quali sono i confini della terapia psicologica
Buongiorno.
Da due mesi circa sono in analisi per un rapporto finito male con la mia ex moglie. Non sapendo a chi rivolgermi ho chiesto il numero al mio collega di lavoro ed ho iniziato la terapia con questa donna di circa 10 anni più grande di me. Abbiamo instaurato un bellissimo rapporto, dal quale ho scoperto di soffrire di un problema abbastanza grosso sul quale non mi dilungo. Lei mi confessa di non aver mai avuto in terapia qualcuno con questo problema. E' una donna molto disponibile, alcune volte mi invia dei documentari e degli articoli che parlano del mio problema. Non si fa problemi di orario, anzi, spesso io interrompo per paura di approfittare troppo del suo tempo, ma lei non nè ha a male, anzi, continua a chiaccherare e capita spesso che vedendoci all'ora di pranzo, mi chiede di accompagnarla a recuperare l'auto nei parcheggi sotterranei dell'edificio in cui si svolge la terapia. Capita durante la seduta che ci mettiamo a ridere e scherzare di aneddoti sulla sua vita, facendo qualche battuta rivolta a sè stessa, sul suo aspetto fisico e dicendomi che anche se non è un tipo molto romantico, alcune attenzioni che dò io alle donne in generale, non le darebbero fastidio. Io sto bene con lei, mi sento bene e ho anche paura di avere una sorta di transfer, se così si chiama. Non le ho mai chiesto nulla sui suoi confini, fin dove posso o non posso spingermi con determinate cose. Secondo voi dovrei farlo? c'è qualcosa che ho smosso in lei, oppure è solo un metodo di terapia diverso rispetto agli psicologi che di solito sono molto bacchettoni? premetto che ho sempre pagato le sedute ed è stata sempre corretta.