isolamento sociale, problemi relazionali e pensieri ossessivi derivanti da essi

Inviata da Ele Dc · 27 lug 2023 Relazioni sociali

Buonasera

Mi chiamo Eleonora e ho 19 anni

Vi invito per favore a leggere tutto e a non ignorarmi. Già il solo fatto di dover scrivere questa lettera mi ha richiesto coraggio e un mucchio di continui ripensamenti.
Ho deciso di scrivervi perché sto vivendo veramente male la mia situazione e ogni giorno mi trovo costretta a sopportare e a tenermi tutto dentro, non ce la faccio più. Non ho letteralmente nessuno con cui parlare. Non lo so se sarò in grado di unire chiarezza e concisione allo stesso tempo, quindi scusatemi se forse mi dilungherò. Vi prego, so benissimo che così non risolverò il mio problema, ma almeno ho bisogno di qualche parere confortante. Ora come ora, non posso andare da uno psicoterapeuta per vari motivi; forse in futuro, quando le circostanze me lo permetteranno, lo farò.
Ringrazio in anticipo chi dimostrerà la pazienza di ascoltarmi e capirmi.

Inizio dicendo che i miei problemi relazionali sono una cosa che mi trascino dietro sin dai primi anni della mia infanzia. Da quel poco che ricordo, già all’asilo venivo esclusa e presa di mira dagli altri bambini. Questo continuò per tutto il periodo delle elementari (insulti, prese in giro, di nuovo esclusione sociale… in 1a elementare addirittura una bambina arrivò a sputarmi addosso senza un apparente motivo. Quest’ultimo fatto l’ho completamente rimosso e l’ho saputo anni dopo da mia madre), ma anche delle medie. Non ricordo con assoluta precisione come mi comportavo, però ricordo di essere stata sempre una bambina molto timida e introversa, poco loquace (‘’chiusa’’, come dice mia madre). Lo sono tuttora. Mi ricordo che alle medie, nel contesto scolastico, non sono mai riuscita a inserirmi, a integrarmi, a sentirmi in qualche modo accettata. Anche nei momenti in cui decidevo di aprirmi e cercavo di essere ‘’solare’’ e ‘’simpatica’’ venivo ignorata o bullizzata/presa in giro. Anche quando cercavo di inserirmi in una conversazione non suscitavo mai l’interesse dei miei coetanei. I momenti della ricreazione erano quelli in cui mi sentivo più a disagio, perché in qualche mi ‘’costringevano’’ a dover cercare di socializzare un minimo con i compagni (alternativa: essere l’unica che resta nel suo posto da sola); eppure le volte che ci provavo, non ottenevo niente; non riuscivo mai ad instaurare un dialogo con qualcuno, non sapevo mai di cosa parlare e rimanevo sempre nel mio silenzio. Quindi il mio rapporto coi coetanei a scuola è sempre stato questo: nel migliore dei casi venivo ignorata; nel peggiore, presa di mira e bullizzata.
Pertanto, tutta l’adolescenza l’ho passata in un isolamento sociale volontario. Passavo, e tuttora passo, le mie intere giornate tutte uguali, a casa, da sola, senza parlare con nessuno. Dopo l’ennesimo episodio di bullismo in terza media, al liceo mi sono ancora di più chiusa in me stessa e non ho mai frequentato i miei compagni; non ho mai parlato con loro (solo per cose di scuola), non so cosa significhi fare una conversazione. Anche quando ci provavo non ci riuscivo e ancora non ho idea di come si faccia. Dentro di me, so che questa cosa mi faceva soffrire.

