Cibo e Emozioni

Fin dai primi momenti di vita esiste uno stretto legame tra Cibo e Amore. Non si possono comprendere percorsi di ri-educazione alimentare trascurando la dimensione soggettiva e psicologica.

26 OTT 2015 · Tempo di lettura: min.
Cibo e Emozioni

Il cibo è, fin dalla nascita, uno dei principali mediatori nella nostra relazione con il mondo. L'alimentazione, infatti sin dall'allattamento in poi conserva un significato relazionale.

Fin dai primi momenti di vita esiste uno stretto legame tra Cibo e Amore. Il bambino, anche molto piccolo, non si nutre solo di cibo (latte) ma anche dello sguardo, del calore e dell'abbraccio di un altro (di solito la mamma) che si prende cura di lui.

Bowlby, padre della teoria dell'attaccamento, sosteneva che "nel bambino piccolo la fame dell'amore e della presenza materna non è meno grande della fame di cibo".

Comprendere il peso di tale affermazione è fondamentale per riflettere sull'importanza che la gestione dell'alimentazione sin dalla nascita ha nello strutturarsi della relazione mente-corpo. Il rapporto col proprio corpo infatti si costruisce e si sviluppa in modo estremamente complesso e con l'interazione di numerosissimi fattori tra i quali anche le esperienze sensoriali/affettive sperimentate in relazione al cibo.

L'alimentazione come occasione socializzante ripetuta è alla base, insieme ad altri momenti ad alta densità relazionale, dello strutturarsi delle capacità di mentalizzazione. La mentalizzazione è la capacità di comprendere i sentimenti, le intenzioni e i significati in sé stessi e negli altri. Questa capacità è una determinante chiave dell'organizzazione del sé e della regolazione degli affetti, e si costruisce nelle prime relazioni di attaccamento. Un deficit nella mentalizzazione è documentato e descritto come caratteristica psicopatologica centrale nello sviluppo di disturbi alimentari quali l'anoressia nervosa.

Percorsi di ri-educazione alimentare

Fatta tale premessa, non si possono comprendere percorsi di ri-educazione alimentare solo dal punto di vista nutrizionale e comportamentale tralasciando la dimensione soggettiva. Per poter "riabilitare" un comportamento alimentare disfunzionale è necessario vedere l'individuo nella sua complessità.

Nel modello di salute biopsicosociale dove salute dipende da stile di vita (abitudini) e qualità ambiente, il senso di autoefficacia è essenziale per spiegare/prevedere/cambiare comportamenti in ambito clinico, educativo, sociale. Il senso di autoefficacia, e dunque la convinzione di avere la capacità di produrre effetti con le proprie azioni (es. seguire uno stile di vita sano) influenza notevolmente la probabilità che quel comportamento si realizzi.

Tale apprendimento avviene però anche osservando altre persone attraverso un processo di modellamento. Ciò dunque risulta di notevole importanza nelle famiglie dove la promozione di corrette abitudini alimentari è importante sin dall'infanzia al fine di sviluppare una relazione sana con il cibo. I genitori hanno la responsabilità dell'alimentazione propria e dei figli e soprattutto dello stile del rapporto col cibo e della cura dei momenti legati al cibo. La tavola è una grande occasione educativa e il pasto in famiglia è una sintesi originale di molti aspetti perché, oltre al cibo, entrano in gioco la cura , le attenzioni per gli altri e le relazioni interpersonali. È importante che i genitori forniscano un esempio attivo e che i pasti siano momenti di condivisione. Laddove sia presente una condizione di obesità, è opportuno cambiare le abitudini alimentari di tutta la famiglia e non proporre diete ai più piccoli.

Modificare abitudini e comportamenti alimentari tuttavia appare molto difficile nei casi in cui il rapporto con il cibo appare notevolmente compromesso. Spesso alla base di un comportamento alimentare disfunzionale c'è una disregolazione delle proprie emozioni.

Il cibo può diventare una sostanza da cui dipendere psicologicamente quando è vissuto o percepito come valvola di sfogo, come rifugio o come stabilizzatore dell'umore contro le situazioni di disagio, emozioni negative, sensazioni spiacevoli vissute durante la giornata. Il cibo può compensare un'affettività carente o non gratificante, può placare un'aggressività non altrimenti esternata, può attenuare momentaneamente stati d'ansia o sintomi depressivi, può consolare da delusioni, fallimenti o eventi traumatici. Spesso il cibo non è gustato, ma ingurgitato per riempire in fretta un opprimente senso di vuoto interiore, confuso con la sensazione di fame vera e propria. Un pilastro portante del percorso di "rieducazione nutrizionale psicologica" è dunque la capacità di distinguere la natura della fame fin dal suo insorgere, cioè prima di iniziare a mangiare.

Rieducazione nutrizionale psicologica

Identificare ciò che causa la fame emotiva e le cattive abitudini alimentari è il primo passo da compiere, ma non è sufficiente per riequilibrare il comportamento alimentare perché tali modalità di agire sono ormai strutturate come abitudini. Imparare a gestire le emozioni trovando delle strategie funzionali al nostro benessere è il secondo step da compiere.

L'obiettivo è quindi riuscire a individuare il legame tra le emozioni ed il cibo, e spezzarlo.

Nello specifico, un percorso di rieducazione nutrizionale dal punto di vista psicologico, si propone i seguenti obiettivi:

  1. aumentare la propria consapevolezza nei confronti di sé e del proprio corpo;
  2. promuovere l'interiorizzazione del collegamento corpo-mente e l'espressione delle proprie emozioni;
  3. acquisire nuovi strumenti per gestire i comportamenti impulsivi.

Il lavoro sulla consapevolezza delle sensazioni interne costituisce una base fondamentale per la costruzione di una immagine positiva di sé, dove il Sé fisico diventa un centro, un punto di riferimento, il contenitore del Sé emotivo. Per far questo è opportuno mettere il corpo al centro: il disagio psicologico è affrontato a partire dall'unità corpo-mente, dove la psiche influenza il corpo ed il corpo influenza la psiche e l'obiettivo è quello di ritrovare l'integrità complessiva attraverso un lavoro di cura sulle emozioni.

Dott.ssa Alessandra Sirianni

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Scritto da

Dott.ssa Alessandra Sirianni

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Commenti 2
  • silvia zucco

    Bellissimo articolo, molto interessante.

  • Gaia

    Ottimo articolo, fa riflettere.

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