Rabbia, frustrazioni, paure, instabilità unite al sentirsi un fallito.

Inviata da tormento_ · 19 giu 2023 Autorealizzazione e orientamento personale

Ho superato i trent'anni e secondo me non ho capito ancora cosa o chi io voglia essere. Siccome penso possa essere utile premetto che non ho un dialogo coi miei familiari (a differenza di altre persone che conosco) e questo credo nel tempo abbia influito negativamente sullo sviluppo del mio carattere. Quindi per varie motivazioni non parlo con mia madre e non parlo neanche con mio padre, anche se con la prima le distanze sono abissali. Attualmente sono disoccupato e sto cercando un nuovo lavoro (qualsiasi: non ho pretese). Il vecchio lavoro - molto pesante e poco soddisfacente - mi ha consentito di essere indipendente ma non mi ha dato le possibilità economiche per staccarmi dalla famiglia e il fatto di stare ancora a casa coi miei (cosa che non mi sembra normale per la mia età ...) aumenta vertiginosamente il mio disagio. Inoltre ho momentaneamente smesso di studiare a un passo dalla laurea magistrale poiché ho la convinzione che quasi sicuramente questo secondo titolo non mi sarà utile a trovare un lavoro che mi piace. Fatico perciò a trovare gli stimoli per iniziare nuovamente a preparare gli ultimi esami. Da quanto detto finora credo derivino le prime frustrazioni: più di dieci anni in università per accorgermi di questo? Eh si ... pare proprio di si! Ho studiato discipline scientifiche perché semplicemente "mi piaceva di studiare", e premetto che per completare la prima laurea ho impiegato più del doppio dei tre anni stabiliti, cosa anche questa che non mi sembra normale e neppure giustificabile solamente con una buona votazione finale. Spesse volte mia madre già nei primi anni di università mi diceva che dovevo lasciar perdere poiché quelle materie erano troppo complicate per me e a sua detta faticavo troppo. In alcune occasioni è arrivata a darmi dell' "handicappato": magari non con cattiveria poiché credo neanche sappia come gestire le emozioni, ma credo che nel mio cervello queste cose abbiano avuto un peso .... Per arricchire di elementi il quadro su questa figura genitoriale vi do altri elementi: durante le scuole medie quando presi "ottimo" a fine anno scolastico mia madre disse che secondo lei non lo meritavo (giudicando il lavoro dell'insegante e neanche avendo competenze per farlo). Tornando indietro nel tempo, quando ero piccolo, di fronte ad un falegname che faticava a scrivere su un pezzo di carta lei mi disse "studia, o nella vita dovrai fare questo" (forse nella sua mente il lavoro di un falegname vale meno di quello di un libero professionista quale un medico o un avvocato ...). Non ho un dialogo con lei e non mi interessa di averlo poiché anche se in buona fede è una persona che risulta molto offensiva. Oltre questo i miei pensieri mi fanno sentire sempre in dubbio sulle mie capacità. All'inizio del liceo pensavo che non sarei stato in grado di terminare quel percorso. All'inizio della prima laurea pensavo che non sarei stato in grado di terminare quel percorso. Durante le prime attività lavorative pensavo che non sarei stato in grado di compiere le mansioni assegnate. Adesso penso di non avere le carte in tavola per completare la seconda laurea. Perché? Possibile che i "successi" (metto fra parentesi poiché comunque dubito lo siano ...) precedenti non abbiano in alcun modo fatto crescere l'autostima? Penso in continuazione che gli altri stiano un passo avanti a me e mi domando come fanno ad essere più spigliati. Faccio un esempio: c'è chi tranquillamente avendo poche conoscenze di programmi di informatica si mette lì e diventa abile nell'utilizzo. Io posso anche riuscirci, ma tremo e abbasso gli occhi davanti ad una condizione che mi porta fuori dalla zona di agio (questo da quando sono piccolo, e quindi non parliamo di condizioni emotive nuove ...) e ci metto molto a fare ciò che gli altri fanno in poco tempo. Basti pensare che sono molto lento a leggere un articolo scientifico pur parlando molto fluentemente in inglese: come fanno quindi altri colleghi universitari a leggere in poco tempo magari avendo anche una conoscenza della lingua minore della mia? Sono troppo minuzioso e quindi mi perdo nei dettagli …? Alcune persone che hanno studiato con me adesso sono arrivate ad alti livelli in istituti di ricerca di rilevanza internazionale (parliamo anche di Oxford o Cambridge ...) e io già so che sia per un fatto di età, sia per le mie capacità limitate non arriverò mai ad alti livelli come loro. Resto inoltre allibito quando leggo di persone che hanno più lauree, altre specializzazioni, centinaia di pubblicazioni: mi sembrano extra terrestri, inarrivabili. Gli elementi che vi ho riportato mi fa sentire una nullità. Andando avanti con lavori a tempo determinato ho mille paure di rimanere senza un soldo ... Non vivo una buona condizione, oramai dovrebbe essere chiaro. Non sorrido e molte volte ho lo sguardo basso. Sto sempre cupo in volto. Non mi interessa di costruire una famiglia poiché non so cosa potrei ipoteticamente garantire … Credo che paura, rabbia e frustrazioni crescenti siano i termini che più aiutino a descrivere la mia condizione. Paura di non farcela a superare uno scoglio e di dovermi mettere a fare un lavoro qualunque pur di sopravvivere, frustrazione per chi nella vita è riuscito ad arrivare più in alto di me e per non aver ancora trovato la mia strada nonostante l’età, rabbia per non essere ancora totalmente indipendente. Sicuramente mi consiglierete di rivolgermi ad uno specialista, ma ancor più mi preme sapere le considerazioni di voi addetti ai lavori. Grazie.

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