Cosa può fare, la psicologia per le persone che mentono compulsivamente?

Quali sono i margini per assistere le persone che mentono in modo compulsivo? Cambia qualcosa nel caso esse vogliano intraprendere un percorso o nel caso vengano forzate ad esso?

5 LUG 2023 · Tempo di lettura: min.
Cosa può fare, la psicologia per le persone che mentono compulsivamente?

Cosa può fare davvero e in concreto la psicologia per aiutare le persone che mentono in maniera compulsiva, patologica, e coloro che vivono con dolore al loro fianco?Domanda che merita risposta non solo per mero spirito di curiosità ma anche perché, non di rado, questo problema molto sentito dal pubblico si appaia ad un altro sentitissimo tema, quello del narcisismo, della manipolazione, dell'organizzazione borderline di personalità, etc.

D'altra parte, con soggetti bugiardi in maniera patologica e manipolativa, è difficile non cadere nel ruolo di assistente, di infermiere, o di psicologo. Ne deriva che, il più delle volte, sono le persone che vivono a contatto con i bugiardi a farsi carico di un percorso psicologico e non solo per elaborare la sofferenza di una relazione divenuta da tempo tossica ma anche per "imparare qualche trucco, qualche astuzia per opporsi al bugiardo", per limitarne l'azione ma spesso anche per coglierlo in fallo.

E qui vediamo come, nel rapporto con questi soggetti, si scateni facilmente e inconsciamente ostilità e astio. Nel tentativo di cambiare, guarire, la persona che abbiamo di fronte e che valutiamo come falsa e manipolativa, finiamo per voler dimostrare di essere più furbi del bugiardo che, truffandoci, scatena in noi quei vissuti tipici del truffato: senso di svalutazione, logoramento della nostra autostima, senso di stupidità. A questa ferita, che è anche narcisistica, reagiamo narcisisticamente mostrandoci altrettanto scaltri, adottando le strategie psicopatologiche del bugiardo. Questo ci dia anche la dimensione della permeabilità al male psicologico, di come si pensa di aiutare o aiutarsi mentre in realtà si finisce con l'inquinarsi.

Ci sono prima delle persone che sono bugiardi compulsivi?

Se il tema è complesso, la risposta alla domanda, in realtà, non è difficile ed ha a che fare con la volontà dell'individuo di voler cambiare la propria attitudine patologica. Attenzione, però! Stiamo parlando dell'individuo che ha il problema, non dell'individuo che vive a fianco del primo. Per dire che già la chiamata che posso ricevere dal secondo, e che mi prega di occuparmi di un soggetto che mente patologicamente, mi fa sorgere un primo interrogativo connesso al perché non mi abbia chiamato quest'ultimo ed abbia fatto fare a chi gli vuole bene da "segretario/a". Paura? Vergogna? Disinteresse?

Ecco, spessissimo si tratta dell'ultimo fattore e i bugiardi patologici, con una delle loro tante bugie, si dicono interessati ad un percorso psicologico ma, di fatto, non si interessano mai di prenotare personalmente un appuntamento e, invece, mandano aventi altri (genitori, fidanzate, mogli, mariti, …) che contattano il terapeuta di turno speranzosi che quest'ultimo possa compiere "il miracolo".

L'aspettativa magica della popolazione si attiva come non mai in questi casi, nella speranza che il clinico convinca in qualche modo il potenziale paziente ad intraprendere un percorso che, però, la persona non ha alcuna voglia di intraprendere e, quindi, il paziente rimane potenziale senza che il terapeuta abbia potuto mettere all'opera nemmeno una delle sue strategie/qualità con una persona che, se vede una volta è già tanto.

Come consiglio generale, io direi al lettore che vive una relazione con una persona dolorosamente e compulsivamente menzognera che non è tenuto a guarire la persona che gli è accanto ma "semplicemente" a volergli bene, ad amarla al massimo, ma NON ad agire come psicologi, medici o infermieri. Primo.

Ci sono prima delle persone che sono bugiardi compulsivi?

Il secondo punto, e non meno importante, vuole che la persona in difficoltà psicologica possa essere aiutata nella misura in cui vuole farsi aiutare, vuole cambiare, poiché davvero inizia ad avvertire il disagio e il dolore che crea il proprio comportamento. Se il bugiardo non fa questo passo, se non ha questa percezione, se non vuole cambiare, le possibilità sono, ahimè, molto limitate.

Gli invii, ovvero le situazioni nelle quali un/una paziente viene inviato "di forza" in terapia, sortiscono, comprensibilmente, risultati scarsi o nulli. E il problema non riguarda neppure il fatto che tali pazienti possano mentire al clinico (per certi versi la verità concreta a noi interessa poco, noi ci basiamo sulla verità psicologica e anche una bugia ci dice qualcosa di una persona) ma che non si presentino neppure!

Questi pazienti inviati controvoglia, infatti, saltano gli appuntamenti, trovano scuse ed impegni per non presentarsi, frammentano il percorso psicologico, anzi, non concretizzandolo per nulla. Il bugiardo, e ciò può valere per qualsiasi tipo di paziente, deve comprendere che la vita vera non è nel mio studio ma è fuori da esso, e per cui il percorso psicologico viene compiuto in studio ma soprattutto fuori.

Si tratta di un percorso che, a prescindere dagli orientamenti, è legato alla professionalità dello psicologo MA soprattutto alla volontà e alla forza con le quali il paziente s'impegna nel voler cambiare la propria vita. Più questi due elementi sono attivi e sono in sinergia, più la terapia durerà poco e si otterranno migliori risultati. Se c'è l'uno e non c'è l'altro non si può fare granché. Tutti i professionisti della psiche lavorano con la parte sana del paziente, pur operando per controbattere quella patologica. Ma se la parte sana dell'individuo non ha ancora alzato la voce a sufficienza per dire alla persona che la ospita che deve prendersi cura di sé stesso, be', nessun clinico potrà (e aggiungo DEVE) imporre un cambiamento!

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Scritto da

dott. Alessandro Pedrazzi

Bibliografia

  • Hooley J. et al (2017). Psicopatologia e psicologia clinica. Ed. Mylab. Pearson.
  • Castonguay L.G et al (2016). Psicologia Clinica e psicopatologia, un approccio integrato. Raffaello Cortina Ed.
  • Stanghellini G, Mancini M. (2018). Mondi psicopatologici: teoria e pratica dell'intervista psicoterapeutica. Edra Ed.

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