Sensazione di giudizio e disagio con il terapeuta
Buonasera,
Vorrei chiedervi un consiglio per capire se il percorso che sto intraprendendo sia proficuo per me.
Ho avuto 8 anni di relazione con una persona che, andando in terapia, ho capito avere probabili tratti narcisistici.
Io ne ero fortemente dipendente (vivevo in sua funzione, mi diceva cosa fare e cosa dire in ogni circostanza, sentivo di dovermi modificare ad ogni costo per lui, lo aiutavo a studiare per tutti gli esami, mi umiliava e mi svalutava, aveva importanti stati depressivi e nella depressione trascinava anche me, vivevo con una costante vergogna, senso di colpa per tutto).
Ho intrapreso un percorso di psicoterapia con uno psichiatra dopo averlo lasciato. Non so se sia perché proietto su di lui certi vissuti, sta di fatto che mi sembra di rivivere con lui il trauma e in un anno di terapia non sento di stare meglio, di aver rielaborato minimamente la cosa. L'unica cosa che mi ha fatto effettivamente bene è aver capito le dinamiche narcisistiche, il fatto di aver fatto una sorta di "diagnosi" indiretta. Mi è servito a dare un filo conduttore al vissuto e ad accettare l'immodificabilità della persona. Ma rimane l'autostima prossima allo zero e anzi la vergogna quasi è aumentata.
Mi sento giudicata dallo psichiatra e umiliata a tratti. Non sento minimamente empatia. Per dire io verso il mio ex ho avuto nei primi sei mesi una forte rabbia per aver capito di essere stata manipolata per tutto quel tempo e mi sentivo giudicata da terapeuta per questo, come se mi vedesse cattiva e meschina. Ho percepito davvero poco tatto da parte sua quando gli raccontavo certe cose (ad esempio quando gli raccontavo quello che facevo per compiacere, faceva facce visibilmente disgustate e una volta se ne è uscito dicendo "lei si è fatta andare bene le umiliazioni perché si sentiva onorata di stare con lui" mi ha fatto vergognare da morire). Mi è capitato di tornare a casa dopo la terapia e iniziare ad autocolpevolizzarmi anche con il terapeuta (cosa che facevo anche con l' ex fidanzato). Qualche volta mi è parso che quasi mi spronasse a riparlare con il mio ex (con la fatica che ho fatto a mettere il no contact). Ad esempio gli ho raccontato di averlo incontrato per strada piu volte e che prova ogni volta a parlarmi e ad avvicinarmi, ma io cambio strada e lo saluto freddamente perché penso sempre che dietro ad ogni tentativo di approccio ci sia un secondo fine di manipolazione. E lo psichiatra se ne è uscito dicendo "ma perché non gli vuole parlare? Se lui la manipola non si faccia manipolare", oppure "nella vita ci si rincontra".
Mi sono sentita giudicata molto anche per il fatto che in effetti ho passato diversi mesi a vittimizzarmi.
Tutte queste cose dovrei dirle al terapeuta, ma mi sento in soggezione.
Grazie per la risposta.