Non esco mai e, le poche volte che lo faccio, è solo per accompagnare mia mamma a fare qualche commissione. Quindi sono rari i casi in cui esco autonomamente; quando succede sono insicura di me stessa. Provo un senso di ansia atroce, di vergogna perenne. Anche quando devo andare a comprare da sola una pizza, o mettermi in coda alla cassa per la spesa, ho paura di essere giudicata. Ho paura di sembrare stupida, imbranata, di dare l’impressione di non essere abbastanza sveglia, di non capire le cose. Anche quando cammino da sola, una parte di me si chiede sempre ‘’perché quella persona mi sta guardando? Sembro davvero così strana e imbranata? C’è qualcosa che non va nel modo in cui cammino?’’. So che probabilmente è un timore irrazionale, infondato, ma la mia testa non riesce a fare a meno di pensarci. Parlare da sola con qualcuno, anche se si trattasse di una semplice visita medica o di un acquisto, è per me davvero difficile. Mi sento molto più sicura di me quando sono accompagnata da qualcuno con cui ho molta confidenza, come i miei genitori. Questo mi impedisce anche anche di iscrivermi in palestra e di praticare una qualunque attività sportiva che coinvolga altre persone. Ci ho provato, una volta, a 15 anni, a sforzarmi. Dopo pochi mesi ho abbandonato perché non ce la facevo più a frequentare quel posto senza sentirmi costantemente giudicata, Ogni volta recarmi in palestra era un incubo per me, provavo troppa ansia. Avevo paura di venire giudicata come ‘’poco sveglia’’. Mi chiedo veramente cosa farò quando mi troverò costretta ad affrontare il mondo del lavoro. Dovrei anche iniziare scuola guida, ma il solo pensiero di recarmi in un qualche ufficio, anche solo per chiedere informazioni da sola, mi terrorizza.
I miei genitori non hanno la minima idea di quello che mi ritrovo costretta a sopportare ogni giorno dentro di me, di come mi sento e di cosa provo. Io non solo sento di non contare nulla per nessuno, mi vergogno letteralmente di me stessa. Quando mi rapporto con un’altra persona, è quasi come se mi vergognassi di esistere, come se valessi poco. Alle superiori mamma mi chiedeva sempre: ‘’perché non inviti i tuoi compagni a casa?’’ Io prontamente rispondevo di no, perché tanto gli altri non sono interessati a me. E poi, finirei per sentirmi soltanto a disagio. Che condividiamo? Che facciamo? Di cosa parliamo per tutte quelle ore a casa mia? Io non sono una persona interessante, non sono una persona con cui agli altri piace stare. E’ sempre stato così, il non valere nulla è una mia caratteristica. Sono invisibile, una persona sgradevole. E’ l’unica spiegazione che mi riesco a dare se per 19 anni non ho mai avuto un singolo amico, se non sono mai riuscita a fare una chiacchierata che durasse più di qualche secondo, se l’unica cosa che ho ottenuto in tutta la mia vita sono stati insulti e disprezzo. Questa è la mia situazione generale.

