Salve, sono una donna di 24 anni e sono al mio secondo percorso di psicoterapia. Entrambi i dottori fanno parte della stessa scuola di specializzazione. Sono molto confusa sull'etica della vostra professione. Piccola premessa su di me: orfana di padre all'età di sei anni, paura dell'abbandono,dipendenza affettiva. Comincio il mio primo percorso, flirt durante le sedute, il rapporto va oltre quello professionale, interrompiamo la terapia e cominciamo la relazione. Io, che l'avevo idealizzato, credevo in un profondo amore, lui, impegnato già, cercava solo sesso e mi ha trattata malissimo. Invischiata per 2 anni in questa situazione, prendo coraggio e comincio un nuovo percorso. Non é stato facile fidarmi, ma adesso sta andando benissimo e ho avuto il coraggio di chiudere il rapporto malato con l'altra persona. Ora mi chiedo, cosa é lecito in terapia? Nel senso che gli abbracci, dare del tu al terapeuta, sentirlo per messaggi durante la settimana sono leciti o erano già segnali di una pessima professionalità? Quali sono i segnali da cogliere per capire quando fuggire via da quel "professionista"? Se avessi saputo inizialmente cosa aspettarmi da una corretta terapia, non sarei scivolata in questo inferno?
Inoltre inizialmente ero confusa, la prima volta che mi ha palpato il sedere durante un abbraccio, pensavo che avessi frainteso, credevo che si fosse sbagliato. . Ero così assuefatta, che poteva farmi qualsiasi cosa. Perché la mia estrema fiducia in lui mi faceva dubitare della realtà? Sono amareggiata.
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21 SET 2017
· Questa risposta è stata utile per 11 persone
Cara Athena,
quello che è successo col suo primo terapeuta è a dir poco inqualificabile. Medici , psicoterapeuti, che approffittano della buona fede e dell'amore delle loro pazienti per comportarsi come DEMENTI incapaci di contenimento? Non ha denunciato questa persona che disonora tutta la categoria degli psicoterapeuti , probabilmente perchè si sente responsabile di ciò che è accaduto , ma si sbaglia . Lei è ancora in tempo per denunciare l'accaduto e mandare questo individuo a fare altro nella vita che non sia l' utilizzare una professione che è da ritenersi "sacra", per soddisfare i propri impulsi sessuali . Con ciò , non metto in dubbio lei possa essere avvenente o più che avvenente e sicuramente lo sarà , ma , a maggior ragione , chi la deve sostenere sul piano psicologico , deve essere persona di provata integrità professionale.Se mi chiede se possano esistere innamoramenti tra pazienti ed analisti le rispondo di sì , ma il professionista corretto , prima di cedere al proprio sentimento deve accertarsi che la terapia sia quantomeno conclusa e se non la è , avere l'accortezza di chiudere il rapporto di cura, ed inviare la propria paziente ad altri.
Per concludere, lei è tenuta in terapia , a comportarsi come ritenga più appropriato , compreso il desiderio e il tentativo di sedurre il suo analista , senza sentirsi minimamente in colpa, poichè ciò è probabilmente parte del suo problema psicologico personale , che deve essere compreso e "contenuto" dal suo terapeuta , proprio per permetterle di elaborare e sperabilmente superare il suo disagio.
Dare del tu ai pazienti poi, è una modalità discutibile, poichè il linguaggio ha un suo significato simbolico e senza voler apparire bacchettone, ritengo che in prima battuta, sia molto più prudente un "LEI" caldo e cordiale, piuttosto di un "Tu" che solo apparentemente può avere significato di: "io e te siamo uguali" ma che in realtà ha più spesso sapore di inadeguato abbattimento della necessaria distanza psichica ed essere quindi pur se inconsciamente , percepito come inopportuna intrusività. In realtà , paziente ed analista sono uguali solo in quanto esseri umani che condividono la fatica di vivere , ma non lo sono sul piano della competenza professionale, perciò anche questo elemento deve essere considerato con il giusto riguardo e gradualità.
