Sentire piacere nel provocare paura negli altri.

Inviata da Van · 15 mar 2022 Relazioni sociali

Salve, sono una ragazza di 21 anni; ho questo dubbio che mi assilla e volevo chiedere un parere professionale: quando spavento o terrorizzo (nel senso serio, non spaventare per scherzo) qualcuno provo un piacere intenso, divertimento persino. Me ne dovrei preoccupare?

Mi spiego meglio. Questo dubbio ce l'ho da un pò di tempo, ma oggi mi è tornato in mente, perché c'è stato un determinato episodio: mi ha chiamato una donna per vendermi del training online, il solito spam. Mi chiamano abbasta spesso perché (probabilmente ho cliccato il link sbagliato) il mio numero è finito nei loro sistemi. Di solito se ho tempo li ascolto anche, ci discuto, ci parlo; una volta dall'altra parte hanno anche riso per una battuta che avevo fatto. Oggi però ero piuttosto nervosa e stressata, e non mi andava di stare al telefono; quindi quando la donna mi ha detto: "sono del training online.." io le ho fatto semplicemente: "guardi, non mi interessa" e lei ha cominciato ad insistere e mi ha chiesto "posso parlargliene?". È a quel punto che le ho detto un NO, molto serio, ma senza gridare. Per qualche secondo non dice nulla, silenzio totale, poi la sento dire con un tono impaurito: "ok, mi scusi, buonasera" e ha messo giù. Immediatamente dopo non ero più né nervosa né stressata, anzi stavo bene, ho anche ridacchiato e più ci pensavo più provavo piacere. Forse questo episodio non è molto importante, ma me ne ha ricordati altri. Ne racconterò due che ritengo più rilevanti, ma piuttosto diversi tra di loro.

Il primo: è successo attorno al 2014 (andavo in prima liceo) ed ero ad una festa di compleanno di una mia compagna delle medie (che chiamerò G.). C'era anche un'altra mia compagna delle medie (che chiamerò C.) che è ancora attualmente la mia migliore amica. Oltre a noi tre c'erano anche altre 5/6 ragazze e due ragazzi. La festa si svolgeva in un villino che dava su un parco pubblico, e vi ci siamo inoltrati. Era diventato piuttosto buio, e dopo un pò di tempo siamo stati avvicinati da un gruppo di ragazzi che avevano più o meno la nostra età (circa 8). Questi hanno cominciato a provarci con alcune ragazze, soprattutto con G. che era l'unica che visibilmente ci filtrava. Ho percepito che c'era un certo disagio, e tutto il nostro gruppo ha cominciato a tornare indietro, tranne G. . Vedevo che nessuno si preoccupava per lei, compresa C. (non gliel'ho mai detto, ma questo comportamento da lei non me lo sarei aspettato, anche perché alle medie lei era molto amica di G., sicuramente più di me). Forse sono io che mi preoccupo troppo che possa succedere una tragedia, ma ho preso G. per un braccio e l'ho riportata indietro con gli altri. Quando siamo tornati davanti al villino ci siamo seduti all'aperto intorno ad un tavolo lungo (io ero l'unica seduta sopra al tavolo, all'estremità sinistra, perché erano finite le sedie; lo riporto per far immaginare meglio la scena). Dopo qualche minuto vediamo il gruppo del parco avvicinarsi, evidentemente ci avevano seguiti. Il loro "capo" (si notava per come si comportava) allora si è avvicinato a G., che stava all'estremità destra del tavolo. Ha cominciato a dirle qualcosa e le toccava i capelli e le spalle, e lei sembrava starci. In quei momenti ero come in attesa, come se percepissi pericolo ma osservassi attentamente senza fare niente, valutando, calcolando, anche se non so esattamente cosa. Poi il capo per qualche motivo si è concentrato su C., la quale stava seduta accanto a G. . Lui ha preso il braccio di C., che invece chiaramente non ne voleva sapere, e lo ha stretto abbastanza da farle fare un verso di dolore. Allora qualcosa in me è scattato: sempre con quel tono calmo ma serio ho detto "ehi", e nello stesso tempo sono scesa dal tavolo. Ho percorso la distanza che c'era tra me e lui, velocemente, non me lo ricordo nemmeno quell'istante (anche altre ragazze successivamente mi hanno detto che non avevano notato il mio spostamento). All'improvviso gli ero davanti, e quando l'ho guardato negli occhi ho visto che aveva paura; ne ero stupita e gli ho chiesto, sinceramente "ma hai paura?". Lui ha allargato gli occhi, ancora più spaventato, e allora all'improvviso era come se fosse stata un'altra parte di me a parlare: gli ho ripetuto, in modo affermativo e con un tono da presa in giro "si, tu hai paura". A qual punto il capo, che non aveva ancora spiccicato una parola, si è allontanato seguito da una parte del suo gruppo. L'altra parte che non era, diciamo, come lui, è rimasta un po a parlare. Dopo mi sono messa a camminare attorno nei dintorni del tavolo, e mi guardavo attorno, in uno stato di allerta nel caso fossero tornati indietro. Ma volevo che tornassero indietro, che lui tornasse indietro. Volevo che mi desse una sola ragione per rifare una cosa del genere. Quel giorno ho realizzato che, secondo me, riuscire a spaventare qualcuno senza nemmeno toccarlo, solo con uno sguardo o con un gesto, una parola, è una grande abilità.

