Dubbi sull'approccio del mio terapeuta
Da sei mesi vado in terapia. Il mio terapeuta è una persona simpatica, però mi lascia perplessa il fatto che sia molto informale. Si è comportato così fin dall'inizio, per cui può darsi che si tratti del suo normale approccio terapeutico, anche perché lavora con molti giovani, però dopo le prime sedute si è lasciato andare di più. Da allora, ogni volta che ci siamo visti mi ha fornito alcune informazioni sui suoi conoscenti più stretti. Inoltre, non c'è seduta in cui non si metta a ridere tra un discorso e un altro. E' molto informale anche nel parlare. Tutto ciò da una parte mi sta bene perché il tempo scorre piacevolmente, dall'altra mi confonde. Primo, perché ho paura di finire per perdere il distacco di una normale relazione terapeuta-paziente, anziché focalizzarmi sulla risoluzione dei miei problemi. Secondo, quando gli racconto delle mie sofferenze, a volte riconosce il mio malessere e mi dà un punto di vista su cui riflettere, ma altre volte sembra non prendere sul serio tutti i disagi di cui gli parlo. Cioè, ci sono delle cose che più volte ho provato a raccontargli, ma senza aprirmi più tanto perché ho difficoltà ad affrontarle, ma non lui non è quasi mai tornato sull'argomento. Dice che l'argomento è da approfondire, ma poi si scorda di riprenderlo. Per cui mi chiedo se mi capisca a fondo, oppure consideri i miei problemi di poco conto. Il pensiero della seconda opzione mi fa stare molto male, per cui, pur consapevole del fatto che abbia tanti pazienti, magari anche con problemi più gravi dei miei, vorrei che nell'ora della mia seduta mi prendesse sul serio. Inizialmente pensavo di aver trovato una persona interessata a me, successivamente mi sembra di aver trovato una persona a cui non importa niente. Sono abbastanza confusa, a volte mi sembra troppo coinvolto, altre volte affatto. Essendo che spesso ride e che con nonchalance mi racconta di sé, ho paura che mi veda come una persona senza problemi e che mi prenda come un intrattenimento tra la seduta precedente e quella successiva. Pur comprendendo che la comunità degli psicologi non si sbilancia nel dare un giudizio sui propri colleghi, vorrei sapere se queste perplessità che ho sono normali, oppure, in caso contrario, come dovrei comportarmi. Ho già provato a spiegargli che ho paura di non essere compresa, ma lui mi rassicura e mi dice che se una cosa mi fa star male, per quanto stupida, è giusto che gliene parli, ma allora perché certe volte non mi prende sul serio?