Mi sento un fallito: ho il libretto universitario vuoto
Gentili psicologi,
sono un ragazzo di 22 anni, frequento ingegneria... è da quando sono piccolo che mio padre mi ha detto di farlo perché così avrei avuto un posto di lavoro sicuro, l'ha sempre detto a tutti. Mi sentivo e mi sento sempre felice e gratificato quando lui mi fa i complimenti ed è felice e soddisfatto di me quando mi sente parlare di questa carriera; ho seguito sempre l'aiuto di mio padre per la scuola, anche alle superiori (anche perché lui non ha molta fiducia in me, mi dice di sì, ma invece è no, lo sento che parla male di me alle mie spalle ma forse è solo preoccupato) e per la scuola superiore ho scelto il geometra, perché alla fine in matematica mi annoio tanto, non ero molto ferrato, non volevo impegnarmi, non volevo fare lo scientifico ma neanche il classico.
Ho tirato molto la corda in questi anni, con difficoltà sono andato avanti tra una sbandata ed un'altra, mio padre ha sempre di più perso la fiducia in me.
Ora sono all'università e sono entrato a stento con i miei sforzi e tutto; ma adesso che sono qui da due anni non riesco a fare neanche un esame.
Non capisco perché... Anche il più stupido dei miei colleghi, quello più scapocchione, riesce a passare gli esami e io invece niente. Non so che mi succede, non so com'è un esame e quando non lo passo mio padre mi da contro.
Sto male perché non passo gli esami e sto peggio perché mio padre ci rimugina sempre sopra... mio fratello più piccolo è stanco della situazione perché in casa c'è un clima orrendo.
Mio padre e mia madre mi parlano soltanto dell'università, sanno i miei esami a memoria, sanno esattamente quello che devo fare; a volte mio padre mi mette in ordine gli esami che devo fare e... e io lo ammetto: mi distraggo.
Non ci sto quasi più dentro con la testa...
Mi sento un totale fallimento...
Nella mia vita non ho archiviato neanche un obiettivo...
Mi vergogno davanti ai miei amici, non voglio più uscire, non voglio più fare niente... Non sento più niente della vita.
Le stagioni passano, i giorni sono veloci, aspetto gli appelli e... Non li passo.
Ascolto gli altri parlare con una dimestichezza perfetta, mentre io ancora vedo le cose scritte come se fossero arabo e non mi capacito perché...
Forse c'è una cosa, nel profondo del mio cuore, che mi fa capire cosa sta succedendo: l'arte.
Fin da quando ero piccolo ho seguito sì mio padre, ma c'è sempre stata una cosa molto bella di me, qualcosa che mi faceva sentire me stesso (cosa che ora non so più chi sono).
Di recente mi viene sempre in mente la frase di Pirandello: Se per gli altri non ero quel che finora avevo creduto d'essere per me, chi ero io?
Quando ero piccolo mi era tutto concesso, o almeno quello che si poteva concedere ad un bambino, e potevo disegnare quanto mi pareva, ma crescendo è arrivata la figura di mio padre (è molto autoritario con me) ed ha inziato a nascondermi agli altri.
Non gli piace che disegno, non vuole. Mi ha preso in giro, mi ha strappato i fogli, mi ha deriso, offeso, allontanato e nascosto.
Nessuno dei suoi amici o persone che conosciamo sa quello "che so fare" e anche io ho imparato a nasconderlo...
Sì, l'ho nascosto ma è sempre stato vivo in me, come una fiamma che non si poteva spegnere; esteriormente sono un ragazzo molto pacato, tranquillo, a volte sembro anche molto triste, sono diventato il classico sfigato perché non archivio niente all'università e non ho hobby. (ho fatto una volta musica, mio padre voleva che facessi il musicista ma ho lasciato e.. niente continua a rinfacciarmelo ogni tanto) ma come mi rinfaccia anche dell'università, che nonostante i miei sforzi, non va e non va. Mi dice che ha solo speso soldi inutilmente, a volte si arrabbia così tanto che vuole farmi andare via dalla facoltà perché si è stancato di penare, così mi dice e davvero ci sto male.
L'unica cosa buona di questa università è che lì ho trovato uno psicologo, ho appena iniziato e mi ha detto che io non ho identità, ho perso tutto e non riesco più ad amare niente, ed è vero.
Ha detto che devo staccarmi psicologicamente da mio padre...
Voglio precisare che mio padre è benestante, normale, non ha problemi economici e le sue scelte non sono dipese da questo...
Mi sto solo chiedendo se sono un figlio ingrato.
Ho un amico che non ha soldi e all'università da tanta soddisfazione ai genitori, fa medicina, e io che ho i soldi e tutto, sono un figlio orrendo, non riesco a studiare e mi distraggo...
Che cosa devo fare?
Soffro davvero come un cane...
Spero di non avervi ammorbato,
grazie.