Ho 21 anni ed è da quando avedo 8 anni che non riesco a superare questo problema. L'ho scoperto a 8 anni. Al mio primo campo estivo con gli scout, a sera non riuscivo a dormire e dopo 4 giorni i capi hanno organizzato una cena con i genitori. Appena vidi mia madre sono corsa da lei a pregarla di portarmi a casa. L'anno successivo è stato peggio, sono arrivata al campo e stavo bene, ma appena calata la sera mi è venuto un dolore al petto e ho iniziato a piangere, il giorno dopo stessa cosa, volevo solo tornare a casa e così fu. A 14 anni ho provato di nuovo ma ho resistito solo una notte. Il dolore al petto è iniziato appena i miei sono andati via dal campo.
Ora devo organizzare un fine settimana per andare a trovare il mio ragazzo che lavora fuori. Dovrei partire a metà novembre (per 3 giorni) ma ho di nuovo questo dolore al petto. Ed è iniziato nel momento in cui ho deciso di andarlo a trovare.
Ho parlato di questo problema adi uno psicologo quando ero più piccola ma il problema persiste, e non so proprio come riuscire a superarlo. Voglio andare a trovare il mio ragazzo ma sto iniziando ad avere ansia e paura di affrontare il viaggio.
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15 OTT 2016
· Questa risposta è stata utile per 6 persone
Carissima, bisognerebbe capire quali sono i pensieri che le si scatenato al momento della separazione, vissuta o anticipata mentalmente. Qual'è la cosa più brutta che potrebbe succedere in sua assenza? Potrebbe stare male un familiare o potrebbe succedergli qualcosa di grave o ancora, invece, potrebbe essere lei stessa a sentirsi male e non disporre dell'aiuto del familiare di riferimento? In questi casi la vicinanza dell'altro rappresenterebbe la garanzia dell'immediato intervento, qualora una delle situazioni temute dovesse verificarsi. Se i pensieri sono connessi esclusivamente alla separazione e l'ansia non si manifesta in altre situazioni, allora si potrebbe ipotizzare un disturbo d'ansia di separazione, che fino a poco tempo fa, non rientrava nella sfera dei disturbi dell'età adulta e veniva confuso generalmente con un attacco di panico, di cui è solo un sintomo. Tale disturbo era esclusiva dell'età infantile, ma diversi autori hanno dimostrato che non solo il disturbo si presenta in età adulta, ma che spesso si trascina dall'infanzia. La mia è solo un'ipotesi... l'unica cosa che a distanza le posso consigliare e di rivolgersi ad uno psicologo, al fine di identificare bene il problema individuare il giusto intervento.Resto disponibile e cordiali saluti.
14 OTT 2016
· Questa risposta è stata utile per 5 persone
Gentile Chià,
è probabile che fin da quando eri piccola ti sei portata dentro delle ansie di separazione e paure di abbandono che poi si sono assopite ma sono riemerse dall' adolescenza in poi, sempre in occasione di allontanamento dalla tua famiglia e dalle tue certezze.
Era scontato che uno o pochi incontri con quello psicologo non potevano bastare per risolvere il problema.
In realtà hai bisogno di un percorso di psicoterapia di durata adeguata (almeno un anno con regolari incontri a cadenza settimanale).
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno)
14 OTT 2016
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
Cara Chia,
I motivi che possono portarla a questa difficoltà nel dormire lontano dalla sua famiglia possono essere diversi e assolutamente soggettivi. Non è possibile non conoscendola ipotizzarli a priori.
Lei che idea si é fatta a tal proposito? Come viene vissuta ed è stata vissuta questa cosa della sua famiglia?
Credo che riprendere in mano questa questione con l'aiuto di un terapeuta potrebbe esserle utile, le consentirebbe di indagare i motivi di questa difficoltà e superarli.
Rimango a disposizione.
Cordialmente,
14 OTT 2016
· Questa risposta è stata utile per 3 persone
Buongiorno Chià, difficile stabilire perché non riesce a dormire lontano dalla famiglia. Forse da piccola aveva dei timori e delle ansie connesse a questa specifica situazione che, seppur lievi, non sono state gestire in modo adeguato e sono aumentate sempre di più. Inoltre, mi sembra di capire che con il tempo lei ha cercato di evitare il più possibile di affrontare la situazione (tranne qualche tentativo) e questo elemento potrebbe aver contribuito a peggiorare il problema. D'altra parte evitare ciò che si teme è la reazione più immediata e forse anche la più opportuna se non si hanno a disposizione delle strategie e delle risorse adeguate. Quanti incontri ha fatto con lo psicologo? Secondo lei è plausibile che si sia concessa troppo poco tempo in questo percorso?