Consapevolezza di sé e il valore dello "stare fermi"
Viviamo tempi veloci: tutto è rapido, l'imperativo è "produrre", i flussi comunicativi ci invadono senza soluzione di continuità. Cosa succederebbe se ci dessimo il permesso di fermarci e ci riappropriassimo dei nostri spazi di introspezione?
La nostra quotidianità, incastonata in un'epoca postmoderna e liquida (Bauman, 2000; Lyotard, 1979), sembra rendere sempre più difficoltoso riuscire a strappare pochi minuti alle giornate per poterci fermare - tanto fisicamente, quanto mentalmente - ed aprire un dialogo con i nostri pensieri e le nostre emozioni. Un dialogo, in particolare, che non sia egocentrico ed autocompiacente, ma che ci faccia interrogare, in modo limpido e trasparente, sulle nostre risorse e sui nostri limiti, sulle nostre modalità relazionali, sulla nostra capacità di vivere in modo consapevole e, quindi, responsabile.
La consapevolezza di sé è la chiave di volta per sbloccare le nostre potenzialità, e l'introspezione e la riflessione sono gli strumenti di cui servirci per costruire tale consapevolezza.
Perché è importante la consapevolezza di sé?
Come tante discipline insegnano - dalla filosofia, al buddhismo, alla psicologia (Beck, 1988; Han, 2010; Vermersch, 1999; Wundt, 1948) - i processi di introspezione e riflessione sono processi tutt'altro che passivi, in cui si dona a se stessi la possibilità di guardarsi senza riserve e di costruire, man mano, un dialogo con i propri pensieri e le proprie emozioni che diventi foriero di cambiamenti tangibili nella propria vita interiore e nei rapporti con il mondo esterno.
Sedersi e mettersi a nudo davanti a se stessi è certamente complicato. Fermarsi ad ascoltare i propri pensieri e le proprie emozioni - soprattutto quando dolorosi - è un atto che, per quanto semplice possa sembrare, è in realtà difficoltoso, spesso spaventante. È un atto non scontato che richiede molto coraggio - coraggio di guardarsi per ciò che si è con onesta e lucidità, resistendo alla tentazione di cadere nella trappola dell'autocritica o del compatimento di sé.
Come sviluppare la nostra autocoscienza?
Tutto questo richiede pratica e forza di volontà. Per fortuna, i passi che possiamo fare per iniziare a costruire un dialogo consapevole con noi stessi (e vederne presto gli effetti positivi) sono semplici. Per quanto semplicità non significhi, necessariamente, facilità, semplificare è, forse, la soluzione a molti dei problemi posti da una vita iper-complessa.
- Bastano pochi minuti al giorno: La sera, la mattina, durante una pausa a lavoro, a scuola o all'università: non importa quando. Non serve restare fermi a lungo, l'importante è darsi l'opportunità di farlo.
- Non importa dove: Il dialogo è interiore, e non si preoccuperà del luogo fisico in cui ci troviamo.
- Gli strumenti e le modalità giuste sono quelle a ciascuno più congeniali: Un momento di introspezione e riflessione può fluire tanto all'interno della propria mente, quanto attraverso carta e penna. L'importante è donarci uno spazio temporale per entrare in contatto con noi stessi.
- Parliamo con noi stessi di noi stessi (e non di altri): Parliamo in modo neutro, cercando di sospendere il giudizio. "Sento di aver sbagliato"; "Come potrei agire diversamente in questa situazione?"; "Mi sento arrabbiato"; "Mi sento triste"; "Vorrei migliorare in questo ambito, e potrei pormi degli obiettivi"; "Cosa potrei fare meglio?". I pensieri sono pensieri, le emozioni sono emozioni: impariamo a riconoscerli per ciò che sono, ad identificarli e a decidere cosa possiamo farne.
- Chiediamo aiuto ad uno psicologo: Il percorso di sostegno psicologico e/o di terapia, oltre ad occuparsi di migliorare il benessere della persona è, anche e soprattutto, un percorso di conoscenza di sé, di dialogo guidato con noi stessi, di sviluppo di consapevolezza. Quando sentiamo di non riuscire a colloquiare limpidamente con pensieri ed emozioni, rivolgersi ad una persona competente che ci possa sostenere in questo percorso può essere la scelta giusta.
Sviluppare un'attitudine allo "stare fermi" e all'introspezione è un lavoro che, per quanto difficile, vale la pena intraprendere. Gioia e benessere, spesso, vanno sottobraccio con il disagio, ma il disagio, per quanto difficile da attraversare, non è che una condizione transitoria, e la pratica e la perseveranza non possono che aiutarci nell'impresa di costruire un'incrollabile consapevolezza di noi stessi.
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