Ora veniamo al motivo che mi ha spinto a scrivere, ed è soprattutto su quest’ultimo punto che voglio ricevere i vostri consigli e pareri. Voglio capire se sono paranoie mie oppure se c’è possibilità che i miei timori siano fondati. Da qualche mese ho cominciato ad appassionarmi tantissimo ad un ‘’videogioco’’. Scrivo questa parola tra virgolette perché in realtà è più corretta definirla una via di mezzo tra un romanzo e un videogioco;‘’visual novel’’ in inglese vuol dire infatti ‘’romanzo visivo’’, perché si basa sulla lettura di dialoghi per andare avanti nella trama. Il tipo di storia a cui mi sono interessata appartiene al genere storico/romantico, quindi vuol dire che ambientazione, personaggi e avvenimenti sono tratti da un reale periodo storico . Personalmente, è un prodotto che apprezzo molto sia per la sua componente storica, sia soprattutto per la complessità psicologica dei vari personaggi cosa che per me la rende un’opera d’arte. Queste opere di narrativa le apprezzo molto di più se riesco a confrontarmi con qualcuno per discuterle, così mi sono unita ad una comunità anglofona su un sito (è una serie pressoché sconosciuta in Italia). Purtroppo ho notato che il fandom è da diversi anni piuttosto inattivo, sembra che molti lo abbiano abbandonato o messo momentaneamente da parte per dedicarsi ad altri interessi. Tuttavia sono ancora rimaste delle persone ancora attive che suppongo abbiano interagito abbastanza tra di loro, alcuni addirittura si definiscono ‘’amici’’ (non lo so se si siano conosciuti anche nella vita reale).All’inizio mi limitavo semplicemente ad ‘’usufruire’’, cioè a mettere mi piace ai vari post senza interagire direttamente con gli utenti. Io però desidererei tantissimo legare un minimo con queste persone, divertirmi a chiacchierare con loro e a confrontarmi sulla trama e sui personaggi e, perché no, se si crea feeling, magari anche a scherzare, come di solito si fa tra ‘’amici’’. Uso con cautela questa parola perché si tratta pur sempre di persone che non conosco nella vita reale; però, anche se probabilmente non ci incontreremo mai e forse non potrò mai veramente considerarli miei amici, mi piacerebbe almeno instaurare un rapporto simile a quello che si potrebbe avere in amicizia. E’ per questo che da un po’ ho cominciato anche a commentare i vari post; non voglio sentirmi ignorata pure lì. Tuttavia, da quando cerco di espormi in quel modo, da circa 1 mese, comincio ad avere pensieri ossessivi tutte quelle poche volte in cui inizio una conversazione. Qualche giorno fa ho commentato dei post di un utente su un personaggio che adoro e su cui ho tanto da dire. Ho condiviso i miei pensieri e le mie teorie su quel personaggio e l’altra persona sembrava aver apprezzato, perché ha detto di essere d’accordo con me. Questa è stata una delle pochissime volte in vita mia in cui sono riuscita ad instaurare un dialogo con qualcuno, e ho provato tanta felicità. Ma la cosa che mi ha resa ancora più felice, è stato il commento di un terzo utente, che mi ha detto di essere d’accordo con le mie interpretazioni e che le piacerebbe tanto leggere una mia analisi sul mio blog in futuro. Sono seria quando dico che quella è stata una delle poche volte della mia vita in cui mi sono sentita veramente apprezzata, non un rifiuto da ignorare o da criticare. Ho così deciso di prendere di nuovo coraggio e ho commentato un altro post di quello stesso utente con cui mi ero confrontata. Ho esposto le mie interpretazioni e idee e, dopo qualche giorno, quella persona mi ha risposto. Il messaggio iniziava con: ‘’Fantastica analisi’’, poi mi ha chiesto, riguardo a una scena che avevo citato, a che cosa mi riferissi esattamente. Così le ho descritto con precisione in un messaggio quello di cui stavo parlando e ho analizzato in particolare delle frasi precise che mi hanno colpito di quel momento. Ho detto che secondo me quelle parole indicavano come in un certo senso il personaggio si sia chiuso in se stesso e che, se è giusto come ho detto io, posso capire come ci si sente a non essere compresi (ho di nuovo cercato di argomentare un miinimo(. Ora. quello che mi ha davvero ferita e che quella persona non ha più risposto al mio messaggio, neanche per dirmi che non era d’accordo con me. Mi sento umiliata e ora provo un profondo senso di vergogna per aver scritto quelle cose. Forse non ha capito bene quello che intendevo, non mi sono espressa tanto bene, oppure ha percepito le mie considerazioni personali come una buffonata. Mi sento rifiutata e non faccio altro che pensare ossessivamente alle cose che ho scritto, a come avrei potuto scriverle meglio per evitare una figuraccia e all’opinione che adesso quella persona può essersi fatta di me. Ciò che più di ogni cosa mi fa venire voglia di nascondermi è che quei messaggi restano lì e chiunque li può vedere e pensare che sono strana o dico cretinate senza un senso. Mi è capitata una cosa simile esattamente 26 giorni fa, quando mi sono messa a discutere su un personaggio storico in un post perché un altro utente mi aveva criticata per un giudizio che avevo espresso. Ho cercato di spiegare le motivazioni che mi avevano spinto a usare determinate parole, anche abbastanza dettagliatamente, ma non ho più ricevuto risposta. Non so se ha capito quello che intendevo dire, se per le persone ha senso o no. (ditemi che idea vi siete fatti su questo fatto; vi prego, ciò mi tormenta; non sono più serena neanche a casa adesso).

