Il Cambiamento come processo ai tempi del Coronavirus

La pandemia causata dal Coronavirus ha imposto un immediato cambiamento delle nostre vite sotto ogni punto di vista. Ma di cosa si tratta?

26 MAG 2020 · Tempo di lettura: min.
Il Cambiamento come processo ai tempi del Coronavirus

L'emergenza sanitaria mondiale causata dal Coronavirus all'inizio del 2020 ha inevitabilmente costretto le persone di tutto il mondo ad immediati cambiamenti di abitudini, stili di vita, orari, attività lavorative,libertà di movimento di qualsiasi tipo, vicinanza ai propri cari ed amici.

Si è parlato di cambiamento imposto ma necessario al fine di agevolare la riduzione dei contagi.

Nella fase due, nella quale il nostro paese è entrato a partire dal 4 maggio come altri Stati, se pur con tempistiche lievemente sfasate le une dalle altre, si parla di accettazione del cambiamento dello stile di vita. È risultato necessario adeguare tutte le sfere della vita lavorativa, sociale, ricreativa alla convivenza con il virus finché non verrà probabilmente individuato il rimedio farmacologico più appropriato per estinguere del tutto la possibile recidiva dell'influenza.

Ma cosa si intende con il termine cambiamento?

" Un improvviso mutamento di atteggiamento, umore, stato, un complesso processo multifattoriale che ci coinvolge come persone da un punto di vista sia comportamentale, cognitivo ed emotivo". Nel corso degli anni sono stati molti gli studiosi che si sono occupati di studiare il cambiamento, ma quello che divenne significativo secondo me citare da un punto di vista anche clinico è quello trans teorico di Prochaska e Di Clemente che concepisce il cambiamento come processo che si declina in 5 stadi:

  • fase della Precontemplazione (la persona non manifesta motivazione a cambiare);
  • fase della Contemplazione (ci sta pensando, potrebbe cambiare entro i 6 mesi successivi);
  • fase della Determinazione (sta pianificando un cambiamento);
  • entrata in Azione (sta compiendo un cambiamento);
  • fase del Mantenimento (il cambiamento è avvenuto da 6 mesi o più); 
  • fase di Uscita definitiva dal modello: il mantenimento di un dato cambiamento non richiede ulteriore impiego di energie, è ormai acquisito;
  • ricaduta.

Si parla di motivazione, di processazione cognitiva di un piano di azione da mettere in atto in seguito quando ne saranno valutati accuratamente i passaggi, dell'entrata in azione. Il fatto che vi siano delle fasi che ci coinvolgono quando dobbiamo agire o mantenere un cambiamento ( di qualunque tipo esso sia), secondo me permette di sottolineare che si parla di qualcosa di fisiologico normale, per il solo fatto di vivere ogni ora, ogni giorno della nostra vita cambiamo. Per il fatto di produrre dei pensieri, questi ci fanno provare emozioni e quindi ci fanno agire, cambiando.

È anche vero che in questo periodo storico che stiamo vivendo, non tutti possono reagire attivamente e con entusiasmo al cambiamento anche di ciò che verrà soprattutto perché c'è anche tanto altro, angoscia, lutti, tristezza, solitudine, confusione.

Suggerisco una lettura meno spaventosa, terrifica, invalidante e stressante di questo meccanismo multifattoriale. Comprendiamo se ci sentiamo di essere bloccati in una delle fasi (sono una persona che tende a non riuscire a mettere in atto in termini di piano di azione un cambiamento, oppure mi fanno paura le novità perché temo di non saperle gestire, oppure ancora non riesco nemmeno ad entrare nella fase di precontemplazione e non so nemmeno da che parte partire per capire cosa cambiare della mia vita, del lavoro etc) . Ci risulterà così più facile mettere a fuoco i restanti passaggi che ci possono permettere di gestire qualsiasi cambiamento la vita ci metta di fronte.

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Scritto da

Drssa Giulia Giorgi

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