Il secondo (che è una delle principali ragioni per cui mi preoccupo di questa mia caratteristica, che devo ammettere non mi dispiace, ma qui è degenerata): è successo attorno al 2016 ed ero in un campo estivo in montagna. C'era questa ragazza (che chiamerò A.) di qualche anno più grande di me che a pelle non mi piaceva, anche se a ripensarci non c'era motivo razionale per cui dovesse starmi antipatica. Comunque, non ci ho interagito troppo e tutto è andato liscio, fino all'ultimo giorno in cui bisognava tornare a casa. Io, A. e un'altra ragazza (che chiamerò B.) eravamo nella stanza delle femmine per finire di fare le valigie, e io stavo cercando la mia scatola dei biscotti (ce ne avevano fatti fare il giorno prima). Ad un certo punto B. (che era accanto a me) mi ha detto che A. (che era dall'altra parte della stanza a fare la sua valigia tranquillamente) la aveva buttata via. Io mi sono sentita irritata, ma non ho reagito; subito dopo però B. ha aggiunto che lo aveva fatto anche con i biscotti di tutte le bambine (le età erano piuttosto varie). Allora all'improvviso non ci ho visto più, ero arrabbiata, ho come perso il controllo (per una cosa stupida come dei biscotti, poi). Da questo punto in poi non c'era più traccia di B. (che tra l'altro, come si scoprirà dopo, mi aveva mentito, per chissà qualche ragione). Ancora una volta ho attraversato la distanza tra me e il mio "obiettivo" senza accorgermene, e un istante dopo A. era stesa su un letto di schiena, con me sopra che le stringevo la gola. Sono passati alcuni secondi, poi di nuovo all'improvviso, non so come, mi è passato per la mente che avevo lasciato la scatola fuori dalla finestra della stanza per mantenere freschi i biscotti. Così con tranquillità disarmante (per lei in quel momento e per dopo quando me ne sono accorta) l'ho lasciata, sono andata alla finestra dove effettivamente c'erano ancora i miei biscotti, e dopo aver detto tra me e me "ah, eccoli qui", ho guardato A. e le ho fatto: "mi dispiace", ma senza vero dispiacere nella voce, più per "abitudine sociale", come si direbbe mi dispiace a uno a cui si è pestato un piede per sbaglio. Poi mi pare di essermene andata, ma i ricordi da lì in poi sono un pò confusi. Era come se non avessi fatto niente di grave, come se non avessi appena provato a strangolare una persona. In quei momenti non ero divertita per la sua paura, era come se provassi quel tipo di piacere "serio" che avevo provato altre volte ma in modo più marcato; mi sentivo potente. Se non mi fossi ripresa, se avessi continuato a premere..avrei potuto ucciderla. E lei non si sarebbe mossa, era completamente paralizzata dal terrore; lo vedevo dal suo sguardo. Non mi sono nemmeno preoccupata che lo dicesse a qualcuno (e in effetti non lo ha fatto), anche quando l'ho vista (a distanza) seduta in mezzo al gruppo e ai tutori aspettando che ci venissero a prendere per tornare a casa.
Mi dispiace di averlo fatto, di aver rischiato di farle male in modo grave o peggio ucciderla, ma non posso fare a meno di pensare che non sia stata totalmente colpa mia. Non che sia stata colpa sua ovviamente, ma che non fossi completante consapevole e quindi responsabile di quello che stavo facendo (è forse in questi casi che nei tribunali si dà l'infermità mentale?)

