Dubbi sull'approccio del mio terapeuta

Inviata da Agnese · 17 mar 2021

Da sei mesi vado in terapia. Il mio terapeuta è una persona simpatica, però mi lascia perplessa il fatto che sia molto informale. Si è comportato così fin dall'inizio, per cui può darsi che si tratti del suo normale approccio terapeutico, anche perché lavora con molti giovani, però dopo le prime sedute si è lasciato andare di più. Da allora, ogni volta che ci siamo visti mi ha fornito alcune informazioni sui suoi conoscenti più stretti. Inoltre, non c'è seduta in cui non si metta a ridere tra un discorso e un altro. E' molto informale anche nel parlare. Tutto ciò da una parte mi sta bene perché il tempo scorre piacevolmente, dall'altra mi confonde. Primo, perché ho paura di finire per perdere il distacco di una normale relazione terapeuta-paziente, anziché focalizzarmi sulla risoluzione dei miei problemi. Secondo, quando gli racconto delle mie sofferenze, a volte riconosce il mio malessere e mi dà un punto di vista su cui riflettere, ma altre volte sembra non prendere sul serio tutti i disagi di cui gli parlo. Cioè, ci sono delle cose che più volte ho provato a raccontargli, ma senza aprirmi più tanto perché ho difficoltà ad affrontarle, ma non lui non è quasi mai tornato sull'argomento. Dice che l'argomento è da approfondire, ma poi si scorda di riprenderlo. Per cui mi chiedo se mi capisca a fondo, oppure consideri i miei problemi di poco conto. Il pensiero della seconda opzione mi fa stare molto male, per cui, pur consapevole del fatto che abbia tanti pazienti, magari anche con problemi più gravi dei miei, vorrei che nell'ora della mia seduta mi prendesse sul serio. Inizialmente pensavo di aver trovato una persona interessata a me, successivamente mi sembra di aver trovato una persona a cui non importa niente. Sono abbastanza confusa, a volte mi sembra troppo coinvolto, altre volte affatto. Essendo che spesso ride e che con nonchalance mi racconta di sé, ho paura che mi veda come una persona senza problemi e che mi prenda come un intrattenimento tra la seduta precedente e quella successiva. Pur comprendendo che la comunità degli psicologi non si sbilancia nel dare un giudizio sui propri colleghi, vorrei sapere se queste perplessità che ho sono normali, oppure, in caso contrario, come dovrei comportarmi. Ho già provato a spiegargli che ho paura di non essere compresa, ma lui mi rassicura e mi dice che se una cosa mi fa star male, per quanto stupida, è giusto che gliene parli, ma allora perché certe volte non mi prende sul serio?

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Miglior risposta 18 MAR 2021

Buongiorno Agnese.
Nel leggerla mi sembra di comprendere che, se da un lato l’atteggiamento informale del suo terapeuta la aiuta a sentirsi a suo agio e a farla stare comoda durante la seduta, dall’altro a volte rischia di far emergere un senso di svalutazione nei confronti di ciò che porta. E questo sovente passaggio tra comodità e scomodità, sentirsi accettata e non sentirsi vista, le causa confusione. Non esistono regole ferree sull’atteggiamento da mantenere durante un colloquio, a patto ovviamente che il terapeuta si dimostri sempre professionale (cioè efficace) nell’accogliere i vissuti del cliente, nell’accettare il cliente nella sua totale individualità, nel rispettarlo e nel non giudicarlo. Se queste pre-condizioni vengono sempre mantenute e rispettate, un atteggiamento avvertito come più informale può a volte rivelarsi anche un alleato nell’instaurare una relazione di fiducia. Tuttavia, l’unica persona che può realmente dire se queste condizioni di efficacia persistono è ovviamente il cliente stesso, basandosi sui propri vissuti durante i colloqui e la relazione terapeutica. Ciò non toglie che il terapeuta, come ogni altra persona, possa ogni tanto essere vittima di alcuni “scivoloni” e perdere efficacia. Proprio per questo è fondamentale il confronto tra terapeuta e cliente, in modo che possiate entrambi comprendere se il disallineamento che avviene ogni tanto tra di voi derivi da una “svista” del suo terapeuta o se magari vi state semplicemente riferendo a degli schemi di significato differenti. Se la sensazione è che la vostra relazione sia comunque buona e basata sulla fiducia, un autosvelamento di questo tipo non potrà he rafforzarla ulteriormente, oltre che gettare probabilmente nuovi spunti sul lavoro che state intraprendendo insieme.

Grazie per essersi rivolta a noi e buona fortuna,
Dott.ssa Caterina Berti

Dott.ssa Caterina Berti Psicologo a Torino

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18 MAR 2021

Gentile Agnese, percepisco da parte sua una profonda diffidenza nei confronti del suo terapeuta, come se avesse bisogno di controllare il suo comportamento, convinta di non aver fatto la scelta giusta. E' fondamentale che tra terapeuta e paziente si instauri l'alleanza terapeutica che consente al paziente di affidarsi e di sentirsi libero di parlare di sé senza timore di essere giudicato. Mi sembra proprio che questo tra di voi non sia avvenuto. E' importante sottolineare che ogni terapeuta ha un proprio stile che deriva dalle proprie caratteristiche personali, nel senso che non esiste, per fortuna, un comportamento standardizzato che andrebbe di sicuro a minare quella che è l'autenticità del terapeuta. Trovo strano che il professionista svaluti il suo "sentire", considerandolo poco importante. Può darsi che nella conduzione del colloquio clinico, in base agli obiettivi che insieme vi sarete prefissati, cerchi di soffermarsi sugli aspetti che più hanno a che vedere con il suo disagio e le sue difficoltà. Detto questo, provi a parlare nuovamente con lui, aprendosi e spiegando ciò che prova e ciò che le procura tanti dubbi. Alcuni pazienti abbandonano la terapia piuttosto che provare a chiedere spiegazioni sul motivo di certe loro sensazioni e questo mi creda è una sconfitta per entrambi. Le faccio tantissimi auguri e rimango a disposizione per eventuali approfondimenti. Dott.ssa Daniela Noccioli

Dottoressa Daniela Noccioli Psicologo a Cascina

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18 MAR 2021

Salve Agnese, l'unica cosa che le posso consigliare di fare è di parlare con il suo terapeuta. Può succedere di non sentirsi a proprio agio ma se non ne parla non può venirne a capo. Se poi non si trova bene con quel terapeuta ha tutto il diritto di cercarne un altro.

Dott. Giancarlo Labate Psicologo a Carbonia

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