Cerchi di comprendere cosa va bene per lei e ricordi che se concede ad uno psicoterapeuta di approfittare sessualmente della sua persona , lei sta pagando due volte : una prima per la sofferenza che l'ha portata a chiedere aiuto per un lutto non elaborato che con molta probabilità ha vissuto come un tradimento e una seconda per essersi imbattuta in un individuo che invece di aiutarla a riprendere fiducia nella vita e negli uomini-padri (reali o simbolici) , l'ha nuovamente tradita e stavolta non per volere di un destino crudele, bensì per ingordigia , stupidità e vigliaccheria umana.
La nostra è una professione delicata e seria che ritengo personalmente molto vicina e simile ad una missione. Chi non si sente di rispettarne le necessarie regole , cambi mestiere!.
Con i migliori auguri per la nuova esperienza analitica a cui si è avvicinata,
le invio cordialissimi saluti.
Dott.ssa Giuseppina Cantarelli
Parma
21 SET 2017
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Gentile Athena,
Condivido con lei tutta l'amarezza della situazione, ogni volta sento queste notizie rimango basita.
In una corretta relazione terapeutica vige il rispetto, la fiducia reciproca, la stima.
Questa persona ha compiuto un gravissimo errore deontologico da segnalare, è andato oltre i limiti imposti dal setting terapeutico.
Esiste un Ordine nazionale e regionale degli Psicologi Psicoterapeuti a cui lei può rivolgersi e tutelarsi in ogni momento.
Cordialmente
Doto.ssa Costa
21 SET 2017
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Salve Athena,
capisco e condivido la sua amarezza. E' una grave violazione del codice deontologico intrattenere relazioni sentimentali e/o sessuali con i pazienti. Per rispondere alla sua domanda, di certo la palpatina al sedere non ha nulla di terapeutico. Per la questione dell'abbraccio, dipende dalla situazione. Personalmente mi è capitato di abbracciare una paziente mentre piangeva, ma sempre nel rispetto e dopo aver creato un rapporto di apertura e di fiducia reciproca. E poi le ho anche spiegato perchè l'ho fatto (di solito lei affronta tutto da sola perchè la madre l'ha sempre respinta nei suoi momenti di debolezza, quindi volevo farle capire che si può condividere anche il dolore e che io c'ero per lei). Tutto quello che facciamo deve avere uno scopo terapeutico, e non essere espressione dei nostri istinti o delle nostre emozioni. Credo sia questo il quesito che come professionisti dobbiamo porci ogni giorno. Io mi chiedo spesso, ad esempio: "Questa cosa serve al paziente o a me?" e devo dire che sono domande che servono per non perdere la bussola. Stessa cosa rispetto ai messaggi. Un messaggio di incoraggiamento in un momento particolare può anche starci, ma non tutti i giorni o con contenuti e fini sentimentali o sessuali. Il punto dunque, è forse non tanto quello che si fa ma perché lo si fa. Ovviamente le palpatine o i baci o gli atti sessuali sono già oltre questo quesito, perchè sono oltre ogni limite deontologico. Si ricordi che se lo desidera può anche denunciare il collega per aver abusato del suo ruolo quando era ancora sua paziente.
Per fortuna non siamo tutti uguali!
In bocca al lupo per tutto!
Dott.ssa Giovanna Susca - Bari e Barletta
21 SET 2017
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Buongiorno Athena,
ha vissuto senza dubbio un percorso, il primo, destabilizzante e non professionale. Messaggi abbracci ecc possono avere senso in determinati percorsi, ma sempre controllati e con un senso terapeutico. Si ponga sempe questa domanda, col mio dentista farei questa cosa? Sono due professioni diverse ma il dentista come lo psicologo non lo si sente a meno che non sia necessario, ne vi sono contatti fisici espliciti. Questo esempio è molto semplicistico ma rende l'idea, è vero che col terapeuta si crea una relazione diversa, terapeutica appunto, ma non privata.
Se non lo ha già fatto, riporti questa esperienza al suo attuale terapeuta per capire anche come si sia creata la situazione e su quali basi abbia potuto appoggiarsi.
