Si può uscire da un periodo di stress e ansia senza farmaci?

Inviata da AnonimA · 19 lug 2022 Ansia

Salve, premetto che soffro di ansia da un bel po di anni, ma non ho mai avuto bisogno di nessun farmaco. Fino a Gennaio 2021 post lutto, che mi sono presentati sintomi fisici e sono andata a fare controlli. Poco a poco nei mesi è andata meglio, anche grazie al l’ansiolitico e sicuramente credo, grazie a me. Ora però sto (di nuovo) passando ormai da due mesi un periodo di forte stress e ansia generalizza con alcuni sintomi fisici che mi hanno spaventata al punto di portarmi a fare, in questi due mesi, di nuovo alcune visite mediche. Le visite son risultare tutte nella norma, ma i sintomi permangono giornalmente. Magari con alti e bassi ma loro ci sono, più si che no e tutti i giorni. Questa volta mi sembra tutto più accentuato, probabilmente anche per un accumulo appunto degli ultimi paio di anni e ovviamente nello specifico per gli ultimi mesi. La cosa “strana” è che a volte mi sembra più forte un sintomo, un altro giorno più un altro, un altro giorno tutto insieme. (tachicardie, fame d’aria, cattiva digestione, difficoltà a deglutire, collo rigidissimo, aumento della salivazione, vampate, collo con sensazioni di restringimento). Ovviamente questi sintomi mi danno un enorme fastidio e perciò mi impediscono di vivere serenamente e tranquillamente. Sto infatti, purtroppo, evitando ogni tipo di uscita da casa perché ho paura di sentirmi peggio fuori o comunque proprio di non riuscire a stare in giro con questi sintomi. Perciò la situazione è questa: sono due mesi che non esco, due mesi che non riesco a ritornare su nella città dove vivo con il mio ragazzo, e due mesi che ho questi sintomi. Sono seguita da una psicologa e prendo un ansiolitico, quando lo prendo va leggermente meglio ma se devo dire “scompare ogni sintomo del tutto” non posso dirlo. Sarà anche che non ne ho mai preso una dose “altissima”. E tutt’ora non prendo una dose chissà quanto alta rispetto a quella che sarebbe la terapia standard. Comunque tornando alla domanda, la mia psicologa mi ha detto che posso riuscirci da sola se proprio non voglio andare dallo psichiatra e prendere (ulteriori) farmaci, ma assolutamente il mio comportamento evitante di ogni situazione non va bene ed anzi, stabilizza o peggiora i sintomi. Anche perché il corpo si è pure “abituato” e “accomodato” a stare in camera e sul letto. Ergo lei mi ha detto “o fai qualcosa, ti sforzi e ci provi, ti alzi e magari provi a ritornare alla tua vita su con il tuo ragazzo, oppure starai così e non passerà per magia. Altrimenti appunto, l’altra strada è lo psichiatra.” Questo è ciò che mi ha detto ed io oggettivamente parlando so che ha ragione, ma dall’altro lato ho paura e fastidio ad uscire con i sintomi addosso, figurarsi partire e tornare a casa. Anche se ho tantissima voglia di andare dal mio ragazzo e di ritornare nella mia casa. (Anche questa cosa è una cosa che mi fa stare giù). Comunque, il punto è che io non per pregiudizi, ma per una questione mia mentale e di scelte, vorrei evitare lo psichiatra e ovviamente altri farmaci. Quindi la mia domanda è: esiste effettivamente la possibilità di uscirne anche senza per forza dover ricorrere ai farmaci, nella mia situazione? in generale, con la forza di volontà, sempre seguita da una psicologa e okay, magari anche con l’aiuto dell’unico farmaco che prendo. Magari se esistono delle tecniche, dei metodi da poter adottare, qualsiasi cosa. Insomma, in breve: posso uscirne in qualsiasi modo che non sia per forza andare da uno psichiatra e assumere farmaci?

