Problemi di autonomia

Inviata da Sia · 18 dic 2023 Autorealizzazione e orientamento personale

Buongiorno, vi scrivo perché ho un problema di autonomia che faccio fatica a gestire. Sin da quando ero piccola ho sempre avuto molta difficoltà a muovermi da sola, ad agire nel mondo autonomamente (quando accade tendo a sudare molto e ho paura di essere colta alla sprovvista). Credo che il principale motivo sia legato al fatto che, senza fargliene una colpa, i miei genitori sono molto insicuri e tendevano a coinvolgermi nelle loro paure. Mi dicevano ogni cosa che dovevo fare, per ogni movimento che facevo cercavano di sostituirsi a me, anche quando, ad esempio, stavo semplicemente giocando. Questo discorso riguarda soprattutto mio padre. Non so se a causa di queste numerose critiche e preoccupazioni dei miei genitori nei miei confronti, ma è da quando sono piccola che convivo con un doc e con la fobia sociale, per cui sono stata anche curata facendo ricorso agli antidepressivi. Con gli antidepressivi, che ho assunto per la prima volta durante un periodo di ossessività debilitante che ho vissuto nell’estate successiva agli esami di maturità, la mia paura dell’autonomia si era calmata, ma, nonostante ciò, sono rimasta molto insicura. Ho iniziato l’università ma resistevo ad andare a lezione. La fortuna è che ho avuto comunque la forza di non mollare e di dare gli esami, anche se mi riducevo all’ultimo con lo studio. Nello stesso periodo mi sono fidanzata per la prima volta. Durante la relazione che ho avuto mi sono sentita più tutelata, ero maggiormente capace di autonomia perché mi sentivo protetta. Il problema è che, visto che entrambi avevamo bisogno di molta protezione, facevamo fatica a porre dei confini nella nostra relazione, e per questo a un certo punto è terminata. Sono stata io a chiuderla, dopo tre anni. Il periodo dopo la fine della relazione è stato per me il più bello della mia vita. Mi sono sentita completamente libera ed ero molto più sicura di me, finalmente autonoma, o almeno credevo. Andavo in università e vivevo nel presente, ho stretto dei legami bellissimi con le mie amiche, ero piena di energia e non vedevo l’ora di iniziare la giornata. Per questo motivo ho smesso l’antidepressivo che prendevo. Ma le cose sono cambiate dopo il periodo di lezioni in università. Con l’arrivo dell’estate dovevo rimanere in casa a studiare, ma non ci riuscivo. Continuavo a rimandare e lasciavo il lavoro incompleto. Questa resistenza nel completare, in realtà, l’ho sempre avuta. Mi sono sempre ridotta all’ultimo, ma quest’estate è aumentata, finché, a un certo punto, pur di forzarmi di studiare mi sono chiusa in casa. Ho iniziato ad avere una fortissima fobia sociale, tanto che quando i miei tornavano a casa da lavoro avevo paura che aprissero la porta della mia stanza per venirmi a parlare. Ho iniziato a ridurre i rapporti, anche per messaggio, con le mie amiche. Mi sono ritirata completamente e chiusa nella mia insicurezza. Questo mi ha portato ad avere dei blocchi intestinali e del ciclo mestruale. Per questo motivo ho iniziato a preoccuparmi e ho deciso di ricontattare la psicologa da cui sono andata per 4 anni, finché non mi ero lasciata con il mio ex. Già prima di fissare la seduta avevo la sensazione di sbagliarmi, continuavo a rimandare, resistevo a chiederle aiuto. Ma, visto che stavo davvero male, a un certo punto ho ceduto. Ma la mia situazione è peggiorata. Seduta dopo seduta, ho iniziato a perdere sempre di più lucidità, mi sono sentita in trappola, per questo ogni volta che stavo meglio pensavo “ok adesso le dico che non ho più bisogno di vederla”. Ho iniziato a sentire un grande vuoto interiore e a frammentarmi, continuavo a cambiare personalità e modo di vedermi. Ho iniziato a giudicarmi ancora di più, per ogni cosa che facessi. Io credo che si sia creata una dipendenza affettiva. Credo che fossi così a terra da aver gettato le armi e deciso che avrei fatto quello che lei si aspettava da me. Avevo la costante paura di allontanarmi da tutte le mie amiche e di rimanere sola con lei, senza fare niente. E così stava accadendo. Stavo cedendo completamente a lei le mie responsabilità. Sono riuscita a togliermi dalla relazione solo quando lei mi ha detto di ricominciare a prendere farmaci e io l’ho sentito come qualcosa di totalmente sbagliato per me. Sono andata da una psichiatra perché non riuscivo a dirle di no, ma sono stata così male nel farlo che ho deciso di prendere in mano la situazione. Quando ne sono uscita, effettivamente, ho ricominciato a vedere le mie amiche e a uscire di casa per fare anche delle piccole commissioni. Ho ripreso in mano la mia vita. Ma secondo me quanto è accaduto è stato traumatico per me, perché tutte le volte che riuscivo ad essere autonoma avevo paura di farcela. Opponevo molta resistenza. Mi sono sentita insicura. Ma piano piano stava andando sempre meglio. Solo che quel senso di libertà è durato poco, adesso ricominciano gli esami e ho di nuovo paura della mia autonomia. Mi sta tornando la fobia sociale e a volte ho un doc aggressivo, sto escludendo di nuovo le mie amiche dalla mia vita. Il problema è che ho paura che se contatto un nuovo psicologo si ripeterà la dipendenza che ho vissuto con la mia psicologa precedente. Ho paura. So di avere bisogno di aiuto ma ho paura che se lo chiedo poi mi venga spontaneo cedere le mie responsabilità di vita all’altra persona. Questo mi fa pensare che forse devo semplicemente imparare a gestirmi da sola, anche se è difficile. Per evitare una situazione debilitante ho cercato di informarmi di più sul mio disturbo, di riconoscere meglio le dinamiche famigliari e la mia storia, di fare più caso a cosa provo e a come mi sento nelle diverse situazioni che vivo. Prima tendevo a non ascoltare il corpo e a perdermi molto nei pensieri. Solo che per me rimane difficile ascoltare il corpo perché credo che a causa del mio doc spesso se mi concentro sul corpo “penso” che il mio corpo voglia dirmi, non è che mi muovo in modo fluido assecondando spontaneamente i miei bisogni. Quando ci riesco poi, dopo un po’, ricominciano le preoccupazioni. Mi sento bloccata. Mi rendo conto che la soluzione sarebbe provare ad andare oltre i continui giudizi che mi rivolgo e stare nel presente, ma spesso il senso di colpa che provo nel farlo prende il sopravvento. Faccio fatica ad uscire dal circolo.

Mi scuso per il lungo messaggio. Avevo bisogno di raccontare quello che mi sta accedendo a voi perché attualmente non riesco a chiedere aiuto in nessun altro modo per paura che si ripeta quello che mi è accaduto durante la scorsa terapia. Vi ringrazio nel caso in cui decidiate di darmi una mano a comprendere meglio cosa mi sta succedendo. Grazie. Buona giornata.

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