Cordiali saluti
Dott.ssa Ambra Caselli (Brescia)
21 SET 2017
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Salve Athena,
capisco e condivido la sua amarezza. E' una grave violazione del codice deontologico intrattenere relazioni sentimentali e/o sessuali con i pazienti. Per rispondere alla sua domanda, di certo la palpatina al sedere non ha nulla di terapeutico. Per la questione dell'abbraccio, dipende dalla situazione. Personalmente mi è capitato di abbracciare una paziente mentre piangeva, ma sempre nel rispetto e dopo aver creato un rapporto di apertura e di fiducia reciproca. E poi le ho anche spiegato perchè l'ho fatto (di solito lei affronta tutto da sola perchè la madre l'ha sempre respinta nei suoi momenti di debolezza, quindi volevo farle capire che si può condividere anche il dolore e che io c'ero per lei). Tutto quello che facciamo deve avere uno scopo terapeutico, e non essere espressione dei nostri istinti o delle nostre emozioni. Credo sia questo il quesito che come professionisti dobbiamo porci ogni giorno. Io mi chiedo spesso, ad esempio: "Questa cosa serve al paziente o a me?" e devo dire che sono domande che servono per non perdere la bussola. Stessa cosa rispetto ai messaggi. Un messaggio di incoraggiamento in un momento particolare può anche starci, ma non tutti i giorni o con contenuti e fini sentimentali o sessuali. Il punto dunque, è forse non tanto quello che si fa ma perché lo si fa. Ovviamente le palpatine o i baci o gli atti sessuali sono già oltre questo quesito, perchè sono oltre ogni limite deontologico. Si ricordi che se lo desidera può anche denunciare il collega per aver abusato del suo ruolo quando era ancora sua paziente.
Per fortuna non siamo tutti uguali!!!!
In bocca al lupo per tutto!
Dott.ssa Giovanna Susca - Bari e Barletta
21 SET 2017
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Buongiorno Athena,
il primo terapeuta,si è comportato in modo deontologicamente scorretto. In realtà se fossero nati sentimenti reciproci, avrebbe dovuto immediatamente interrompere la terapia ed inviarla ad un collega.
Considerando quanto è accaduto dopo, comprendo che per lei sia stata un'esperienza traumatica ed abbia fatto uno sforzo enorme per fidarsi nuovamente ed iniziare una nuova terapia.
il rapporto che si stabilisce è circoscritto al setting terapeutico, quindi esclude un insieme di contatti non pertinenti.
Fortunatamente questi casi sono limitati e devono essere denunciati, mentre esistono molti professionisti che sanno svolgere seriamente il loro lavoro.
Cordiali saluti
Dott.ssa Vanda Braga
21 SET 2017
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Buin giorno Athena, Ti risponderò in modo diretto e senza mezzi termini: il primo "terapeuta", sempre che lo sia e puoi verificarlo interrpogando il sito dell'Albo degli Psicologi della Tua regione, e sempre che il Tuo racconto corrisponda a verità ( scusa ma non Ti conosco ) ha commesso un vero e proprio reato, comunque assolutamente contrario al codice deontologico, all'etica delle relazioni d'aiuto, a qualsiasi concetto di professionalità. Mi vergogno per lui. Dire se il secondo sia sulla stessa traiettoria è difficile ma certo la palpata non promette bene.
Bisogna dire che la psicoanalisi moderna consente anzi considera una rapporto fuori seduta, sempre però neutrale, ma non necessariamente strettamente formale, come spesso positivo per la relazione d'aiuto. In fondo siamo due esseri umani impegnati in un'impresa comune. Ma certo è esclusa qualsiasi intimità ed è sconsigliato un eccessivo svelamento. Voglio dire che l'analista non andrà a raccontare i fatti della sua vita privata o famigliare.
Cari saluti. Dr. Marco Tartaro , Roatto Asti
21 SET 2017
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Gentile Athena,
comprendo la sua amarezza e come professionista sono costernata per quanto le è successo. Per il futuro tenga in considerazione che gli abbracci ed il sentirsi tramite sms tra una seduta e l'altra (a meno che non si tratti di comunicazioni di servizio per fissare gli appuntamenti) sono sicuramente dei campanelli di allarme. Per quanto riguarda la scelta di darsi del tu, questa è più una preferenza stilistica del o della terapeuta, a questo non faccia caso.