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Miglior risposta 20 LUG 2022

Credo che questo scritto sia la trasposizione di quella che in gergo tecnico viene definita ruminazione ansiosa. Pensare e ripensare ai propri sintomi, alle terapie, ai farmaci e arrovellarsi sul dilemma psichiatra sì/psichiatra no, farmaci sì/farmaci no è una sterile attività mentale che la tiene impegnata mentalmente, le procura stress, le succhia le energie, la indebolisce e rende più vulnerabile all'ansia.
La collega ha ragione nel dire che l'evitamento non fa che peggiorare il suo stato. Tuttavia, l'alternativa non è sforzarsi nel fai da te, bensì deve essere pianificato un programma di desensibilizzazione sistematica in cui si possa esporre gradualmente in vivo o attraverso tecniche immaginative alle situazioni fonte di ansia.
Credo sarebbe anche importante lavorare sul lutto e su come esso ha innescato o peggiorato la sua preoccupazione per la sua salute fisica e mentale. Infine, piuttosto che considerare lo psichiatra come un'ultima spiaggia o una punizione per il fatto che non si sforza, sarebbe opportuno dedicare delle sedute al significato che lei attribuisce all'andare dallo psichiatra e prendere dei farmaci. Questi sono i miei spunti di riflessione. La invito a trattarli insieme alla sua terapeuta.

Dott. Lelio Bizzarri Psicologo a Roma

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20 LUG 2022

Gentile Anonima,
la risposta alla sua domanda è affermativa. In pratica i farmaci ansiolitici agiscono a valle attutendo i sintomi e a lungo andare tendono a dare assuefazione e dipendenza mentre la psicoterapia agisce a monte sulle cause originarie dell'ansia.
Occorre però una buona alleanza terapeutica, una sufficiente motivazione al trattamento e quindi la voglia di mettersi alla prova ed affrontare anzichè evitare le situazioni ritenute problematiche.
Il suggerimento è per una terapia cognitivo-comportamentale con eventuale integrazione di tecniche di rilassamento ed E.M.D.R.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).

Dott. Gennaro Fiore Psicologo a Quadrivio

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20 LUG 2022

Buongiorno,
È certamente possibile. I farmaci agiscono sul sintomo ma non curano la causa che invece affronta e cura la terapia. Solo nei casi in cui il sintomo è tale da impedire di seguire la terapia allora è consigliabile ricorrere all’uso di farmaci.
Detto ciò, le consiglio di affidarsi alla terapia EMDR, efficace e breve.
Resto a disposizione e le auguro il meglio
Dott.ssa Oriana Parisi

Dott.ssa Oriana Parisi Psicologo a Bari

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20 LUG 2022

Cara AnonimaA,
leggere delle sue fatiche e dei suoi dubbi mi ha permesso di immaginarti in una grande sofferenza.
Non c'è una regola che vale per tutti, ma sicuramente sarebbe interessante comprendere da dove arriva questa sua enorme difficoltà. Come se i sintomi fossero la punta dell'iceberg, e sotto, nascosti nell'Oceano, ci fossero le origini delle sue difficoltà.
Delle volte è utile prendere dei farmaci perché permettono di vedere un po' più sotto. Altre volte è invece necessario immergersi nelle origini, per ridurre le dimensioni con martello e scalpello - con la presa di coscienza, le parole e l'elaborazione della complessità che sta facendo capolino nella sua vita.
Di una cosa, però, sono abbastanza certa: se non si crede nella scelta che si sta facendo, non funzionerà!

Le auguro una Buona Strada, A
e se ritiene sono disponibile anche per colloqui online

Dott.ssa Claudia Pasti Psicologo a Padova

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20 LUG 2022

Gentilissima, la motivazione è uno dei fattori principali e che incide maggiormente nella possibilità di cambiamento e mi sembra che tu ce l'abbia.
Per provare a combattere l'ansia ci sono oltre la psicoterapia, e eventualmente il trattamento farmacologico, delle tecniche come per esempio l'estinzione e la mindfulness, ma vanno fate con uno psicoterapeuta
Inoltre come ha detto la tua psicologa è importante cercare di non evitare situazioni altrimenti diventa un cane che si morde la coda, prova ad andare per step.
In bocca al lupo
Lavinia Del Re

Dott.ssa Lavinia Del Re Psicologo a Pisa

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Salve utent, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL

Anonimo-181068 Psicologo a Roma

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