Io non ce la faccio più: adesso è da 1 mese che ogni giorno mi ritrovo a pensare a queste interazioni ai miei occhi negative. Non esagero quando dico che ora questi pensieri non mi abbandonano mai neanche per un secondo; sono la prima cosa a cui penso quando mi sveglio, quando mi lavo, quando porto fuori il cane nei giardinetti davanti casa mia, quando parlo coi miei genitori, quando vado a letto. Mi fanno sentire malissimo, quasi come se fossi stata rifiutata. Non avete idea di quello che mi ritrovo a vivere ogni giorno nella mia testa.
La mia domanda è: è possibile che io soffri di fobia sociale? E’ normale avere questi pensieri o è la mia testa che è in qualche modo ‘’particolare’?
Inoltre: è possibile che la mancata risposta indichi un possibile rifiuto da parte dell’utente su quello che ho scritto? E’ possibile che l’altra persona abbia formulato un giudizio negativo nei miei confronti? Se così fosse non credo avrei più il coraggio di entrare di nuovo in quel sito. Come faccio a rimediare? Come faccio a farmi apprezzare un minimo, a piacere a queste persone? Come faccio a fare amicizia online? Perché tutti ci riescono e io no? Cosa ho io di meno rispetto agli altri? Sono davvero così sgradevole e stupida anche online? Cosa ho fatto di male per meritarmi questa continua esclusione sociale?
Dovrei essere felice perché mi sono da poco diplomata. E invece luglio l'ho ormai passato in questo modo orribile. Vorrei almeno essere in grado di piangere per esprimere il mio malessere e sfogarmi, ma le lacrime non escono.

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Miglior risposta 28 LUG 2023

Cara Eleonora,

Mi dispiace molto sentire di quello che sta passando. È evidente che sta affrontando un periodo molto difficile e che si sente molto sola. Prima di tutto, voglio dirle che è molto coraggiosa per aver condiviso la sua storia e per aver cercato aiuto. Questo è un passo importante e dovrebbe essere orgogliosa di sé stessa per averlo fatto.

Da quello che ha descritto, sembra che stia lottando con sentimenti di ansia sociale e bassa autostima. Questi possono essere molto difficili da gestire da soli, e può essere molto utile cercare il supporto di un professionista della salute mentale quando si è pronti e in grado di farlo.

Nel frattempo, ci sono alcune cose che potrebbe provare a fare per aiutarsi. Prima di tutto, potrebbe essere utile cercare di praticare l'auto-compassione. Questo significa cercare di trattare se stessa con la stessa gentilezza e comprensione con cui tratterebbe un amico caro. Quando si sente giudicata o critica verso se stessa, potrebbe provare a ricordare che tutti commettono errori e che nessuno è perfetto. Potrebbe anche provare a parlare di questi sentimenti con qualcuno di fiducia, come un genitore o un amico.

Inoltre, potrebbe essere utile cercare di sfidare i pensieri negativi che ha su se stessa. Quando si ritrova a pensare che è "strana" o "stupida", potrebbe provare a chiedersi se ci sono prove concrete di ciò. Spesso, scopriremo che i nostri pensieri negativi su noi stessi non sono basati sulla realtà, ma sono piuttosto il prodotto della nostra ansia o della nostra insicurezza.

