Credo di essere in una relazione tossica, vorrei liberarmene: campanelli di allarme e tappe del percorso

Quali sono le "frasi tipiche" di alcune relazioni tossiche? Come si riconosce una relazione tossica? Quali possono essere le fasi di un percorso per liberarsene?

16 MAG 2022 · Tempo di lettura: min.
Credo di essere in una relazione tossica, vorrei liberarmene: campanelli di allarme e tappe del percorso

Le "frasi tipiche" delle relazioni tossiche o disfunzionali

Recentemente ho incontrato due nuove clienti che hanno intrapreso il mio percorso #relazionifelici.

Entrambe hanno aperto la prima seduta, come mi succede di sentire spesso, con la frase: "credo di essere in una relazione tossica" (1ª frase).

La prima richiesta che mi viene portata è quindi quella di aiutarle a capire se effettivamente sia così, se si tratti di una relazione tossica o di un momento di crisi. Ci sono dei segnali che mi aiutano molto a capire se si sia in presenza di una relazione tossica.

Di solito compare la frase: "accetto tutto per paura di perderlo" (2ª frase). A volte vengono usate parole diverse ma il senso è questo. Si accetta di vivere situazioni dolorose, talvolta anche di prevaricazione, pur di non perdere la persona.

Frasi come: "lo stresso"; "lo tampino"; "lo rincorro"; "gli controllo il cellulare" rimandano a una dimensione di ossessione che parla molto di relazione tossica e di paura di perdere il controllo. Qualcuna mi dice: "se non so dove sia e cosa stia facendo, impazzisco" (3ª frase).

"Piango un sacco" (4ª frase). Altro indicatore che, se unito agli altri due, fa pensare che ci si trovi invischiati in qualcosa di molto tossico. Se una relazione ci fa piangere un sacco e se l'altra persona non ci è di supporto (anzi, spesso ci mette il carico o rimane indifferente), allora c'è sicuramente qualcosa che non va. Che senso ha, però, continuare a restare in qualcosa che fa stare così male?

Spesso si è nella relazione da anni e l'idea di aver "buttato via anni" per poi chiudere è qualcosa che le persone faticano ad accettare. Una persona mi ha detto: "mi sento una cretina ad aver buttato tre anni con lui e ora pensare di lasciarlo senza aver ottenuto nulla" (5ª frase). Andare avanti nel tempo però rischia solo di peggiorare lo stato di malessere.

"Mi adatto ai tempi suoi e alle sue esigenze" (6ª frase). Indicatore tipico di una asimmetria relazionale importante: "i miei impegni possono essere rimandati o cancellati per adattarmi a te". C'è una persona che "comanda", e una che esegue con la convinzione che questo serva a tenere in piedi la relazione e che faccia bene alla relazione. Si perde di vista, però, che se c'è bisogno di adeguarsi ai tempi di un'altra persona per tenere in piedi una relazione, in realtà la relazione è già per certi versi assente.

"Soffro nel presente sperando che nel futuro questa relazione potrebbe darmi qualcosa di bello e importante" (7ª frase). Si perde di vista il presente e spesso ci si attacca alle promesse fatte dal partner: "sei la donna della mia vita, un giorno vivremo insieme in una casa al mare con i nostri gatti e i nostri bambini". Poi però di fatto il partner tradisce, critica, abbandona….per poi tornare a promettere. In alcuni casi si ha la sensazione che prima la relazione fosse perfetta e che qualcosa sia poi andato cambiando nel tempo. Si rimane quindi sperando che il futuro renda la relazione bella come era nel passato. Anche qui si sottovaluta il fatto che il presente è di fatto infelice e che sul futuro non si ha alcuna certezza.

"Soffro ma con tutto il tempo che ho investito in questa relazione, se la chiudessi penserei che tutti gli sforzi non sono serviti a nulla" (8ª frase). In questo caso si ha bisogno di dare un senso a tutta la sofferenza che c'è stata nella relazione e per farlo si sceglie di dire a se stessi/e che tutto quel dolore serve in nome di una felicità futura. Rompere la relazione è come ammettere a s3 stesse che quel dolore non è servito e che quella felicità futura non arriverà mai.

L'errore che si commette in questo caso è quello di ritenere che l'andamento della relazione possa dipendere solo da sé: se io lo rendo felice/rimango/investo energie, allora lui/lei (9ª frase)...ecco; in questo "allora lui/lei" sta l'errore perché il nesso causa effetto è frutto esclusivo di una nostra prospettiva. Non è detto che l'altro funzioni come noi ci immaginiamo o come funzioneremmo noi; non è detto che se ci adattiamo, mostriamo "amore" in tutti i modi allora l'altro rimarrà.

Questi sono i campanelli di allarme (all'incirca 9, ma ovviamente possono essercene degli altri) che mi capita di incontrare più spesso. Si può lavorare in diversi modi sulle relazioni tossiche. Il metodo che vedo funzionare nel mio percorso #relazionifelici è un lavoro in tre fasi.

3 passi per uscire da una relazione tossica o disfunzionale

  1. Costruire il "libretto delle istruzioni" del problema. Nella fase iniziale si mette "al microscopio" la dinamica della relazione e si arriva a capire in quale punto si innesca la "tossicità". Si tratta sempre di un punto automatico e inconsapevole che però è importantissimo identificare. Da qui si riesce a vedere con chiarezza qual è il proprio contributo nel restare agganciati ad una relazione tossica. È una fase importantissima perché si smette di vedere nell'altro l'unico responsabile di ciò che accade nella coppia. Attenzione: responsabilità e colpa sono cose diverse. Lo psicologo non si occupa di colpe (quello è lavoro dell'avvocato e del giudice), ma di capire come le azioni e le reazioni influenzino una relazione.
  2. Rompere l'idealizzazione. Questi partner vengono spesso idealizzati e visti per quello che non sono. Io non sono lì a giudicare nessuno, il mio compito è quello di aiutare le mie clienti a distinguere ciò che è reale da ciò che è idealizzato e quindi irreale. A questo punto del percorso l'altro perde di fascino e carica emotiva perchè si inizia a vedere per quello che è. Inoltre, ci si accorge di quanto l'altro agisca in modo prevedibile e scontato. Quando chiedo, in questa fase, cosa nel presente ci sia di bello nelle relazione, ricevo spesso risposte vaghe o relative a piccoli momenti (quando torno a casa e lui c'è, quando facciamo colazione insieme ecc….nulla che abbia a che fare con la progettualità).
  3. Costruire l'autonomia. Una volta rotti i circoli viziosi della relazione tossica è necessario ricominciare a ricostruire la propria vita in modo emotivamente autonomo e indipendente dall'altro. In questa fase si riallacciano relazioni, si riprendono hobbies e si lavora per canalizzare l'energia verso la propria realizzazione personale.

Vuoi conoscere il mio percorso #relazionifelici?

Puoi contattarmi attraverso il portale cliccando qui, ho riaperto le iscrizioni.

La prima regola, però, è aver veramente la motivazione di uscirne.

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Scritto da

Dott.ssa Luisa Fossati

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Bibliografia

  • U. TELFNER. Ho sposato un narciso.
  • E.M. SECCI. I narcisisti perversi e le unioni impossibili.
  • M. BORGIONI. Dipendenza e controdipendenza affettiva. dalle passioni scriteriate all'indifferenza vuota.

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