Disturbi dell'alimentazione. L'anoressia nervosa

Che cosa si intende quando si parla di anoressia? Che ruolo ricopre il cibo nel nostro incontro con l'altro?

5 OTT 2020 · Tempo di lettura: min.
Disturbi dell'alimentazione. L'anoressia nervosa

Comprendere il disturbo alimentare

Per riuscire a comprendere l'insorgenza e il mantenimento dei diversi malesseri legati all'alimentazione, è necessario ricercare il nucleo del malessere nel vissuto stesso della persona e nelle peculiari modalità corporeo - esperienziali che vengono adottate per mantenere un adeguato senso di stabilità personale; più che concentrarsi, quindi, su uno specifico sintomo, è necessario mettere in rilievo il modo di essere-nel-mondo della persona che precede la comparsa del sintomo in questione.

L'esperienza della persona

Ciò che è importante sottolineare è che l'immagine corporea non può essere la causa principale dell'anoressia nervosa e la sensibilità al giudizio, che accompagna l'esperienza di queste persone, consegue al loro modo di emozionarsi e sentirsi, ma non li determina. L'esperienza presente in questa situazione è la protratta astinenza dal cibo, quindi la costante sensazione di essere affamati; il dominio emotivo è invece perlopiù polarizzato sul versante dell'Altro e il senso di stabilità personale consegue a qualche forma di adesione a questo Altro significativo. In tale contesto, il ruolo del corpo è cruciale: esso, infatti, diventa il mezzo per controllare e anticipare una positiva percezione di Sé. Esempi in tal senso possono essere l'adesione a un modello estetico presentato e valorizzato dai mass-media o l'eccessivo perfezionismo (essere capaci negli sport, essere brave a scuola …). Ma cosa succede quando l'alterità a cui mi adeguo per sentirmi viene meno o mi disconferma? Quando questi punti di riferimento non sono più disponibili, rimane solo un luogo certo per sentirmi: il corpo. Ecco quindi che emerge una focalizzazione su questo corpo che però non potrà che provocare un senso sbiadito di Sé, con sentimenti soprattutto di vuoto, perché poco familiare, essendo la persona abituata a concentrarsi sull'Altro per sentirsi. Per far fronte a tutto ciò, il corpo avrà bisogno di modalità attivanti per farsi sentire: la fame e il sentirsi affamati permettono quindi di fare esperienza di quel sentire corporeo che, seppur patologico, ha quelle caratteristiche di intensità e di continuità che consentono un progressivo ritiro verso di Sé a discapito dell'Altro. Detto in altri termini: la costante focalizzazione sul corpo, nel permettere di sentirsi, permette anche di fare esperienza del controllo sul proprio peso e questo contribuirà a confermare il senso di forza e capacità sui quali poi si poggia il mantenimento identitario di Sé e quindi il senso di stabilità personale. Lo stesso discorso vale per l'iper-esercizio fisico: da una parte spinge il corpo verso livelli di intensità che permettono di sentirsi, dall'altra diventa un modo per controllare l'esteriorità, e quindi il peso, garantendo un Sé ideale nel tempo.

Aurora Sergi,

Psicologa - Psicoterapeuta

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Scritto da

Dott.ssa Aurora Sergi

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