Perché non dovremmo accettare tutto? Accettazione, resilienza e frustrazione

"A casa non sto bene." "Il lavoro non mi appaga." "Come vorrei che la mia vita fosse diversa!". Ed alla fine rimango comunque in quella casa, con quel lavoro, in quella vita. Perché questo accade?

29 APR 2024 · Tempo di lettura: min.
Perché non dovremmo accettare tutto? Accettazione, resilienza e frustrazione

Spesso ci si trova davanti a dover accettare delle situazioni/cose/persone/atteggiamenti che non ci piacciano a causa di fattori che non dipendono da noi. Ci si abitua così tanto ad accettare tutto questo che diventa poi naturale nel corso degli anni accettare qualsiasi cosa anche senza avere un reale discapito da un'ipotetica perdita. Per Hemingway il concetto di resilienza ci si avvicina molto a questa visione delle cose.

"Il mondo spezza tutti quanti e poi molti sono forti nei punti spezzati. Ma quelli che non spezza li uccide. Uccide imparzialmente i molto buoni e i molto gentili e i molto coraggiosi. Se non siete fra questi potete esser certi che ucciderà anche voi, ma non avrà una particolare premura"

Ernest Hemingway

L’accettazione e la nostra capacità di resilienza

In una chiave molto più drammatica ci insegna che la resilienza ha due lati, uno positivo ed uno negativo. Il tutto dipende dal carattere e da come è vissuta e percepita soggettivamente.

Ma come è possibile che il concetto di resilienza si sposi con il principio di accettazione delle situazioni? Semplicemente attraverso un eccessivo spirito di adattamento che fa dimenticare quali siano realmente le priorità della propria vita, i propri obbietti ed i propri valori per focalizzarsi sul riuscire a resistere in situazioni che non appartengono al "proprio essere", in nome di ossessioni, credenze o obblighi morali autoimposti.

"Rimango con mio marito perché altrimenti mio figlio ne soffre!", "cosa dirà la gente se lascio quel lavoro?", "non può piacermi una donna, devo restare single piuttosto, sai mio papà e mia mamma?" "non devo andare in moto, le donne non lo fanno". Così dal semplice: "sopporto il mio collega che parla sempre" si passa al "sopporto il mio capo che allunga lo sguardo perché dove lo trovo un altro lavoro così?".

Forse è questo che intendeva nella frase sopracitata Hemingway, il quale andando contro corrente e attaccando relativamente il concetto di resilienza ne mostrava i lati deboli.

Perché non dovresti accettare tutto?

Perché non dovresti accettare tutto?

Se ci si abitua ad accettare tutto, a sorvolare su tutto, la vita diventa un peso enorme con conseguenze disastrose su autodeterminazione e su autostima. In situazioni come quelle sopra citate ci si trova a dover combattere contro i propri progetti, che si sono via via ridisegnati in seguito all'accettazione di molte situazioni.

Gli stessi progetti rimodulati in funzione di condizioni esterne dalla nostra volontà, possono non essere in linea con ciò che ci saremmo aspettati dal nostro futuro, un alto spirito di resilienza potrebbe far si che ci si accontenti di progetti non propri, di rimodellamenti dei propri obbiettivi positivi solo in parte, di situazioni poco piacevoli. Viceversa saper adattarsi potrebbe giovare a quelle persone che vivono situazioni temporanee, ovvero quei periodi della vita definiti periodi "ponte", queste persone hanno ben chiare quelle che sono i propri obbiettivi e più che un adattarsi vivono questi periodi come periodi di passaggio.

Bisogna quindi tenere sempre ben saldi i propri obiettivi e virare lontano da questi solo se per nostra ponderata decisione. Tutto ciò che nel bene o nel male obbliga a cambiare i progetti di vita deve essere valutato in funzione di quello che si vuole realmente senza adagiarsi alla condizione attuale in cui ci si trova.

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Scritto da

Dott.ssa Patrizi Chiara

Bibliografia

  • Hemingway, E (2016). Addio alle armi, Mondadori.
  • Terrel, S; Kain, K. (2020). Coltivare la resilienza - Coltivare la resilienza. Un metodo per trattare i traumi subiti in età precoce. Astrolabio.

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