Infine, potrebbe essere utile cercare di fare piccoli passi per uscire dalla sua zona di comfort. Questo potrebbe significare provare a fare cose che la fanno sentire un po' ansiosa, come uscire di casa da sola o parlare con qualcuno che non conosce. Questo può essere molto difficile all'inizio, ma con il tempo può aiutare a costruire la fiducia in se stessa e a ridurre l'ansia.

Ricordi, Eleonora, che non è sola. Ci sono molte persone che hanno vissuto esperienze simili e che capiscono quello che sta passando. Non esiti a cercare aiuto se ne sente il bisogno. Spero che troverà il sostegno e la forza di cui ha bisogno per superare questo periodo difficile.

Dr. Matteo Piccioni Psicologo a Torino

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30 LUG 2023

Salve Eleonora,
La sua storia merita di essere raccontata dal vivo ad uno psicoterapeuta. Non c’è molto tempo da aspettare, è necessario affrontare questi pensieri insieme, per vedere come non si tratti di nulla di grave, a patto però che lei inizi ad esprimerli e che si accorga della possibilità di depotenziarli del quoziente di nocività che, se lasciata lievitare nell’isolamento, allora può dare forte blocco. Infatti un altro problema connesso all’ espressione che deve essere dal vivo e non on line, è l’isolamento sociale. C’è bisogno di incontri e di esperienze guidate e protette, in modo da prendere fiducia ed aprirsi progressivamente. Relativamente a quella persona che non ha risposto su web e sul fatto che lei si è sentita abbandonata e non capita, direi che non ci sono indici referenziali per dedurre le molte cose negative che ha lei ne ha tratto. Quindi il consiglio è quello di iniziare al più presto una psicoterapia e non puntare sulle piattaforme digitali per investire sui rapporti sociali, ma sull’incontro dal vivo con suoi coetanei con l’aiuto di uno psicoterapeuta.
Dott. Pietro Salemme

Dott. Pietro Salemme Psicologo a Roma

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28 LUG 2023

Cara Eleonora,
mi dispiace molto sapere della sua sofferenza, le sue parole sono molto toccanti.
Se può aiutarla posso dirle che ciò che arriva di lei è tutt’altro che stupidità o inadeguatezza.
Non è possibile definire, in questa sede, nessuna tipologia di disturbo.
Posso dirle che per stare meglio ed uscire dalla situazione attuale credo sia necessario affidarsi al sostegno di un professionista.
Sarebbe utile approfondire alcuni aspetti della sua vita passata ed attuale per poterla aiutare davvero.
Un supporto psicologico può farla sentire accolta, non giudicata nell’espressione delle sue emozioni e della sua personalità, può dare un nuovo significato al suo vissuto e ai suoi comportamenti, può aiutarla ad incrementare il senso di autostima migliorando la considerazione che ha di se stessa e potenziando tutte le sue risorse.
La invito a rifletterci, lei è molto giovane e può ancora cambiare le cose per trovare equilibrio e serenità.
Resto a disposizione, anche online, qualora ne avesse bisogno.
Un caro saluto,
Dott.ssa Ilaria Tempesta

Dott.ssa Ilaria Tempesta Psicologo a Roma

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28 LUG 2023

Cara Eleonora,

grazie del coraggio che hai avuto nel condividere parte dei tuoi vissuti di sofferenza; quali sono pero' le tue risorse e i tuoi punti di forza? Sarebbe fondamentale che, grazie a un percorso di sostegno psicologico, tu cominciassi finalmente a vederle.
Altrimenti il rischio della profezia che si autoavvera in negativo e' dietro l'angolo, in quanto tu stessa anche se inconsapevolmente, rischi di rafforzare i giudizi che ti autoattribuisci a causa dei vissuti di esclusione di cui sei stata oggetto.
Sono a tua disposizione, anche online, per cominciare a intraprendere un viaggio di rinnovata consapevolezza, autostima e assertivita' relazionale, anche online.

Dott.ssa Orefice Francesca

Dott.ssa Francesca Orefice Psicologo a Bologna

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