La mia psicoterapeuta (sono in terapia da 1 anno) mi ha contattato per farsi controllare dei referti medici da mio marito medico ed era estremamente allarmata (si tratta effettivamente di una diagnosi mortale). Questo mi ha indotto a pensare che si trattasse del marito e ci siamo messi completamente a disposizione. Alla fine abbiamo scoperto che si trattava solo di un caro amico. Ora mi chiedo se è normale che si presenti a casa mia pur sapendo, da sedute psicoterapeutiche, che mio marito odia dare lunghi consulti extra lavoro. Io sento che sta abusando della nostra relazione e non considerando le mie confidenze. È una percezione sbagliata?
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12 AGO 2023
· Questa risposta è stata utile per 7 persone
Cara Sasi,
Questo sentire che lei riporta non può essere sbagliato, ma solamente ciò che lei ha provato in questa particolare situazione. Le consiglierei per il bene della sua relazione terapeutica di parlarne con la collega riportandole come la fatta sentire questa sua richiesta al fine di decidere insieme come procedere. È sempre importante dedicare uno spazio alla relazione terapeutica se da una delle due parti si ha l'impressione che questa stia andando incontro a un qualche tipo di rottura.
Un caro saluto.
14 AGO 2023
· Questa risposta è stata utile per 4 persone
Gentile Sasi,
è probabile che la sua terapeuta desiderasse solo avere una conferma della diagnosi da un altro medico.
Trattandosi di referti già redatti, dopo averla contattata e aver avuto la disponibilità del parere di suo marito, avrebbe potuto anche inviarli semplicemente online senza presentarsi necessariamente a casa sua.
A mio parere, il comportamento della sua terapeuta è stato, sì, fuori dall'ordinario ma non grave dal punto di vista deontologico, quindi scusabile.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).
12 AGO 2023
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Buonasera Sasi,
credo possa essere importante, per la relazione terapeutica instaurata in questo anno con la collega, parlare con lei di quanto accaduto e condividere pensieri, emozioni e percezioni scaturiti da questo episodio.
Servirà ad entrambe e, qualora non dovesse sentirsi di proseguire il percorso con lei, non abbia timore ad esternarlo.
Un caro saluto,
Dott.ssa Giorgia Colombo
12 AGO 2023
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
Carissima Sasi,
è certamente sbagliato inserirsi nella vita delle persone, soprattutto se pazienti. Io chiederei spiegazioni, poi cercherei di capire cosa sta succedendo, certamente si tratta di una situazione anomala. Se lo desidera possiamo mantenere un contatto.
Per ora un caro saluto
12 AGO 2023
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
Gentile utente,
La relazione terapeutica dovrebbe essere basata su confidenza, rispetto e professionalità. Se si sente a disagio o si percepisce che ci sia stata una violazione dei confini professionali, è importante affrontare la questione. La psicoterapeuta avrebbe dovuto mantenere una separazione tra la sua vita personale e la sua pratica professionale.
Se si sente che questa separazione è stata compromessa, potrebbe essere utile discuterne con la terapeuta stessa o, se necessario, cercare una seconda opinione o un altro terapeuta. La sua percezione e i suoi sentimenti sono validi e meritano di essere presi in considerazione.
12 AGO 2023
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
Buongiorno Sasi,
immagino che si senta spaesata e confusa. Non è normale l'atteggiamento della collega, non ha una percezione sbagliata.
Le consiglio di essere molto sincera con la sua terapeuta
Resto a disposizione
Alice Noseda
12 AGO 2023
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
Salve,
Dobbiamo considerare che la dottoressa in questione è attraversata dal dolore e dall’ansia. Sono delle situazioni eccezionali e, di fronte alla morte e alla malattia, non si può sapere mai come si può reagire nonostante l’autocontrollo.
Tuttavia bisogna considerare che lei è in un setting psicoterapico con detta psicoterapeuta e ciò ha delle implicazioni importanti sul piano dell’invasione di contenuti personali del terapeuta nel setting con il paziente. Inoltre sembra troppo collusivo il ricorrere a suo marito entrando a casa sua per motivi personali e non clinici terapeutici rivolti alla cura di lei, che è sua paziente. Siete in effetti già fuori da un setting terapeutico. Forse potrebbe parlargliene e poi decidere se continuare o aprire una nuova fase terapeutica con altra figura.
Dott. Pietro Salemme
12 AGO 2023
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
Cara,
Da codice deontologico, questo tipo di approccio non è consono alla relazione terapeuta paziente, in quanto è severamente vietato che da tale relazione si traggono benefici che esulano dal benessere del paziente e dal compenso corrispondente alla prestazione.