generano dolore.
- III fase: -accettazione della potenziale minaccia nella vita quotidiana e integrazione delle memorie traumatiche con le altre parti di sé. Esercitare in seduta tutte le abilità acquisite e discutere del modo in cui le si utilizza nella vita di tutti i giorni.
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