Sono anche andata dalla psichiatra per un anno perché soffrivo di attacchi di panico e non riuscivo a esprimermi in determinate situazioni (per queste cose ho risolto), ma quando le ho parlato di questo episodio non gli ha dato troppo peso (o almeno così mi è parso; sarò io che esagero?). Anche se, ora che ci penso (tendo a rimuovere questo ricordo il più possibile), è successa un'altra cosa che non sono riuscita a raccontarle perché me ne vergogno moltissimo; non mi era mai successo prima, anche perché a qualsiasi età io sono sempre andata d'accordo con i bambini (non ho idea di cosa mi sia successo in quei giorni). In poche parole, c'era questa bambina che mi seguiva sempre e per qualche motivo io ero sempre più irritata, finché sempre nella stanza delle femmine ho preso un cuscino e gliel'ho premuto sulla faccia; lei era schiacciata tra il cuscino e un letto, e mi sono seduta sul cuscino per qualche secondo mentre si dimenava, finché non mi sono alzata e l'ho lasciata andare; ho provato piacere. Non mi era mai successo prima, tranne forse una volta dove ero anch'io una bambina: ho impressa questa scena nella mia mente di una maestra d'asilo che mi diceva di non mettere le mani attorno al collo del mio compagno perché altrimenti rischiavo di strangolarlo..eh, mai dai (scherzo, non ricordo perché gli avevo messo le mani al collo, se per gioco o perché volessi davvero strangolarlo, ma non riesco a smettere di pensare alla eventualità, visto l'episodio di qualche anno dopo).

Vorrei aggiungere che non mi succede sempre e con tutti (anzi sono una persona piuttosto gentile ed empatica, le persone tendono a fidarsi di me). Di solito accade solo con chi penso (in modo piuttosto inconscio e controverso) che "se lo merita", che sia più o meno vero.

Scusate il papiro, ma volevo essere il più esauriente possibile.

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Miglior risposta 17 MAR 2022

Buongiorno Van,
Innanzitutto ti vorrei ringraziare per aver raccontato questi episodi della tua vita con tanta cura e dettagli.
Credo davvero che sarebbe importante intraprendere un percorso di sostegno psicologico, volto proprio ad analizzare da dove derivino questi comportamenti che a volte metti in atto, e questo senso di “piacere” legato allo spaventare gli altri.
Per qualsiasi necessità sono a disposizione, anche online.
Dott.ssa Sara Pizzica

Dott.ssa Sara Pizzica Psicologo a Bologna

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16 MAR 2022

Buon giorno Van, quanto racconti mi fà sospettare un serio disturbo risalente alla primissima e prima infanzia.
Assai significativo l'attacco di panico e le rabbia venata di sadismo che esprimi nei momenti in cui qualcosa fà scattare la ripetizione di vissuti inconsci traumatici.
Non dici se hai fratelli e se, eventualmente, sei la più grande.
C'è molto su cui lavorare ed è necessario un serio percorso psicoanalitico, impegnativo.
Dipende dal livello della Tua motivazione ad affrontare, diciamo, il Tuo mare interno.
Se decidi di si, cerca un bravo analista ad orientamento psicodinamico ed inizia con il suo aiuto il Tuo percorso di liberazione.
Un caro saluto
Dott. Marco Tartari

Dott. Marco Tartari Psicologo a Roatto

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